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Il Foglio Rassegna Stampa
03.12.2017 Nicola Chiaromonte: un gigante della cultura del '900, è ora di conoscerlo
Massimo Teodori recensisce la biografia scritta da Cesare Panizza

Testata: Il Foglio
Data: 03 dicembre 2017
Pagina: 2
Autore: Massimo Teodori
Titolo: «Rileggere Nicola Chiaromonte per capire la nostra 'epoca di malafede»

Riprendiamo dal FOGLIO del 2,3/12/2017, a pag.2, con il titolo "Rileggere Nicola Chiaromonte per capire la nostra “epoca di malafede” (Donzelli Ed.) la recensione di Massimo Teodori

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Cesare Panizza                    Nicola Chiaromonte

Nicola Chiaromonte è uno degli intellettuali più interessanti del '900, ma anche il più dimenticato, come ricorda Massimo Teodori recensendone la biografia scritta da Cesare Panizza. Apparteneva a quello sparuto gruppo di intellettuali lontani dalla corte catto-comunista, come lo era dai cosidetti "indipendenti" che però flirtavano con il PCI, ottenendone non pochi vantaggi. Non Chiaromonte, grazie a lui e al suo gruppo di amici, nacque "Tempo Presente", una rivista sulla quale scrisse -come ricorda Teodori- l'intellighenzia liberale-progressista per contrastare il dominio imperante di quella comunista. Era nata grazie al finanziamento della CIA, un gesto illuminato in tempi difficili per chi non credeva e si opponeva alla 'dittatura del proletariato'.

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Massimo Teodori                             La copertna

Se si vuole dare un volto a un intellettuale del Novecento europeo e americano, radicalmente alieno da qualsiasi condizionamento politico, ideologico e culturale, si deve pensare a Nicola Chiaromonte, l’irrequieto filosofo che per l’intera esistenza ha perseguito l’esigenza etico-politica di fare chiarezza nella realtà oscura, sfuggente e lacerata dall’ambiguità.
Italiano ma cosmopolita di casa a Parigi e New York; laico e libertario ma compreso nella riflessione intorno al sacro, rivoluzionario civile ma implacabile avversario del comunismo e dei totalitarismi; cospiratore antifascista ma avverso alla violenza; dedicato ad obiettivi ideali ma nemico dell’engagement sartriano; curioso dell’esistenza in ogni suo aspetto ma ostile al pensiero sistematico; uomo solare del mediterraneo ma posseduto negli ultimi anni da un intenso rapporto emotivo con una suora americana.
Non stupisce dunque che il lucano (nato nel 1908), sia stato legato da empatia ai grandi intellettuali del suo tempo. Condivise con i Rosselli di Giustizia e Libertà l’esilio parigino dove fraternizzò con il libertario russo Andrea Caffi in un dialogo ininterrotto sul ruolo degli intellettuali protrattosi fino alla morte (1971).
Accolto negli Stati Uniti nel 1941 dai circoli di frontiera della sinistra libertaria guidati da Dwight MacDonald, Mary McCarthy e Hannah Arendt, divenne saggista di punta di autorevoli se pur minoritarie riviste come Partisan Review e Politics.
Stimato da Gaetano Salvemini, ne approvò la critica antisovietica fin dal Congresso internazionale degli scrittori antifascisti di Parigi del 1935.
Bombardiere della squadriglia aerea di Malraux nella guerra civile spagnola accanto ai socialisti libertari, conservò in seguito un rapporto con il ministro di De Gaulle. Giovane sodale di Albert Camus, condivise interamente la polemica antisartriana negli anni della Guerra fredda. Amico di George Orwell, fece dell’autore di Omaggio alla Catalogna il suo riferimento inglese.
Rientrato in Italia nel Dopoguerra, collaborò al Mondo, chiamato da Mario Pannunzio con cui aveva in comune l’apprezzamento per la lezione liberale sulla società di massa di Tocqueville.
Sostenne con fermezza l’esilio degli antistalinisti dell’est europeo, quindi criticò anche l’Unione sovietica post staliniana in dissenso da alcuni intellettuali azionisti come Piero Calamandrei e Norberto Bobbio.

A un personaggio così complesso, emarginato in vita e in morte nell’Italia culturalmente dominata dal conformismo antifascista di stampo filo-comunista, Cesare Panizza ha dedicato una biografia completa e dettagliata (“Nicola Chiaromonte. Una biografia”, Donzelli editore, 2017, 321 pagine, 29 euro) che ha il pregio di essere costruita sulle carte sue (depositate alla Yale University Library) e dei principali interlocutori. Ne risulta una ricerca che unisce l’attendibilità delle fonti con la finezza della interpretazione che non percorre mai i luoghi comuni.
Si tratta di un rilevante contributo alla storiografia non solo italiana che tuttora necessita, almeno per memoria, di riconsiderare l’effettivo ruolo svolto dalla sinistra antitotalitaria, laica, umanista, libertaria, un pezzo importante della storia dell’occidente liberale e socialista pur nella varietà delle personalità e dei movimenti a essa riconducibili.

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Il Dopoguerra di Chiaromonte è in gran parte segnato dal legame con i circoli che tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento hanno dato vita sulle due sponde dell’Atlantico al Congresso internazionale per la libertà della cultura e, in Italia, all’Associazione italiana per la libertà della cultura guidata con autonomia e autorevolezza da Ignazio Silone e dallo stesso Chiaromonte.
La “sua” rivista Tempo presente, fondata nel 1956 accanto alle consorelle della libertà della cultura (Preuves, Encounter, Das Forum, Cuadernos, Der Monat) rimane un esempio di cultura antitotalitaria non solo politica e di primato della coscienza individuale sulla ragion di Stato, a cui l’intellettuale lucano-parigino-newyorkese ha consegnato una visione del mondo simbolicamente rappresentata dal saggio Il tempo della malafede : “La nostra non è un’epoca di fede, ma neppure d’incredulità. E’ un’epoca di malafede, cioè di credenze mantenute a forza, in opposizione ad altre e, soprattutto, in mancanza di altre genuine”.


lettere@ilfoglio.it

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