Riprendiamo dalla GAZZETTA dello SPORT di oggi, 30/11/2017,a pag. 6, con il titolo 'C'è grande eccitazione. Sarà l'occasione per creare ponti', l'intervista di Luca Gialanella a Ofer Sachs, Ambasciatore di Israele a Roma; da AVVENIRE, a pag. 33, con il titolo "Gli israeliani trascinati da Sbaragli sono pronti a riscrivere la storia", il commento di Adam Smulevich.
In alcune pubblicità in lingua inglese, il luogo di partenza viene indicato come "WEST JERUSALEM", quando la capitale è JERUSALEM, senza west nè east. Altro segnale della capitolazione delle democrazie in ossequio alla propaganda palestinista.
Ecco gli articoli:
LA GAZZETTA dello SPORT - Luca Gialanella: 'C'è grande eccitazione. Sarà l'occasione per creare ponti'
Ofer Sachs
Ambasciatore Sachs, che cosa significa questo Giro per Israele? «Siamo estremamente eccitati per l'evento. E' il regalo migliore che il popolo di Israele poteva farsi per il 70 anniversario della nascita della nazione. Stiamo cercando di organizzare un grande evento sportivo. La Grande Partenza sarà un'occasione unica e avrà un significato chiaro: creare ponti».
Ci sarà anche Froome, il numero uno al mondo. «Il meglio del meglio. Con lui avremo un gruppo di corridori straordinari».
Che atmosfera si sta respirando in Israele? «C'è una preparazione su grande scala che sta interessando tutto il Paese. Faremo vedere le nostre meraviglie naturali in tutto il mondo».
Partenza da Gerusalemme, arrivo a Roma: quale significato? «A Roma c'è la comunità ebraica più vecchia al mondo, al di fuori di Israele: ha oltre 2000 anni. C'è un collegamento storico e naturale tra queste due città. Ero seduto a fianco della sindaca Raggi e abbiamo parlato dell'opportunità che lega le nostre città».
AVVENIRE - Adam Smulevich: "Gli israeliani trascinati da Sbaragli sono pronti a riscrivere la storia"
Adam Smulevich
L’attesa sale, inesorabile. C'è trepidazione diffusa per un grande evento che comunque segnerà uno spartiacque, ma è anche radicata la consapevolezza di una possibilità davvero unica per lanciare un messaggio che andrà oltre la corsa in sé. Israele e la "Grande Partenza", l'amore sta sbocciando: tanto che ormai anche l'uomo della strada, in un paese che ha ben poco ciclismo nella sua cultura sportiva di base, sa cosa si cela dietro questa espressione. Gli occhi puntati su Gerusalemme e su una data in particolare, il 4 maggio 2018. Il giorno in cui il prossimo Giro d'Italia prenderà il via proprio da qua, con una cronometro dalle molte suggestioni che si concluderà nei pressi della Porta di Giaffa. Una sfida che nasce anche nel segno di Gino Bartali, che in Israele è molto più di un pluricampione di corse a tappe, lo storico rivale di Fausto Coppi, il protagonista di tante indimenticabili giornate a pedali tra sudore, folla entusiasta ai fianchi e montagne da scalare. Ad essere celebrato, a Gerusalemme e dintorni, è anche e soprattutto il suo lato umano. Il fatto di essersi messo a disposizione, nell'ora più buia del Novecento, per portare aiuto concreto agli ebrei perseguitati dal nazifascismo. E il fatto di aver compiuto tali azioni in silenzio, senza chiedere nulla in cambio. Non sorprende quindi che la Israel Cycling Academy, prima squadra professionistica locale, abbia aperto la propria stagione rendendogli omaggio davanti al Muro dei Giusti. E cioè il luogo all'interno del Memoriale dello Yad Vashem, pochi chilometri in linea d'aria dalla partenza del Giro, dove il suo nome è inciso a perenne ricordo tra i grandi dell'umanità. A meno di clamorose sorprese, la Academy sarà alla partenza del prossimo Giro grazie a una wild card. E lo farà con un italiano in squadra, l'empolese Kristian Sbaragli. Un corridore toscano, motivato e consapevole, nella squadra che per prima sarà chiamata a testimoniare l'immensa eredità di quella storia, di quelle scelte, di quel coraggio. Una scelta non casuale. Inaugurando negli scorsi giorni una scuola per aspiranti ciclisti a Beit Shemesh, la prima che nasce ufficialmente sotto l'egida della Academy, il team manager Ran Margaliot l'ha detto chiaramente: «Se ci sarà data la possibilità di correre questo Giro, lo faremo anche nel nome di Gino. Perché non è vero sport, se non trasmette dei valori profondi.
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