Riprendiamo dalla GAZZETTA dello SPORT di oggi, 17/11/2017,a pag. 25, con il titolo "È una Israel Academy multietnica. Sogna il Giro", l'analisi di Adam Smulevich
Adam Smulevich
E’ notte fonda tra le colline attorno a Gerusalemme, quando un urlo squarcia la quiete: «Sveglia!». Volti smarriti, che vagano nel buio. Pochi hanno la giusta reattività. Poi, al secondo urlo, più o meno tutti escono dalle tende in pochi istanti. Nessun pericolo imminente, tutt'altro: di fronte un carico di lavoro non preventivato, e piuttosto sfiancante. Esercizi fisici durissimi, sul modello di quelli delle forze di sicurezza locali. E poi, dopo un paio d'ore, di nuovo tutti a nanna. Ma hai voglia a riaddormentarti dopo una scarica di adrenalina così.
PER IL GIRO Sogna la wild card al prossimo Giro d'Italia, che partirà proprio da Gerusalemme, la Israel Cicyling Academy, prima squadra professionistica d'Israele. Il raduno convocato per preparare la prossima stagione, la più importante nella storia di questo giovane team, è l'occasione per sperimentare tecniche non convenzionali lontano da questo fazzoletto di terra cui il mondo guarda ormai da millenni con interesse, coinvolgimento, preoccupazione.
SEDICI NAZIONI La Israel Cycling Academy vuol tenere alto il nome di un Paese intero, e cercherà di farlo avvalendosi del contributo di atleti di 16 nazioni, cinque continenti, quattro religioni. La «squadra del dialogo», l'ha definita qualcuno. Non sorprende pertanto che a interessarsi alle vicende del team sia stata una delle realtà più significative ad operare nel rafforzamento di progetti che provano a far incontrare e convivere identità diverse: il Centro Peres per la Pace, la onlus nata con l'ex statista Shimon Peres in vita e che ancora oggi difende i suoi sogni.
Gino Bartali
CON SBARAGLI 124 corridori della Academy sono stati convocati ieri pomeriggio per ricevere il certificato di «ambasciatore di pace». lI primo è stato un italiano, Kristian Sbaragli, che ha da poco firmato con gli israeliani. A consegnarglielo è stato l'ambasciatore «vero» da queste parti, Gianluigi Benedetti. Kristian ha sorriso, ma sa di avere le sue responsabilità. E questo perché è molto più di italiano, è toscano. E qua a un toscano in particolare vogliono molto bene: Gino Bartali «Giusto tra le nazioni» per il ruolo avuto nel salvataggio di molti ebrei sotto il nazifascismo. Sono andati a trovarli tutti insieme, Gino, allo Yad Vashem. I corridori della Academy sono arrivati fino alla collina dove si trova il Memoriale. Prima la visita al museo che racconta la deportazione e l'abisso della Shoah. Poi una lunga sosta davanti al muro dei Giusti, il nome di Barrali in testa a una colonna di eroi. «Siamo qua per ricordarci che lo sport è pure questo: trasmissione di valori positivi, in ogni sede» sottolinea Ran Margaliot, il manager che s'è letteralmente inventato da zero la squadra con l'imprenditore Ron Baron. Principi solidi, ma anche l'ambizione di far parlare di sé attraverso i risultati. In sella tra l'altro alle italianissime De Rosa, nuove bici del team.
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