Riprendiamo dal MESSAGGERO - ROMA di oggi, 20/11/2017, a pag.27, con il titolo "Quei cori antisemiti che sporcano lo sport" il commento di Marco Pasqua.
Marco Pasqua
Striscioni antisemiti esposti da tifosi della Lazio a Roma
Non c'è nulla di sportivo nei cori antisemiti che alcune centinaia di ultrà laziali hanno intonato prima del derby, a Ponte Milvio. Nulla a che vedere con quello deve essere uno "scontro" festoso, animato esclusivamente dalla voglia di battere l'avversario in campo. «Sono una goliardata», commenta il solito esercito di pompieri delle polemiche, pronto a gettare acqua sul fuoco, anche laddove il buon senso suggerirebbe un sano sdegno. E quei cori, puntuali, si ripeteranno, alimentati dall'indifferenza di chi preferisce confondere le bravate con l'ignoranza ostentata anche sui social. Un esercito di "benaltristi" esperto nella subdola arte della minimizzazione, pronto a schierarsi pubblicamente in difesa di quanti, ad esempio, lanciano petardi in una scuola (il Virgilio) oppure offendono una minoranza religiosa. Ed è un'indifferenza che calpesta una città ormai anestetizzata di fronte a questi episodi che non la descrivono con onestà. Perché Roma non può essere raccontata da quegli ultrà che esibiscono i saluti romani, tra la gente che fa finta di nulla o sorride. Ma di fronte ad una minoranza animata da una becera idiozia, la risposta non può arrivare da una maggioranza che si rifugia nell'omertà. Non può neanche venire solo da chi, nella comunità ebraica, si indigna per quelle offese: serve un sincero moto collettivo di indignazione cittadino che metta un freno alla stupidità dilagante di quanti vogliono sporcare lo sport con manifestazioni che umiliano una intera città.
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