Da ITALIA OGGI del 20/12/2017, riprendiamo a pag.10, con il titolo "Laboratorio israeliano licenzia 14 mila persone" la cronaca di Ettore Bianchi.
Teva è una delle industrie farmaceutiche specializzata nei derivati più grande del mondo, presente anche in Italia. Auguri affinchè possa superare questa crisi quanto prima.
L’industria israeliana, leader mondiale nella produzione di farmaci generici, taglierà 14 mila posti, pari al 25% dell'organico, nei prossimi due anni, per comprimere i costi e riguadagnare la fiducia degli investitori. Una decisione dolorosa, di sopravvivenza per Teva che è in grande difficoltà dopo la disastrosa acquisizione di Actavis negli Stati Uniti e coinvolta in un caso di corruzione. L'annuncio della ristrutturazione ha prodotto un balzo del 10,2% del titolo Teva, giovedì scorso alla borsa di New York. Il piano del nuovo patron di Teva, Schultz, manager danese chiamato in soccorso a settembre (il sesto in cinque anni) lascia a secco gli azionisti che non riceveranno alcun dividendo per il 2017, anno nero che si chiuderà con una perdita di circa 3,5 miliardi di euro. Ma sono i dipendenti a pagare il prezzo più alto con 14 mila licenziamenti, a partire da gennaio 2018. Di questi, 1.750 in Israele. Inoltre, Schultz prevede di chiudere o vendere un numero significativo di siti di produzione e ricerca in tutto il mondo. Infine, niente bonus ai dipendenti che resteranno in azienda.
Con queste misure draconiane Schultz spera di risparmiare 3 miliardi di dollari l'anno (2,5 mld di euro), pari a circa il 19%, entro fine 2019. Tagliando i costi fissi, Schultz vuole assicurarsi che l'azienda possa onorare tutti i suoi impegni finanziari. Ma al di là di queste misure di emergenza, resta da capire la strategia di crescita: Teva deve scommettere tutto sulle copie dei farmaci che hanno perso il brevetto, ma come può crescere e guadagnare con i generici in un mercato in cui un pugno di grandi attori impone prezzi sempre più bassi?
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