Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/12/2017, a pag.15, con il titolo "Via gli americani. No, fuori l'Iran. Duello sulla Siria fra Lavrov e Al Jubeir" la cronaca di Francesca Paci sull'incontro romano fra il rappresentante russo e e quello saudita, ben istruito dal suo governo, che ridà lustro a una professione spesso troppo conformista e sotto tono. Bravo Al Jubeir! e complimenti a Francesca Paci per l'ottima cronaca.
Francesca Paci Lavrov/Jubeir: i diplomatici sorridono sempre...
Ecco il vero Iran
In attesa di sfidarsi il 14 giugno sul campo dei Mondiali, Russia e Arabia Saudita incrociano le spade a distanza sul palco di Med, dove, uno dopo l’altro, i ministri degli Esteri Lavrov e al Jubeir illustrano i rispettivi piani per la Siria che, al netto della condivisa guerra all’Isis, sono antitetici: il primo caldeggia l’uscita degli Usa dall’arena mentre il secondo vuole fuori l’Iran. Inizia Sergej Lavrov, diretto e tagliente: «Anche se sconfitto in Siria il terrorismo non scomparirà dalla regione perché è il risultato dell’interferenza esterna, di una specie di ingegneria geopolitica guidata dall’ossessione di rimuovere i dittatori in base a cui è stato cacciato Saddam, assassinato Gheddafi e si sarebbe voluto fare lo stesso in Siria». L’oggetto della sua invettiva è palese: «Diversamente dall’America siamo arrivati in Siria nel 2015 su richiesta del governo legittimo quando l’Isis incalzava Damasco, adesso che abbiamo vinto si deve lavorare, insieme, sulle zone di “deconfliction” affinché non si traducano in una divisione del Paese. Sebbene l’amministrazione Usa, a partire da Tillerson, abbia sempre detto che il suo unico obiettivo era la guerra all’Isis adesso ipotizza di dover restare più a lungo. No, dopo l’Isis tutte le forze non invitate devono lasciare la Siria». La partita à dura perché, nota il ministro britannico per il Medioriente Alistair Burt, «la sconfitta dell’Isis non crea nuovi problemi ma impone di affrontare i vecchi». Che nelle parole di Adel al Jubeir passano dalla questione israelo-palestinese ma soprattutto dalla Siria. Intervistato dal direttore de La Stampa Maurizio Molinari e dal presidente della Rai Monica Maggioni, il ministro degli Esteri saudita denuncia la minaccia dell’ingerenza esterna ma non si riferisce a quella americana: «L’Arabia Saudita ha creato una piattaforma di tutta l’opposizione siriana e sostiene tanto il processo di Ginevra quanto la risoluzione Onu sulla nuova Costituzione e le elezioni. A soffiare sul fuoco è l’Iran che ha un ruolo negativo in tutta la regione, in Siria come in Iraq e in Libano. È dal 1979 che Teheran cerca di esportare la rivoluzione sponsorizzando il terrorismo, ammazzando in mezzo mondo, attaccando oltre 12 ambasciate, sostenendo l’organizzazione terroristica di Hezbollah senza il cui disarmo il Libano non sarà mai pacificato». D’accordo, la guerra contro l’Isis ha compattato. Ma, insiste al Jubeir, fino a un certo punto: «L’Isis, come al Qaeda, sono stati facilitati dall’Iran. Dai documenti trovati nell’abitazione di Osama bin Laden è emerso come lui chiedesse consigli ai signori di Teheran. Bisogna farli smettere, devono pagare».
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