lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
24.11.2017 Il ruolo della Turchia di Erdogan nella crisi siriana
Commento di Adriano Sofri

Testata: Il Foglio
Data: 24 novembre 2017
Pagina: 2
Autore: Adriano Sofri
Titolo: «Piccola posta»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/11/2017, a pag.2, con il titolo "Piccola posta" il commento di Adriano Sofri.

Immagine correlata
Adriano Sofri

Se l’Iran è quello che ha vinto di più (finora) nel mattatoio siriano e nella guerra all’Isis, la Turchia è quella che (finora) ha perso di più. Ora Erdogan dà l’impressione di muoversi come una mosca nel bicchiere. Dopo essersi rassegnato a fare da ruota di scorta di un’alleanza internazionale russo-iraniana e sciita cui non appartiene né nazionalmente né religiosamente (settariamente), sta ora ritentando la carta dell’islam sunnita, in concorrenza con l’islam arabo-sunnita di Riyadh. Questo lo porta a esasperare la denuncia della perversione occidentale (e le misure interne di repressione delle “deviazioni” sessuali) e della “sporca” cospirazione dell’America e dei suoi alleati che spingono nel medio oriente i loro peggiori criminali. Nella sua denuncia di “islamofobia, neonazismo e razzismo”, Erdogan mette assieme Stato Islamico, alQaeda, Boko Haram, curdi di Siria e di Turchia (Ypg e Pkk), e seguaci del suo extutore e partner Fethullah Gulen. Pronunciando la sua arringa all’Organizzazione della Cooperazione Islamica Erdogan ha accusato in generale il piano di divisione dell’islam. Ma parlava ai sunniti, prima che di Siria, dove la disfatta del suo disegno originario è senza riserve, dell’Iraq, dove il peso della barbarie dell’Isis e la sconfitta curda hanno lasciato i sunniti senza difesa di fronte all’invadenza sciita. Ieri un personaggio iracheno messo al bando da Baghdad e interamente al servizio di Ankara, l’ex governatore di Mosul (prima dell’invasione dell’Isis) al-Nujaifi, ha detto da Istanbul che Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar sono pronti a rinunciare alle divergenze sull’Iraq per promuovere un’unione sunnita. Nujaifi, quel che è più interessante, ha suggerito che le elezioni politiche irachene, previste per maggio, siano rinviate per sventare la prepotenza attuale dell’oltranzismo sciita di Maliki, Ameri e alMuhandis (l’ex primo ministro e i due capi delle milizie sciite filoiraniane Hashd alShaabi).

Immagine correlata

Alla scadenza di maggio sono subordinati molti giochi diplomatici e militari, compreso quello degli Stati Uniti e del rappresentante presidenziale nella coalizione, McGurk, di appoggiare il loro candidato Abadi, attuale primo ministro, fino al punto di favorire la consegna a Baghdad, e di fatto a Teheran, di Kirkuk e degli altri territori curdi disputati, e l’abbandono dell’intero Kurdistan, il loro elogiato scarpone sul terreno. Nella partita a perdere, la Turchia, altro che ottomana, ha intanto perduto la sua fornitura di petrolio, anche questa a vantaggio dell’Iran. In cambio della fotografia ricordo di Sochi: Rohani, Putin ed Erdogan.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT