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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
14.12.2017 Paesi islamici divisi, ma per OR è fronte comune contro Gerusalemme
Faziosità e omissioni nella abituale velina arabo-islamica

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 14 dicembre 2017
Pagina: 1
Autore: La redazione dell'Osservatore Romano
Titolo: «I paesi islamici uniti su Gerusalemme»

Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 14/12/2017, a pag. 1, l'articolo "I paesi islamici uniti su Gerusalemme".

OR pubblica oggi una delle abituali  veline arabo-islamiche sulla reazione dei Paesi arabi alle parole di Donald Trump, che vengono a certificare una realtà che esiste dal 1948: ovvero che Gerusalemme, e solo Gerusalemme, è la capitale di Israele. OR scrive di "fronte arabo unito" contro Israele dopo le parole di Trump, ma "dimentica" che esistono atteggiamenti molto diversi tra Paesi arabi e islamici. Unendoli tutti però sotto un medesimo obiettivo, racconta una realtà che non esiste.

Ecco l'articolo:

Immagine correlata
La bandiera di OCI, "Organizzazione per la Cooperazione Islamica"
(manca la testata del quotidiano vaticano)

I principali esponenti dei paesi islamici sono oggi a Istanbul, in Turchia, per una riunione di emergenza dell'Organizzazione della cooperazione islamica (Oci) incentrata sulla recente decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme quale capitale di Israele. Aprendo i lavori del vertice, il ministro degli esteri turco, Mevlüt Çavuoglu, ha lanciato un appello alla mobilitazione generale dei paesi membri. «Il mondo deve riconoscere Gerusalemme est quale capitale dello stato palestinese» ha detto Çavuoglu di fronte ai capi di stato e di governo di 57 paesi. «Dobbiamo tutti batterci perché ciò avvenga». La decisione di Washington «per noi è nulla». Prendendo la parola subito dopo Çavuoglu, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ribadito che la decisione statunitense «non è valida» e ha chiesto anche lui di «riconoscere Gerusalemme est come capitale della Palestina». Erdogan non ha poi risparmiato dure critiche nei confronti di Israele. Ieri sera, alla vigilia del vertice, il presidente turco ha incontrato il suo omologo palestinese, Mahmoud Abbas. Il colloquio, a porte chiuse, è durato circa un ora. Inoltre, al palazzo di Vetro di New York i rappresentanti di diversi paesi arabi hanno presentato una proposta di risoluzione per condannare la decisione del presidente Trump. Anche il presidente iraniano, Hassan Rohani, è giunto a Istanbul per prendere parte al vertice dell'Oci. In alcune dichiarazioni ai giornalisti poco prima di partire per la Turchia, Rohani ha condannato in modo totale la decisione statunitense e lanciato un appello per l'unità del mondo islamico.

 

 Immagine correlata
Erdogan

«Al vertice di Istanbul diremo che la questione di Gerusalemme riguarda l'intero mondo dell'islam. Oggi l'unità e la solidarietà sono l'unica via per noi. Allo stesso tempo dobbiamo opporci contro la decisione sbagliata degli Stati Uniti e condannarla dicendo che questo non è possibile e che se gli americani vogliono fare così la nostra regione affronterà una grande catastrofe», ha affermato Rohani. «Questo incidente [la decisione di Trump] ha avuto anche un aspetto positivo per il mondo dell'islam perché tutti i musulmani hanno gridato insieme e hanno mostrato la loro unità. Hanno detto a tutti che il problema della Palestina è sempre stato il primo problema per tutti i paesi islamici e non solo. Hanno detto a tutti che non avrebbero dimenticato la Palestina» ha proseguito Rohani. Nel frattempo, la Giordania — uno dei pochi paesi della regione, insieme a Egitto e Turchia, che ha relazioni diplomatiche con Israele — ha deciso di rivedere gli accordi di pace con lo stato ebraico siglati nel 1994. Ieri la commissione giuridica del parlamento di Amman ha dato il via alla revisione di tutti gli accordi siglati. Come riporta la stampa locale, il capo della commissione giuridica del parlamento, Husayn Al aysi, ha fatto sapere che la commissione «comincerà con l'evidenziare i vari tipi di violazioni commesse da Israele a questi accordi per poi preparare un rapporto globale». Al Qaysi ha precisato che il risultato di questa revisione sarà poi «sottoposto al parlamento perché decida nel merito» e in seguito «saranno interpellate le organizzazioni e le istituzioni a livello internazionale per metterle al corrente di queste violazioni». Sul terreno, al confine tra Israele e la striscia di Gaza la situazione resta critica. In risposta al razzo lanciato ieri sera da Gaza verso il sud di Israele, l'aviazione dello stato ebraico ha colpito nella notte una postazione di Hamas nel sud della striscia. Lo ha riferito il portavoce militare israeliano. Secondo l'agenzia palestinese Maan ci sono stati tre feriti. Da segnalare, inoltre, che le forze armate israeliane hanno arrestato questa mattina un alto dirigente di Hamas in Cisgiordania. A riferirlo è l'agenzia di stampa turca Anadolu, secondo la quale l'arrestato è Hasan Yousef, fermato in casa sua nella città di Ramallah, nei Territori in Cisgiordania.

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