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Ugo Volli
Cartoline
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La vita non è facile per i poveri terroristi 06/12/2017
La vita non è facile per i poveri terroristi
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

si chiama “lawfare”, un neologismo inglese composto da “law"; legge e “warfare”, guerra, e cioè è una forma di guerra asimmetrica, consistente nell'usare il sistema legale contro un nemico, ad esempio danneggiandolo o delegittimandolo, con l’effetto di legarne le mani e di ottenere una vittoria nelle pubbliche relazioni “. Una definizione più sintetica ma altrettanto efficace è quella del suo inventore, il generale americano Charles J. Dunlap Jr.:"l'uso della legge come arma di guerra" (https://en.wikipedia.org/wiki/Lawfare).

Israele è oggetto di Lawfare ormai da molto tempo; o meglio, di minacce di lawfare: quante volte avete sentito minacciare di fare arrestare per crimini di guerra politici e militari israeliani con denunce in Spagna, Gran Bretagna, Svizzera? Hanno preso di mira anche la povera Tzipi Livni, icona pacifista che al tempo delle ultime operazioni a Gaza era ministro degli esteri, che non è propriamente un ruolo che permette di comandare le operazioni militari. Ma non importa: il colpevole, o meglio ancora, chi si intende presentare come colpevole è Israele e il popolo ebraico, entrambi responsabili di essere in vita nonostante i desideri di Hitler, Arafat, Khomeini e loro successori. Dunque chiunque abbia avuto responsabilità di guidare lo stato e il popolo è colpevole per definizione e deve solo essere processato.

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Ma è una tattica che si va estendendo anche alla politica che dovrebbe essere normale: non è stato Berlusconi oggetto di una vera e propria lawfare da parte di procure, giornali, avversari politici? E non lo è da un anno Trump, colpevole anche lui di esistere e di aver vinto le elezioni che la cupola della politica americana e i suoi media dedicavano “sicuramente” alla Clinton? A proposito di Trump, nonostante quel che raccontano i nostri media, la lawfare contro di lui non va così bene: la corte suprema per la seconda volta e con ampia maggioranza ha approvato la sua legge che limita l’immigrazione da paesi santuario del terrorismo, svergognando di nuovo quei giudici che per ragioni di bassa politica avevano violato la separazione dei poteri (http://www.ilgiornale.it/news/mondo/usa-libera-muslim-ban-unaltra-vittoria-trump-1470644.html). E anche l’inchiesta del procuratore speciale, che procede con atti di forza contro i suoi collaboratori mostra più elementi di debolezza che di forza, secondo il parere di una dei più famosi avvocati americani Alan M. Dershowitz (https://www.gatestoneinstitute.org/11488/why-did-flynn-lie-and-why-did-mueller-charge-him).

Ma quel che voglio raccontarvi oggi è un clamoroso fallimento della lawfare contro Israele, avvenuto nei giorni scorsi e di cui come al solito i giornali italiani non hanno parlato quasi. Vi ricordate certamente la flottiglia filo-terrorista che cercò nel 2010 di forzare il blocco israeliana di Gaza, peraltro giudicato legittimo dall’Onu, ricordatelo a tutti quelli che blaterano di assedio illegale (https://www.theguardian.com/world/2011/sep/01/un-investigation-backs-israel-blockade-gaza). Fra le navi e la barche del gruppo ce n’era una, la Mavi Marmara, che conteneva un gruppo organizzato di terroristi che poi aderirono all’Isis e che allora fecero violenta resistenza al gruppo di soldati che erano arrivati a bordo della nave per prenderne il possesso secondo le leggi internazionali, il che di per sé è un reato e non accadde mai in tutti gli altri casi analoghi. Per salvare la vita di questa pattuglia di soldati catturati dai terroristi, la Marina Israeliana fu costretta a usare le armi da fuoco e ne uccise una decina (http://www.jpost.com/Israel/Nine-dead-in-Vicious-conflict-aboard-Mavi-Marmara). Un’inchiesta dell’Onu dopo i fatti diede ragione a Israele (non solo legittimo era il blocco, ma anche le ispezioni e l’uso della forza per vincere la resistenza alla sua applicazione: http://www.un.org/News/dh/infocus/middle_east/Gaza_Flotilla_Panel_Report.pdf). Tant’è vero che fra Israele e Turchia, stato di armamento della Mavi Marmara, dopo qualche anno di tira e molla politico dovuto soprattutto al carattere, diciamo, un po’ particolare e alle ambizioni di rappresentanza islamica che segnano la figura di Erdogan), si venne a un accordo di compensazione economica che annullò le inchieste contro i militari israeliani (https://www.timesofisrael.com/turkey-prosecutor-calls-to-drop-gaza-flotilla-case-against-israelis/).

Ma i palestinisti non si rassegnarono e citarono Israele davanti alla corte penale internazionale per aver commesso in quella occasione “crimini di guerra”. Ed ecco la notizia. Tre giorni fa il procuratore generale di quella corte, Fatou Bensouda, che pure non è affatto un osso facile, essendo colei che ha chiesto di recente indagini su Gran Bretagna e Stati Uniti, ha fatto condannare Milosevic eccetera, ha deciso definitivamente, superate le istanze contrarie degli avvocati di parte civile, che il processo non si può neanche aprire perché non c’entra niente con le regole e i limiti della corte penale internazionale (http://www.jpost.com/Israel-News/ICC-Prosecutor-shuts-door-permanently-on-Mavi-Marmara-war-crimes-probe-515701).

Bella botta per la lawfare: al mondo non ci sono solo l’assemblea generale dell’Onu (a proposito, qualcuno ha notizie di spiegazioni da parte di Renzi Gentiloni Alfano, dei numerosi voti antisemiti dell’Italia? Se ce l’ha per favore mi scrive la notizia? Se non ce l’ha per favore scrive a questi signori o almeno all’attivissimo deputato Lele Fiano - fiano_e@camera.it - per chiedere spiegazioni?). Non c’è solo l’Unione Europea, non c’è solo l’Unesco o altri complici. Ci sono anche tribunali veri, che per ovvie ragioni sono più parti a condannare i terroristi che le loro vittime (https://www.nytimes.com/2015/02/24/nyregion/damages-awarded-in-terror-case-against-palestinian-groups.html, https://www.lexology.com/library/detail.aspx?g=e6871cc8-4de6-4281-b190-18f2210f7e63). E c’è il Congresso degli Stati Uniti, molto più attento a queste cose del parlamento europeo e di quello italiano, che si appresta a far passare una legge che annulla i finanziamenti all’Autorità Palestinese se essa continuerà a usarli per dare stipendi ai terroristi catturati o neutralizzati e alle loro famiglie (la cosiddetta politica pay-to-slay, pagare-per-scannare): https://www.algemeiner.com/2017/12/04/house-of-representatives-set-for-tuesday-vote-on-taylor-force-act-targeting-palestinian-authoritys-pay-to-slay-policy/. Insomma la vita non è facile per i poveri terroristi e i palestinisti piangono. Per fortuna.

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http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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