Che cosa significa il rifiuto della dichiarazione di Trump
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
a destra: Sebastiano Cardi,
ambasciatore italiano all'Onu
Cari amici,
vi ricordate la favola dei “vestiti nuovi dell’imperatore”?
La scrisse Hans Christian Andersen nel 1837. E’ la storia di un sovrano e della sua corte che si fanno ingannare da finti sarti che dicono di aver preparato per il sovrano delle sontuosissime vesti nuove, che solo i mascalzoni non potranno vedere e che tutti i cortigiani dunque, proprio perché in realtà sanno di essere dei mascalzoni, pretendono di ammirare; e di un bambino che riconosce l’evidenza: i vestiti non ci sono, l’imperatore è nudo.
E’ questa la storia che continua a venirmi in mente da quando alcuni giorni fa Trump ha “riconosciuto” che Gerusalemme è la capitale di Israele.
Lui è il bambino che vede quel che tutti hanno sempre avuto di fronte. Gerusalemme è la capitale di Israele in pratica e per legge della Knesset, da poco meno di settant’anni. Generazioni di diplomatici di tutti i paesi, di presidenti americani, di papi, di segretari dell’Onu (e di comuni cittadini) hanno sempre saputo che a Gerusalemme hanno sede i ministeri, il parlamento, la corte suprema, la sede del presidente della repubblica e del primo ministro.
Quando Sadat è venuto a parlare alla Knesset, quando i potenti del mondo si sono trovati per i funerali di Peres, quando i diplomatici hanno presentato le loro credenziali al presidente di turno, quando Trump stesso ha visitato, oltre che i luoghi della rappresentanza politica, Yad Vashem e il Kotel – sono venuti tutti qui, latitudine 31°47′N, longitudine 35°13′E , altezza 754 metri sul livello del mare.
Nessuno si sogna di cambiare questa situazione. Gerusalemme è capitale di Israele come Berlino della Germania e Roma dell’Italia: entrambi luoghi dove la capitale è stata trasferita (a Berlino da Bonn nel 1990 “dopo una decisione del parlamento presa con una maggioranza molto esigua” ( http://www.viaggio-in-germania.de/bonn.html ); a Roma da Firenze nel 1871).
Trump ha dunque rIconosciuto un fatto che tutti conoscono ma si rifiutano di ammettere. Gli stupidi, dice un proverbio cinese, sono quelli che quando un dito indica la luna guardano il dito.
Bisogna ammettere dunque non che Trump è stato infantile (solo degli autentici imbecilli invidiosi, che peraltro abbondano nella stampa, nel web e fra gli aspiranti commissari tecnici della nazionale che per distrarsi parlano di politica estera sul web possono pensare che il presidente americano sia sciocco, magari basandosi sulla sua pettinatura); ma bisogna ammettere che coloro che si sono molto preoccupati per le “conseguenze”, per i “tempi”, per l’”opportunità” dell' annuncio sono nella migliore delle ipotesi stupidi secondo il proverbio cinese o mascalzoni secondo la favola danese.
sono loro ad aver ordinato all'ambasciatore Onu
Sebastiano Cardi di votare contro Trump e Israele?
Continueremo a chiederlo
Più banalmente sono degli antisemiti (anche ebrei antisemiti, la descrizione purtroppo, nonostante l’ossimoro che contiene, coglie una realtà purtroppo diffusa, del tutto maggioritaria nell’estrema sinistra israeliana e assai diffusa anche fra i reform e i conservative americani). O dei furbetti che pensano di attirarsi la benevolenza dei terroristi assentendo alle loro pretese deliranti.
Purtroppo di questa categoria di politici che essendosi più volte recati a Gerusalemme per trovarvi le istituzioni dello stato israeliano fa parte l’intera politica europea, compreso il trio Renzi, Gentiloni, Alfano (cui bisogna aggiungere come esecutore materiale Sebastiano Cardi, ambasciatore italiano all’Onu).
