Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/11/2017, a pag. 1, con il titolo "Chi è il riformatore dell’islam tedesco che ha affisso le sue tesi a una moschea"; da LIBERO, a pag. 12, con il titolo "Lo dicono gli arabi: 'Aprite moschee senza far controlli' ", due analisi di Daniel Mosseri.
Ecco gli articoli:
Daniel Mosseri
IL FOGLIO: "Chi è il riformatore dell’islam tedesco che ha affisso le sue tesi a una moschea"
Sono ottime le posizioni del teologo islamico tedesco Abdel-Hakim Ourghi, ma una rondine non fa primavera. Il teologo ha ripetuto il gesto di Lutero con l'affissione delle proprie tesi a una moschea di Berlino: ci auguriamo che, diversamente da Lutero, non si trasformi in un feroce ideologo dell'odio contro gli ebrei.
Ecco il pezzo:
Abdel-Hakim Ourghi, teologo islamico
Berlino. Ha mimato Martin Lutero affiggendo le proprie tesi all’ingresso di un luogo di culto. E lo ha fatto pochi giorni prima del 500esimo anniversario del gesto compiuto dal monaco agostiniano. Ma il teologo islamico Abdel-Hakim Ourghi rifiuta l’etichetta di “Lutero dell’islam” e spiega al Foglio che “il contesto è troppo differente”. Nato nel 1968 nell’algerina Oran, dove si è laureato in Filosofia, dal 2011 Ourghi insegna Teologia e pedagogia delle religioni all’Università di Friburgo. A inizio ottobre Ourghi ha scelto la moschea Dar-as-Salam di Berlino per incollare con il nastro adesivo un poster con le sue quaranta tesi per una riforma dell’islam “in senso umanista e liberale”, una fede che si scrolli di dosso violenza, intolleranza e prevaricazioni. Il pensatore ha elaborato le tesi nel suo recente “Reform der Islam: 40 Thesen”, un libro, sottolinea, non dedicato alla fede islamica in senso lato ma a quella presente in Germania. Angela Merkel ha sollevato un dibattito sull’appartenenza o meno dell’islam alla Germania, ma qui “non si tratta di appartenenza ma di presenza”, dice Ourghi. “L’islam è in questo paese attraverso i fedeli musulmani che lo praticano: a questo punto ci dobbiamo chieder quale tipo di islam possa appartenere alla Germania”, ovvero essere compatibile con i suoi valori e le sue leggi. Ourghi è uno dei fondatori della moschea Ibn-Ruschd-Goethe, dedicata al grande filosofo e medico medievale, l’arabo Ibn Ruschd (al secolo Averroè), e al poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe. Inaugurata lo scorso giugno nel centralissimo quartiere berlinese di Tiergarten, la Ibn-Ruschd-Goethe spicca per essere la prima apertamente riformata ed egualitaria. Una moschea liberal, si direbbe negli Stati Uniti, dove le donne possono predicare, burqa e niqab sono banditi e i fedeli lgbt sono i benvenuti. Per il suo gesto dimostrativo Ourghi ha scelto il portone della Dar-es-Salam, perché fra le più vicine al movimento ultraconservatore del salafismo –e per questo motivo sorvegliata dai servizi tedeschi. “Per me la priorità è aprire un dialogo con l’islam tradizionalista, soprattutto quello arabo che è ancora il più forte, anche in Germania”, spiega. Rispondendo con eleganza al gesto di Ourghi, l’imam locale, Mohamed Taha Sabri, ha aperto il cancello al filosofo-provocatore invitandolo nell’immediato a recarsi dentro la moschea per pregare e nel medio periodo a discutere con lui le tesi della riforma. L’incontro non c’è ancora stato ma non si annuncia facile.
Secondo Ourghi in Germania esiste principalmente un islam “conservatore, nostalgico, delle patrie” con i fedeli raggruppati secondo il paese di provenienza. Che sia araba o turca, spiega, la tradizione prevalente è conservatrice “e propone un sistema educativo alternativo e concorrente a quello istituzionale tedesco”. Se la tradizione araba è tramandata attraverso le moschee, quella turca è più istituzionale: in virtù degli strettissimi legami fra la Germania e la Turchia pre-golpe, gli imam della Ditib (il braccio religioso del governo di Ankara) sono stati accolti con rispetto dai presidi delle scuole tedesche. Solo la recente svolta autoritaria di Erdogan ha fatto sorgere dubbi agli amministratori tedeschi sulla bontà di affidare a docenti col marchio Ditib l’insegnamento dell’islam nelle scuole. Tanto più che, a inizio 2017, il segretario generale del Ditib, Bekir Alboga, ha ammesso che “qualche imam” ha spiato in Germania per conto di Ankara. Sotto il profilo teologico Ourghi contesta l’asserzione diffusa fra i difensori della tradizione secondo cui l’islam è una fede non riformabile e il Corano un testo che non si può interpretare. Al contrario, “il Corano va letto con gli occhi di chi vive l’islam oggi”. Fondamentale poi un passaggio: “Serve separare l’etica dalla politica”.
A oggi la sua proposta non ha avuto fortuna: le principali organizzazioni islamiche tedesche hanno ignorato le sue tesi e una di esse ha chiesto all’Università di Friburgo di mettere Ourghi alla porta. Senza negare di temere a volte per la propria incolumità, il pensatore si dice tuttavia molto ottimista. “I giovani musulmani in Germania sognano la libertà e già due istituzioni in Germania formano predicatori che insegnano il pensiero critico: Friburgo e il Centro di teologia islamica di Münster” – il cui teologo islamico di riferimento, Mouhanad Khorchide, ha per inciso già raccolto una serie di minacce di morte e vive sotto scorta. Se il processo interno alla comunità dei fedeli è ancora lungo, Ourghi spera nelle istituzioni: “Noi non chiediamo che impediscano di parlare ai rappresentanti dell’islam conservatore, ma vogliamo che ascoltino con più attenzione le voci dell’islam liberale”.
LIBERO: "Lo dicono gli arabi: 'Aprite moschee senza far controlli' "
Nahjan Mubarak al-Nahjan, ministro della "Tolleranza" degli Emirati Arabi
Il mondo alla rovescia. II ministro di un Paese arabo e islamico che invita l'Europa a essere più rigorosa quando si tratta di aprire nuove moschee, che diventano troppo spesso scuole di jihad grazie a sedicenti imam fai-da-te. «Non potete aprire moschee e permettere a chiunque di entrare e predicare», ha detto il ministro della Tolleranza degli Emirati Arabi Uniti, Nahjan Mubarak al-Nahjan, in un'intervista con la tedesca dpa. II ministro ha puntato il dito contro la sorveglianza inadeguata dei luoghi di culto islamici, che ha portato a fenomeni di terrorismo in Germania, Francia, Gran Bretagna e Belgio. Davanti alla minaccia fondamentalista, le monarchie petrolifere del Golfo hanno già stabilito cordoni sanitari attorno alle proprie moschee negando l'accesso ai predicatori della jihad. «E crediamo che sia tempo che le cose cambino anche in Europa», ha aggiunto al Nahjan, offrendo anche l'aiuto degli Eau «a formare le persone», ovvero a educare imam che possano predicare un islam immune all'integralismo. Riconoscendo le buone intenzioni degli europei, il ministro li ha anche invitati a distinguere la tolleranza dal buonismo autolesionista: «Non è che da voi il primo che entra in chiesa si mette a predicare».
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