Riprendiamo dal CORRIERE DELLA SERA di oggi, 14/11/2017, a pag. 15, la breve con il titolo " 'Colpirò a Milano': Espulsa un’egiziana", preceduto dal nostro commento; dalla REPUBBLICA - MILANO, a pag. 18, con il titolo "Progettava un attacco espulsa ventiduenne viveva al Gratosoglio", la cronaca di Simone Bianchin.
Ecco gli articoli:
Fatma Ashraf Shawky Famhy
CORRIERE della SERA: " 'Colpirò a Milano': Espulsa un’egiziana"
Il Corriere definisce i genitori della fanatica estremista di Milano "estranei" alla sua deriva islamista. E' credibile pensare che genitori non si accorgano di quello che una figlia vuole fare nell'arco di quasi un anno? Che dal vestire abiti occidentali arriva a indossare il burka?La risposta è ovviamente negativa. Ma, come al solito sui "grandi" giornali le attenuanti per chi circonda i terroristi e li sostiene non aspettano che l'occasione di venire espressi.
Milano - Voleva unirsi al Califfato. Non era riuscita a organizzare il viaggio ma Fatma Ashraf Shawky Famhy, egiziana di 22 anni e da 4 in Italia, aveva «solo» cambiato prospettiva. Perché si sentiva pronta per «far qualcosa qui» scriveva nelle chat con un tale Abdallah Hasanayn Al-Najjar, uomo dell’Isis (non identificato): «Posso entrare in azione a Milano». L’hanno scovata gli investigatori della Digos che lo scorso luglio sono entrati nella casa dove la ragazza viveva con i genitori (estranei alla sua radicalizzazione islamista) e i tre fratelli minori. Fatma Ashraf Shawky Famhy è stata espulsa in estate con un provvedimento d’urgenza del ministero degli Interni. E lavorando su tutto il materiale sequestrato nella sua stanza, i poliziotti hanno ricostruito l’intera storia di questa ragazza sprofondata, nell’arco di 8-10 mesi, in un delirio di estremismo islamista.
È l’elenco delle persone e delle aziende che hanno partecipato e contribuito alla realizzazione di un film. Solitamente compaiono nei titoli di coda e nel pressbook. All’elenco dei nomi del regista e degli attori principali segue quello dei responsabili tecnici che hanno lavorato alla pellicola.
LA REPUBBLICA - Simone Bianchin: "Progettava un attacco espulsa ventiduenne viveva al Gratosoglio"
VOLEVA colpire a Milano. Voleva fare un attentato suicidandosi, anche se non aveva ancora deciso con quale modalità se facendosi esplodere, se investendo la gente con un camion, o se usando un coltello. Per poter agire, aspettava il via libera dai vertici dell'Isis. Nella sua intenzione, l'attentato doveva essere un'azione da compiere prima di andare in Siria a prendere parte alla jihad. Se non fosse riuscita a partire, perché il suo problema era organizzare il viaggio, avere i soldi per farlo e i documenti a posto, l'attentato sarebbe stato il suo piano B. Per proporsi e partire aveva contattato via internet, con un profilo fake, una persona dell'Isis che si trova in Siria e che le aveva proposto di passare attraverso la Turchia. Utilizzavano poi Telegram, considerata una chat più sicura, che lascia meno tracce rispetto alle altre. Invece, era monitorata dai servizi segreti stranieri, e così le informazioni sulle intenzioni di questa 22enne egiziana sono arrivate alla Digos di Milano.
Si trattava di Fahmy Fatma Ashraf Shawky, che viveva nel quartiere Gratosoglio insieme ai genitori, secondo quanto appurato dalla Digos, completamente ignari di quali fossero le sue intenzioni, e a due fratelli minorenni. Insieme alla sua famiglia era arrivata a Milano quattro anni fa, nel 2013, da Giza, in Egitto. Una volta a Milano, avevano uno stile di vita e un abbigliamento da occidentali. Avevano ottenuto tutti il permesso di soggiorno. Ma qui la giovane non si era creata una vita sociale appagante, frequentava soltanto un'amica, nessun centro islamico e non aveva trovato lavoro. Gli occhi belli, il naso lungo, le sopracciglia curate, la 22enne raccoglieva i capelli fino a quando, alcuni mesi fa, nella mente le era scattato il desiderio di votarsi allo stato islamico e prendere parte alla jihad. Unica della sua famiglia, aveva iniziato un percorso di radicalizzazione.
Smessi i panni occidentali, aveva cominciato a indossare prima il chador, poi era entrata completamente nel ruolo della donna islamica, vestendo sempre e solo il niqab (il velo integrale che copre completamente il corpo e il viso, lasciando solo una fessura per gli occhi) e calzava persino un paio di guanti neri, per evitare che anche le mani si potessero vedere. Gli uomini della Digos l'hanno seguita per due settimane, 24 ore su 24. Usciva poco, da sola e solo per fare delle piccole commissioni, prendeva qualche autobus, rientrava a casa e prendeva il tablet per parlare con i soldati in Siria. In rete aveva deciso di chiamarsi Umm-Jlaybib: con questo nome scriveva al suo contatto, Abdallah Hasanayn AI-Najjar, uomo che non è stato identificato. Dal controllo del tablet della giovane sono state recuperate diverse chat via Telegram con alcuni operativi dell'Isis in Siria. Lei aveva inviato foto tessere e copie dei documenti di identità per produrre documenti falsi. Non aveva ancora ricevuto né autorizzazione né indicazioni pratiche per compiere l'attentato. È stata espulsa dalla questura e spedita in aereo in Egitto mentre la sua famiglia è rimasta a Milano. Sono passati giorni e i genitori non hanno più avuto notizie dalla figlia.
Per inviare la propria opinione, telefonare:
Corriere della Sera 02/62821
La Repubblica 06/49821
oppure cliccare sulle e-mail sottostanti