Che fa la Russia?
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
A destra: Vladimir Putin con Hassan Rohani
Cari amici,
è da un po’ di tempo venuto di moda dire che Putin ha vinto la guerra in Siria ed è il nuovo padrone del Medio Oriente. Naturalmente al fianco dell’Iran, di Assad e delle altre marionette degli ayatollah, tanto che qualcuno ha detto che il vero nemico di Israele oggi è la Russia (http://www.israelhayom.com/2017/11/17/israels-actual-enemy-is-russia/). Certamente è interesse dei politici e diplomatici russi accreditare questo modo di vedere, atteggiarsi a coloro che possono decidere impunemente che l’Iran ha diritto di colonizzare la Siria e di minacciare Israele con le proprie truppe proprio accanto al confine (http://www.israelhayom.com/2017/11/15/russia-iranian-presence-near-syria-israel-border-legitimate/). Anche se poi la Siria ha dovuto avanzare la proposta di una zona smilitarizzata sul confine con Israele he arriva quasi fino a comprendere Damasco.
E’ chiaro che avere l’Iran alle porte per Israele sarebbe un pericolo mortale per Israele, che l’Iran continua a minacciare (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/The-danger-of-Iran-on-a-collision-course-with-Israel-over-Syria-507796). E' chiaro che definire antisraeliana la strategia imperialista dell'Iran, anche se in realtà il suo interesse più immediato è il dominio del petrolio e delle rotte del Golfo persico e dunque la sottomissione di Arabia ed Emirati, è una mossa propagandistica essenziale. O almeno lo era, perché sembrerebbe da vari sintomi che i paesi minacciati dall'aggressione sciita stiano abbastanza velocemente rivedendo le loro posizioni anche in pubblico. Fra la protezione di ambigui terroristi spesso collusi con l'Iran e la cura dei propri interessi, i principali dirigenti arabi hanno pochi dubbi. Infatti incominciano a venir fuori possibili piani di pace sauditi assai diversi dalle pretese dei palestinisti (https://www.nytimes.com/2017/12/03/world/middleeast/palestinian-saudi-peace-plan.html) ci sono studiosi arabi che incominciano a scoprire che Israele è uno stato legittimo (http://www.jpost.com/Arab-Israeli-Conflict/Watch-Kuwaiti-writer-says-Israel-is-a-legitimate-state-not-an-occupier-514993), si continua a parlare di scambi di informazioni e collaborazione militare fra Israele e l'Arabia, come ha appena fatto il capo della CIA Pompeo (http://www.jpost.com/Israel-News/CIA-chief-Pompeo-Saudis-more-willing-to-share-intelligence-with-Israel-515860). Cose impensabili fino a tre o quattro anni fa, che adesso invece cominciano ad essere normali.
In rosso i Paesi dominati del tutto o in parte da forti milizie filo-iraniane
Ma torniamo alla Russia. Pur vincitore in Siria, è chiaro che Putin ha una fretta indemoniata di incassare la posta e mandar via le sue forze dal teatro di guerra, anche se non è affatto certo che sia stabilizzato: possibilmente entro le elezioni russe di marzo (http://www.lastampa.it/2017/12/04/esteri/la-fretta-di-putin-sulla-siria-serve-subito-unexit-strategy-Y6w6ooMUQsDgbgvTUC9qPJ/pagina.html). La ragione è semplice: la Russia è debole, molto più debole di quel che di solito si pensa: "Per citare il colonnello dello stato maggiore generale in pensione Mikhail Khodarenok: "Abbiamo 200 aerei da guerra mentre la NATO ne ha 3.800, abbiamo 1 600 veicoli corazzati e veicoli di trasporto truppe corazzati mentre la NATO ne ha oltre 20.000 e la situazione è simile in tutti gli altri domini. Nell'arena navale il quadro è in effetti simile: gli Stati Uniti hanno 19 portaerei, 10 delle quali sono supercarrier a propulsione nucleare di classe Nimitz, mentre la Russia ha una vecchia nave che vomita fumo, l'Ammiraglio Kuznetsov. Una volta che i russi emergeranno dal loro mondo di finzione, saranno costretti a riconoscere l'amara realtà: che la Russia non ha il potere di imporre alcuna soluzione in Siria e che la Turchia e l'Iran non sono alleati ma rivali quando si tratta del futuro della Siria.” (https://www.memri.org/reports/putins-syria-illusion-healing-historical-wounds-resetting-course-history). Ma naturalmente Putin è molto spregiudicato e non è circondato da un’Amministrazione che ragiona ancora sulle vecchie chimere obamiane. Forse questi fatti spiegano più di tante chiacchiere complottiste il rapporto molto complicato, ruvido ma rispettoso, che Netanyahu ha costruito con Putin.
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