Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/11/2017, a pag.14, con il titolo
"Patto per il Medio Oriente così Israele apre ai sauditi" la cronaca di Francesca Caferri.
Leggendo Francesca Caferri, ci chiediamo quando andrà in pensione Alberto Stabile. Suo figlio Giordano,che scrive sulla Stampa, per fortuna non ne ha seguito le orme.
Francesca Caferri
Gadi Eisenkot
«L’UNICO problema che abbiamo con Israele è la questione palestinese. E per questo stiamo lavorando con l’Amministrazione Trump: una volta individuata una soluzione per quello, siamo pronti a collaborare dal punto di vista politico ed economico». Le parole pronunciate a Riad qualche settimana fa da una qualificata fonte della Corte reale saudita dicevano già tutto. Ma il fatto che a confermarle sia stato ieri il Capo di Stato maggiore dell’Esercito israeliano, in più in un’intervista concessa – ed è la prima volta - ad un giornale saudita dà al nuovo asse mediorientale il timbro di un’ufficialità che fino a questo momento mancava. «L’Iran – ha spiegato il generale Gadi Eisenkot al giornale on line Elaph – è la più grande e reale minaccia della regione. Quando si parla dell’asse iraniano, c’è un’intesa totale tra noi e l’Arabia Saudita. Ho partecipato a un incontro di responsabili militari a Washington, e quando ho sentito il rappresentante saudita parlare, ho trovato che la sua visione sull’Iran era completamente allineata con la mia». Eisenkot è andato oltre: Israele è pronta a «scambiare informazioni, comprese quelle d’intelligence, con i Paesi arabi moderati per affrontare l’Iran. Ci sono molti interessi condivisi tra noi e l’Arabia Saudita».
Eisenkot ha poi però voluto sottolineare che Israele non combatterà le guerre dell’ArabiaSaudita, in riferimento alla crisi in Libano. Le parole del generale segnano il punto più avanzato di un avvicinamento fra i due Paesi che va avanti da mesi e che il piano di pace che Riad sta mettendo a punto insieme a Washington potrebbe presto portare allo scoperto. A settembre i media israeliani avevano raccontato della visita in incognito nel Paese di un principe saudita di alto livello: dopo qualche giorno di mistero, il quadro si era chiarito. Ad atterrare a Tel Aviv e incontrare il primo ministro Benjaminyn Nethanyahu era stato Mohammed Bin Salman (MBS)in persona, il principe ereditario che nei fatti oggi guida l’Arabia Saudita. La visita era stata smentita dalla Corte di Riad, ma confermata da diverse fonti israeliane ai media internazionali. Al centro dell’incontro – facilitato con tutta probabilità da Jared Kushner, genero del presidente Usa Trump e amico del premier israeliano – le azioni nei confronti del nemico comune Iran e lo stallo delle trattative con i palestinesi. L’incontro era stato il motore di un nuovo sforzo diplomatico: tre settimane fa a Riad era arrivato lo stesso Kushner e con Mohammed Bin Salman aveva discusso del piano di pace israelo-palestinese poi anticipato dal New York Times. Ma a rafforzare l’asse sancito ieri dall’intervista del generale Eisenkot erano stati gli eventi successivi a quell’incontro: le dimissioni del premier libanese Saad Hariri in polemica contro gli sciiti di Hezbollah, suoi alleati di governo. I duri attacchi all’Iran partiti da Riad dopo che un missile lanciato dallo Yemen era stato intercettato nei pressi dell’aeroporto della capitale saudita. L’aumento fortissimo della retorica anti-Teheran in tutta la regione. Da dieci giorni i giornali israeliani non fanno che pubblicare analisi sull’Arabia Saudita e i suoi obiettivi, così vicini a quelli nazionali. Ieri ciò che tutti sapevano è apparso chiaro alla luce del sole.
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