Dopo aver definito (Renzi) nell’ottobre 2016 “allucinante” la risoluzione dell’Unesco che negava il legame del popolo ebraico con la città (http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2016/10/21/unesco-renzi-allucinante-stop-a-queste-posizioni-_d41a6323-3353-45db-b4fe-b4069f517530.html ) e aver promesso di non rifarlo più (“Ho chiesto espressamente ieri ai nostri di smetterla con queste posizioni. Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele. Se c'è da rompere su questo l'unità europea che si rompa".)
L’Italia c’è completamente ricascata, sia votando in sede di assemblea dell’Onu delle risoluzioni perfettamente analoghe a quelle dell’Unesco (trovate i riferimenti qui: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=68499 ), sia co-firmando come membro pro tempore del Consiglio di Sicurezza dell’Onu la lettera francese che condannava la mossa di Trump. Non è vero che il re è nudo, in sostanza vi si dice, non si può dire che la capitale di Israele sia Gerusalemme; i vestiti del re usciranno da una discussione fra cortigiani e finti sarti, il carattere di Gerusalemme sarà deciso da una trattativa fra le parti.
Intanto noi continuiamo a votare, tanto per non essere parziali, mozioni che in sostanza dicono che Gerusalemme è araba e i vestiti dell’imperatore sono bellissimi. La stessa cosa, per iniziativa di quella disgrazia italiana che si chiama Federica Mogherini, tifosa fin da giovane di Arafat e delle sue arti sartoriali, stava accadendo all’Unione Europea, se non si fosse opposto il governo ungherese, guarda un po’, proprio quel governo ungherese che per essersi opposto all’influenza politica di Soros sul paese danubiano è stato solennemente condannato dai cortigiani europei come “antisemita”.
Bene, abbiamo chiesto molte volte spiegazioni a Renzi, Gentiloni, Alfano e anche al renziano di ferro nella comunità ebraica, l’on. Fiano. Non abbiamo avuto risposta. Io personalmente credo che questi atteggiamenti internazionali del governo italiano siano buone ragioni per non votare per le forze politiche che lo sostengono, anche se a quanto pare sono state costrette a rinunciare all’infausto progetto sullo Ius soli.
A favore di Israele hanno parlato Berlusconi e con molto coraggio anche Salvini (sì, quel Salvini criminalizzato più o meno dagli stessi che criminalizzano Trump). Credo che al momento opportuno bisognerà ricordare che i primi ministri davvero amici di Israele nella storia della Repubblica sono stati solo due, Spadolini e Berlusconi, e che Renzi purtroppo su questo tema non è coerente o non ha la forza di vincere l’instancabile tendenza della politica internazionale italiana al filoarabismo, all’amicizia con i terroristi e i loro sostenitori.
Vorrei aggiungere un’ultima cosa: Trump non ha specificato che territorio e che confini intendesse per Gerusalemme. Ma la pratica costante delle diplomazie americana ed europea non consiste solo nell’attribuire all’inesistente stato palestinese gli spazi al di là delle linee armistiziali del ‘49 e dunque anche la città vecchia di Gerusalemme e i suoi quartieri “orientali”; ciò che americani hanno negato ed europei continuano a negare è l’insediamento delle ambasciate anche al di qua della stessa linea.
Non contestano dunque solo il risultato della guerra dei Sei Giorni (1967) ma anche della guerra di indipendenza (1949). Il rifiuto di portare le ambasciate a Gerusalemme è anche la messa in dubbio dello stato di Israele nei suoi confini più antichi.
I cortigiani dell’imperatore non stanno tenendosi spazio per eventuali trattative (che peraltro non ci sono davvero da molti anni e non sembrano destinate a riprendere in tempi prevedibili): stanno riservandosi di dire al momento giusto che Israele è illegale e che i terroristi hanno diritto di eliminarlo.
Trump, con la sua affermazione della realtà, mette un inciampo a questa possibile nuova collaborazione fra il mondo e un genocidio degli ebrei, come accadde già ad Evian nel 1938, quando gli stati del mondo dettero in pratica via libera a Hitler per iniziare la Shoà. Può essere antipatico dirlo, ma è scortese anche spiegare a un imperatore che è nudo.
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