Shoah: 'La signora dello zoo di Varsavia' al cinema Commento di Francesca Nunberg
Testata: Il Messaggero Data: 16 novembre 2017 Pagina: 34 Autore: Francesca Nunberg Titolo: «'Mia madre, la signora dello zoo di Varsavia ha salvato tanti ebrei solo perché era giusta'»
Riprendiamo dal MESSAGGERO di oggi, 34/11/2016, a pag. 34, con il titolo 'Mia madre, la signora dello zoo di Varsavia ha salvato tanti ebrei solo perché era giusta', il commento di Francesca Nunberg.
Francesca Nunberg
La locandina
Una storia di speranza nel buio della Shoah, un'ambientazione insolita ma straordinariamente cinematografica e il coraggio nascosto nei dettagli quotidiani. «Jessica ha voluto sapere com'era mia madre, come si vestiva, le ho raccontato che non portava mai i pantaloni anche se lavorava con gli animali, che usava sempre il rossetto, che quando i tedeschi sparavano alle cornacchie per divertirsi, lei le raccoglieva e ne faceva conserve di carne per nutrire i suoi ospiti...». Non erano ospiti qualsiasi quelli che a Varsavia dal 1939 al '45 si nascosero nella casa di Antonina e Jan Zabinski e di cui oggi la loro figlia Teresa parla ancora con commozione. Lei all'epoca era piccola e i suoi ricordi risalgono al dopoguerra, ma negli anni ha ascoltato e riascoltato queste storie. E Jessica Chastain le ha volute conoscere da lei prima di calarsi nel personaggio di Antonina Zabinski. Esce oggi, distribuito da M2 Pictures, La signora dello zoo di Varsavia diretto dalla regista neozelandese Niki Caro e interpretato da Jessica Chastain e Johan Heldenbergh nel ruolo di custodi dello zoo e Daniel Brühl in quello dello zoologo nazista.
Una scena del film
ANIMALI IN FUGA Teresa Zabinska, che ha 73 anni e fino a 10 ha continuato ad abitare nella "villa" del giardino zoologico, è a Roma per la presentazione del film tratto dal best-seller di Diane Ackerman, a sua volta basato sui diari di Antonina. Quello che soprattutto tiene a dire è che i suoi genitori «non erano eroi ma persone oneste che hanno fatto solo quello che ritenevano giusto, e che ogni volta che qualcuno ha bisogno di aiuto abbiamo il dovere incondizionato di darglielo». Questa la storia: siamo nella Polonia del '39 invasa dai nazisti, le bombe su Varsavia non risparmiano lo zoo gestito da Antonina e Jan Zabinski. Elefanti, zebre e giaguari scappano (gli animali di scena sono tutti veri, tranne un elefantino appena nato) e la coppia si ritrova a salvare le poche bestie sopravvissute, nonché a subire le nuove politiche del capo zoologo del Reich, Lutz Heck, attratto dalla bella Antonina.
Quando comincia la persecuzione degli ebrei, i due coniugi decidono di collaborare con la Resistenza: le gabbie e le gallerie sotterranee degli animali possono servire a nascondere fuggiaschi, così mettono in atto un piano per salvare gli ebrei del ghetto di Varsavia. Jan è autorizzato a entrare con un camion, nasconde i bambini sotto l'immondizia e li porta fuori, Antonina sistema i poveretti nei sotterranei, li accudisce, suona il piano come segnale di pericolo, mettendo a rischio la vita sua e dei suoi figli, il maschietto Ryszard e la piccola Teresa. «Non si sa esattamente quante persone riuscirono a salvare - spiega Teresa, che fa un piccolo cameo all'inizio del film - si parla di 300 ebrei, ma non erano solo ebrei, anche disabili e membri della resistenza polacca - Il numero è impreciso, alcuni stavano poche ore in attesa di documenti falsi, altri giorni, altri mesi. Comunque, tutti gli ospiti dello zoo si salvarono. Nonostante i tedeschi avessero proprio lì un magazzino di armi e fossero sempre di guardia». Dopo la guerra lo zoo ha riaperto, la villa degli Zabinski è diventata un museo, Antonina e Jan sono stati nominati da Israele "Giusti tra le Nazioni".
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