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La Stampa Rassegna Stampa
25.11.2017 Vaticano: un debito mai saldato, 300.000 sterline di metà '800
Marcello Simoni recensisce il libro di Glenn Cooper

Testata: La Stampa
Data: 25 novembre 2017
Pagina: 4
Autore: Marcello Simoni
Titolo: «Il prestito dei banchieri ebrei al Vaticano è un segreto che non bisogna riesumare»

Riprendiamo dalla STAMPA TUTTOLIBRI di oggi, 25/11/2017 a pag.IV, con il titolo "Il prestito dei banchieri ebrei al Vaticano è un segreto che non bisogna riesumare", la recensione di Marcello Simoni al libro  di Glenn Cooper.

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Marcello Simoni          Glenn Cooper                              la copertina

Dopo averci portato in grotte sperdute, monasteri-bunker, biblioteche medievali e basi militari top secret, Glenn Cooper scrive forse il più verosimile dei suoi romanzi. Ambientato tra l'Italia del pieno Risorgimento e uno Stato Pontificio quanto mai attuale,  debito mette in scena una vicenda che prende le mosse da un prestito di trecentomila sterline concesso nel 1848 da una famiglia di banchieri ebrei, i Sassoon, a un Vaticano sull'orlo del tracollo finanziario. Siamo a pochi giorni dall'esilio forzato di papa Pio IX a Gaeta, sotto la pressione dei moti rivoluzionari, in un affresco storico reso con pennellate veloci ma precise, adombrato da presenze cardinalizie disposte a estorcere, a mentire e a manipolare pur di superare un momento di grave crisi. A oltre centocinquant'anni da questi ll professor Donovan scopre negli archivi un vecchio documento che scatena la guerra nella Curia eventi, il professore universitario Cal Donovan (già comparso in Il segno della croce) riporta alla luce la vicenda attraverso una ricerca d'archivio, fomentando il dubbio che il debito con i Sassoon non sia mai stato estinto e che anzi abbia continuato a crescere, all'insaputa di tutti, a dismisura. La trama è semplice, anche se divisa in due tempi, ma della sua semplicità fa un'arma talmente affilata che ci impedisce di distogliere lo sguardo dalla lettura. In parte, come si è anticipato, ciò si deve alla capacità dell'autore di delineare una trama tutt'altro che improbabile. Tra le righe si coglie infatti il riferimento a un celebre precedente, ovvero agli ingenti prestiti concessi proprio al Vaticano, a inizio Ottocento, dalla Casa Rothschild: una delle compagnie bancarie e delle famiglie ebree più potenti al mondo, tanto amata dagli appassionati di tesi sul complottismo. Scegliendo per il suo romanzo la banca Sassoon, Cooper non esce poi di molto dal seminato, dal momento che una Sassoon e Co. Bank esiste davvero. Legata a una famiglia di origini antichissime (è documentata già in Spagna nel Cinquecento), fu fondata a Bombay nella prima metà del XIX secolo e ben presto si trovò al centro della Guerra dell'Oppio tra Inghilterra e Cina, senza parlare delle importanti implicazioni politico-finanziarie dei Sassoon in tempi più recenti. Nel romanzo, invece, essi occupano la posizione assai più ridimensionata di banca a gestione familiare cresciuta nell'arco di due secoli e Lobby potentissime, cardinali disposti a estorcere e mentire" un pontefice intransigente e umile legata a una storia tutta da scoprire. D'altro canto, l'ingrediente che fa del Debito un avvincente archival thriller è proprio il trasporto con cui l'autore della Biblioteca dei morti descrive le fasi di ricerca svolte dal professor Cal Donovan. In altre parole, questo non è un romanzo che si nutre di scene d'azione adrenaliniche, di ritmi al cardiopalma o di giochi dell'oca esoterico-massonici alla Dan Brown. Gli ingranaggi che ci incatenano alla narrazione sono i processi mentali che conducono un po' per volta il protagonista a ricostruire la vicenda, tra presente e passato, in un ostico peregrinare tra i polverosi documenti dell'Archivio Segreto Vaticano. Dopo il labirinto della biblioteca, eccoci dunque catapultati in quello forse ancor più intricato della memoria archivistica. Un labirinto verso il quale Glenn Cooper tradisce un'autentica passione, rivelando l'impegno che lui stesso deve aver profuso per documentarsi e dare un fondo di verosimiglianza a ogni suo romanzo. Oltre alla polvere dorata del passato e alle angherie subite dalla famiglia Sassoon (quella del romanzo), un altro aspetto peculiare del Debito risiede nella disarmante schiettezza usata dall'autore nel mostrarci il Vaticano dei nostri giorni. E questo il tempo dei corvi, delle lobby, degli scandali della pedofilia, delle crisi finanziarie e della fede. E questo il tempo di The young pope e, in generale, di una fiction ma anche di una cronaca ormai avvezza a togliere il velo che preclude ai nostri sguardi l'andirivieni delle eminenze grigie sotto le logge del Bernini. Forse urterà questa luce fredda che si posa sui volti dei cardinali più vicini al pontefice, come pure il preponderante taglio economico dei discorsi affrontati da questi uomini. Glenn Cooper tuttavia non rinuncia a una spruzzata di candore, ritraendo una figura di pontefice intransigente ma umile. Una sorta di pontefice post-bergogliano, adatto (o meglio, adattatosi) a questi tempi sgangherati in cui non ci viene concesso il lusso di parlare di riforme ecclesiastiche, di carità cristiana e di ecumenismo senza prima esserci assicurati che il conto dalla Banca Vaticana, al di là dell'inestimabile lascito della Storia e dell'Arte, sia in attivo.

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