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La Repubblica Rassegna Stampa
01.12.2017 Corea del Nord: come fermare il dittatore pazzo
Commenti ambigui di Nicholas Kristof, Gianluca Di Feo

Testata: La Repubblica
Data: 01 dicembre 2017
Pagina: 21
Autore: Nicholas Kristof - Gianluca Di Feo
Titolo: «Una guerra da un milione di morti - L'arma di Kim sorprende gli analisti»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/12/2017, a pag. 21, con il titolo "Una guerra da un milione di morti", il commento di Nicholas Kristof; con il titolo "L'arma di Kim sorprende gli analisti" il commento di Gianluca Di Feo.

I due articoli di Repubblica sono ambigui. Quello di Nicholas Kristof  analizza bene la situazione e le responsabilità di Obama, ma termina sostenendo: "Proviamo quindi a parlare". In questo modo contraddice quanto scritto all'inizio sul pericolo di una Corea del Nord nucleare guidata da un dittatore pazzo. Il pezzo di Gianluca Di Feo, invece, riporta la "sorpresa" degli analisti. Ma non c'è nessuna sorpresa nelle attività della Corea del Nord, che da anni sono chiare.

Ecco gli articoli:

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Nicholas Kristof: "Una guerra da un milione di morti"

 

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Se c’è un messaggio, nel lancio da parte della Corea del Nord di un nuovo missile in grado di raggiungere qualsiasi punto nel territorio degli Stati Uniti, è che la strategia americana verso questo Paese sta fallendo e che la guerra potrebbe essere imminente. L’opinione pubblica americana è fin troppo favorevole alla possibilità di una guerra con la Corea del Nord, una guerra che potrebbe essere più sanguinosa di qualsiasi guerra americana a cui abbia assistito. Secondo una stima, solo nel primo giorno potrebbero morire 1 milione di persone. Il presidente Donald Trump ha dichiarato di essere pronto a «distruggere totalmente» la Corea del Nord. Il suo consigliere per la sicurezza nazionale, H.R. McMaster, dice che Trump «è disposto a fare quanto sia necessario» per impedire alla Corea del Nord di minacciare gli Stati Uniti. Una lezione dalla storia: quando un presidente e i suoi consiglieri dicono che stanno prendendo in considerazione una guerra, prendiamoli sul serio. Il problema è duplice.

Innanzitutto, l’obiettivo che gli Stati Uniti si propongono rispetto alla Corea del Nord - la completa denuclearizzazione - non è verosimile. Secondo, la nostra strategia di sanzioni economiche è inefficace contro un regime isolato che già in passato aveva accettato la morte per carestia di forse il 10% della sua popolazione. Insomma, abbiamo una strategia fallimentare per raggiungere un obiettivo senza speranza. Di questo problema non si può dare la colpa a Trump, che ha ragione a dire che le precedenti amministrazioni hanno rimandato ogni decisione. E ha anche ragione a dire che non rimangono più molte scelte. Alcuni analisti ritengono, col senno di poi, che sarebbe stato più opportuno per gli Stati Uniti attaccare i siti nucleari della Corea del Nord quando questa cominciò a mettere in atto il suo programma, verso la fine degli anni Ottanta. Già allora, tuttavia, la Corea del Nord era in grado di far piovere armi chimiche e biologiche su Seul.

I falchi affermano che questo continuo trattenersi da parte americana ha favorito l’impressione, in Corea del Nord, che gli Stati Uniti siano una tigre di carta, e francamente c’è qualcosa di vero. Temo che gli Stati Uniti e la Corea del Nord siano entrambi troppo sicuri di sé. Durante la mia recente visita in Corea del Nord, i funzionari hanno ripetutamente affermato che con i loro bunker e i loro tunnel, e con la loro capacità di contrattaccare, non solo potrebbero sopravvivere a una guerra nucleare con gli Stati Uniti, ma addirittura la vincerebbero. A Washington c’è a volte un’illusione simile, con la convinzione che una guerra finirebbe in un solo giorno dopo la prima raffica di missili americani. Dunque la migliore speranza per la penisola coreana è un accordo negoziato in cui Kim congeli i suoi programmi nucleari. Proviamo quindi a parlare, piuttosto che rischiare il primo scontro diretto con le armi nucleari nella storia del nostro pianeta.

Gianluca Di Feo: "L'arma di Kim sorprende gli analisti"

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Gianluca Di Feo

Un’altra brutta sorpresa. Le foto dell’ultimo missile, chiamato Hwasong-15, rivelano ulteriori miglioramenti degli scienziati nordcoreani. L’arma infatti appare più potente e più precisa dei precedenti prototipi. L’ogiva sembra più resistente, per proteggere una testata dalle enormi temperature della fase finale del volo. Ci sono quattro ugelli per correggere la traiettoria. E il secondo stadio del vettore ha dimensioni doppie. Anche il semovente che lo trasporta è più grande, con 9 assi, permettendo di spostarsi più rapidamente sul terreno. Resta un dilemma: il regime riuscirà a costruire un ordigno atomico così piccolo da venire ospitato dal missile? Ma secondo le prime stime, anche se la testata pesasse una tonnellata, sarebbe comunque in grado di colpire gli Stati Uniti.

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