Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi,17/12/2017, a pag.58, con il titolo "L'altra cucina" la cronaca di Roberta Salvadori.

Se la Shakshuka la si mangia in Israele, la ricetta non è quella suggerita da Roberta Salvadori. Ovviamente dipende in quale ristorante la si mangia, un po' come la pizza, che ha infinite variazioni.
La ricetta tradizionale, per farla breve, è la seguente: la cipolla, a differenza di quanto scrive Salvadori, deve essere una presenza atta soltanto a insaporire, lo stesso dicasi per il peperone. La base poi, è composta al 70% da pomodori in tocchi. L'aglio è facoltativo, così come il pepe. Le uova possono benissimo cuocere nella stessa pentola. Che l'origine sia tunisina e algerina è tutto da dimostrare, manca marocchina, infatti in Marocco non viene servita in nessun ristorante.
Ecco il pezzo:
Per semplificare si può dire che la shakshuka è un piatto di uova, cotte in una peperonata piccante, originario di Tunisia e Algeria, arrivato sulle tavole ebraiche durante l'Impero Ottomano. L'ideale sarebbe usare un padellino singolo per ogni commensale, ma non è obbligatorio. La ricetta è più o meno questa (ma le variabili domestiche possono essere tante): si rosolano in olio aglio, cipolla tritata e peperoncino. Vi si fa saltare del peperone fresco a pezzetti poi si aggiungono abbondanti pomodori maturi spezzettati freschi o pelati in scatola e un po' di concentrato di pomodoro, sale e pepe. Si lascia cuocere una decina di minuti e poi vi si versano delicatamente per non romperle, le uova sgusciate. Lasciare cuocere il chiaro d'uovo finché si rapprende. Ma il tuorlo deve restare morbido. Cospargere di prezzemolo tritato e subito in tavola. Variante vegana: tofu al posto dell'uovo.
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