Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 04/12/2017, a pag. 13, con il titolo "Se una marcia contro i corrotti mette alle strette Netanyahu" il commento di Antonello Guerrera; la breve "Le lacrime dei commilitoni per il giovane sergente Ron".
Antonello Guerrera riprende tre accuse contro Benjamin Netanyahu ormai vecchie e da tempo smontate e scrive di una grande manifestazione contro la presunta corruzione del primo ministro. Le tre accuse sono le seguenti:
- Regali che Netanyahu avrebbe ricevuto da alcuni uomini d'affari.
- Contatti di Netanyahu con Arnon Mozes, proprietario di Yedioth Aharonoth, il più diffuso giornale israeliano.
- Presunte tangenti che avrebbero favorito l'acquisto di una partita di sottomarini di fabbricazione tedesca.
In tutti e tre i casi non è emerso nulla di concreto, ma solo generiche accuse, che però Guerrera riporta con enfasi. Di conseguenza scrive un articolo fumoso, una brodaglia indistinta in cui traspare ostilità verso il premier d'Israele.
Nella stessa pagina Repubblica pubblica una breve sull'assassinio del giovane soldato israeliano Ron Yitzhak Kukia, vittima di un attentato terroristico. Il quotidiano omette di scrivere che si è trattato di un attentato e descrive la morte del soldato senza spiegare da chi è stato colpito e in quali circostanze.
Ecco gli articoli:
Antonello Guerrera: "Se una marcia contro i corrotti mette alle strette Netanyahu"
Antonello Guerrera
Benjamin Netanyahu
In migliaia a una delle più grandi proteste degli ultimi anni. Tre inchieste imbarazzano il premier, costretto a fare un passo indietro Di che cosa stiamo parlando Benjamin Netanyahu, 68 anni, leader del partito di centrodestra Likud, è premier israeliano dal 31 marzo 2009. Negli ultimi tempi, è stato coinvolto in diverse inchieste giudiziarie per le quali potrebbe essere presto incriminato per reati come corruzione e abuso di ufficio. Sabato scorso, a Tel Aviv, c’è stata una grande manifestazione contro di lui e contro la corruzione in Israele dopo un controverso disegno di legge che, secondo gli oppositori, “imbavaglierebbe” la stampa ROMA L’idea è di ripetere questa “marcia della vergogna” ogni sabato. «Basta corruzione, Netanyahu se ne vada, siamo stanchi», hanno urlato l’altro ieri decine di migliaia di persone a Tel Aviv, in una delle più grandi manifestazioni popolari degli ultimi anni in Israele. La rabbia sta prendendo corpo anche nello Stato ebraico e l’obiettivo numero uno è “Bibi”, il premier Benjamin Netanyahu, coinvolto in tre inchieste che potrebbero incriminarlo per corruzione e abuso di ufficio.
La manifestazione anti corruzione di sabato al Rothschild Boulevard, nella zona dove quasi 70 anni fa venne firmata la dichiarazione di indipendenza di Israele, potrebbe essere presto ripetuta perché ha ottenuto un grande risultato: ieri Netanyahu è stato costretto a scrivere su Facebook che l’ultimo controverso disegno di legge del governo, dovesse essere approvato, non sarà applicato al suo caso. Si tratta di una norma che imporrebbe alla polizia di non divulgare al pubblico le proprie conclusioni al termine delle indagini, incluse le richieste di incriminazione destinate alla procura. Una legge, secondo molti oppositori del premier, “bavaglio”, che censurerebbe le rivelazioni sulle inchieste che stanno braccando Netanyahu, e che ha dunque innescato la protesta. Sono tre i fascicoli che hanno toccato Bibi. Hanno nomi simili: Caso 1000, Caso 2000 e Caso 3000. La prima inchiesta si concentra su alcuni sospetti regali — gioielli, champagne, sigari — che il premier ha ricevuto da uomini di affari, tra cui Arnon Milchan, il produttore anche del film Pretty Woman. Per gli inquirenti possono nascondere favori segreti, per Netanyahu è solo una lunga amicizia. Il caso 2000 è ancora più complesso: in alcune trascrizioni telefoniche, il premier prometterebbe a Arnon Mozes, proprietario di Yedioth Ahronoth (uno dei principali giornali israeliani), di sfavorire il giornale rivale freepress Israel Hayom (molto vicino al premier e controllato dal miliardario Sheldon Adelson) in cambio di un trattamento più gentile negli articoli su di lui.
L’ultima inchiesta, invece, il Caso 3000, sfiora soltanto Netanyahu ma incombe minacciosa: l’acquisto di Israele di sottomarini tedeschi per 2 miliardi di dollari, secondo la procura, sarebbe stato inquinato da tangenti che hanno coinvolto il cugino e avvocato personale di Bibi, David Shimron, che avrebbe fatto lobby per conto di ThyssenKrupp ed è stato arrestato. L’opposizione da tempo chiede le dimissioni di Netanyahu, che però vuole resistere, anche se arrivasse l’incriminazione e nonostante questo sia uno dei momenti più duri e complicati della sua carriera politica. Anche in famiglia le cose non vanno meglio: sua moglie Sara è stata accusata di aver usato fondi pubblici per spese private, mentre l’ultima di suo figlio Yair, qualche mese fa, è stata postare su Facebook una vignetta di contenuto antisemita e complottista. Tempo prima aveva detto che «la sinistra è più pericolosa dei neonazisti». Eppure, nonostante tutto, in famiglia Bibi e Sara da anni considerano Yair il vero erede Netanyahu, dovesse il premier uscire di scena, prima o poi.
"Le lacrime dei commilitoni per il giovane sergente Ron"