Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/12/2017, a pag.II, con il titolo "Di Lutero oggi non si sa che farsene", l'analisi tratta dal New York Times.
Sono note le posizioni violentemente antisemite del padre della Riforma protestante. "Degli ebrei e delle loro menzogne", un infamante libello scritto da Lutero, è uno dei testi di base dell'antisemitismo in Europa: non a caso ad esso e al suo autore Adolf Hitler guardava con ammirazione. Le idee di Lutero furono interamente copiate dai nazisti: "Distruggete tutti i loro libri, bruciate le loro sinagoghe!": questo un florilegio delle idee di Lutero in Germania. L'antisemitismo della Chiesa cattolica quasi scompare di fronte all'antisemitismo di Martin Lutero.
Ecco l'articolo:
Del cinquecentesimo anniversario della Riforma protestante, il mondo occidentale non sa che farsene” ha tuonato sul New York Times il giornalista cattolico Ross Douthat. “Dal punto di vista del liberalismo ufficiale, gran parte dei padri riformatori erano dei fondamentalisti bigotti, a volte persino peggiori dei cattolici cui si opponevano. Quindi, affinché le ribellioni luterane e calviniste siano degne di essere ricordate, dev’essere per le loro finalità secolarizzanti: la liberazione dell’individuo dalle catene dell’autorità religiosa, il fiorire della ricerca scientifica e del capitalismo, la laicizzazione della politica e infine il trionfo del liberalismo. Al centro di questa propaganda campeggia una semplice storia sull’autorità e sull’individuo. Prima di tutto, secondo la storia, il protestantesimo sostituì l’autorità della chiesa con l’autorità della Bibbia. Poi, quando divenne ovvio che nessuno riusciva a mettersi d’accordo su cosa fosse l’autorità della Bibbia, l’autorità della coscienza divenne preminente, e da lì si entrò naturalmente – pur con qualche resistenza sanguinaria da parte di alcune fazioni reazionarie – nell’epoca della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Il problema con questa storia è che come tutte le forme di propaganda cancella alcuni concetti selettivamente, e tratta l’esperienza di alcuni fortunati gruppi come unità di misura di una realtà molto più complessa.
La Riforma e le sue guerre hanno certamente diminuito l’autorità religiosa, hanno certo secolarizzato la politica e permesso ad alcune forme di individualismo di fiorire. Ma hanno anche rafforzato le nuove grandiose divinità del mondo moderno: l’imperante mercato e lo stato centralizzatore (da cui poi, paradossalmente, sono state sfruttate e bistrattate). Il liberalismo laico paga sicuramente un implicito tributo alla possibilità di un rinascimento cristiano, il desiderio di cui sta oggi tornando in auge, in parte come risposta agli orrori a cui la politica laica ci ha portato nell’ultimo secolo. Perché, in fondo, che cosa sono tutte queste nostre istituzioni pan-nazionali, dalle Nazioni unite all’Unione europea, tutto questo fiorire di ong, se non un tentativo di ricreare quel tipo di potere ecclesiastico, una nuova forma di sovranità clericale fondata su idee più sottili, meno dogmatiche eppure essenzialmente metafisiche: il valore della dignità umana e dei diritti umani? Il mondo moderno offre molti doni, e il fatto che i cattolici e i protestanti oggi vivano insieme senza spargimenti di sangue è certamente uno di questi. Ma credere che questa divisione fosse necessaria per ottenere un finale di storia felice, laico e liberale è come credere di sapere come la storia andrà finire, anche se questa stessa storia ci ha già dato innumerevoli forme di tirannia come di grandi libertà, e il prezzo di questo esperimento moderno è stato pagato con milioni di morti di cui nessuno si ricorderà mai”.
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