Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 08/11/2017, a pag. 1, con il titolo "Giù la testa", il Buongiorno di Mattia Feltri; da REPUBBLICA, a pag. 15, con il titolo " 'Stupratore seriale': Tariq Ramadan sospeso da Oxford", il commento di Anais Ginori.
Ecco gli articoli:
Tariq Ramadan
LA STAMPA - Mattia Feltri: "Giù la testa"
Mattia Feltri
L’università di Oxford ha risolto il rapporto di lavoro con Tariq Ramadan. Per gli inesperti, Ramadan è un islamologo e teologo di origine egiziana nato a Ginevra nel 1962, e ha perso il posto poiché due donne lo accusano di brutalità e stupro. Insomma, una specie di Harvey Weinstein del mondo accademico con la lieve attenuante, per Weinstein, che lui produceva film a Hollywood, non proprio un centro di spiritualità, e non era titolare di una cattedra nella facoltà di teologia di una delle più famose università del pianeta. Dopodiché solleva un po’ di perplessità che Ramadan venga allontanato su un’accusa tutta da dimostrare, ma non quanta ne sollevava l’idea che Ramadan ancora insegnasse a Oxford. Già noto per alcune posizioni ambigue su infibulazione e lapidazione, Ramadan fu mostrato in un video del 2009 in cui definiva l’omosessualità una malattia e uno squilibrio, in cui sosteneva che le donne «devono tenere lo sguardo fisso a terra per strada» e che se usano il profumo non seguono il volere di Allah. Parlando con «Panorama», giudicò uccidere i bambini ebrei «un atto moralmente condannabile ma contestualmente comprensibile». Si potrebbe andare avanti un po’, ma la faccenda è un’altra, e cioè che Ramadan ci diventa inaccettabile ora perché il sessuodramma scaturito da Weinstein è pienamente una questione occidentale, mentre la jihad e la sharia - la guerra e la legge di Allah - continuano a sembrarci fatti loro. Invece sono puntate contro tutti noi, e specialmente contro le donne.
LA REPUBBLICA - Anais Ginori: " 'Stupratore seriale': Tariq Ramadan sospeso da Oxford"
Anais Ginori
Non è un produttore di Hollywood ma uno dei più noti predicatori islamici in Occidente. Un intellettuale controverso per alcuni, rispettato da altri, ospite fisso di talk show, titolare di una cattedra a Oxford. Tariq Ramadan ha un curriculum molto diverso da Harvey Weinstein ma gli ingredienti dello scandalo in cui è coinvolto sono gli stessi. Una prima testimonianza che apre una breccia nel muro del silenzio, le voci che si moltiplicano, le vittime che trovano il coraggio di parlare. Un fiume in piena. Dopo le accuse di stupro in Francia, le testimonianze di abusi e violenze su studentesse minorenni in Svizzera, l’intellettuale Tariq Ramadan è stato sospeso dall’università di Oxford dove insegna studi islamici contemporanei. Una decisione presa «di comune accordo», sostiene Ramadan su Facebook, denunciando la «campagna di calunnie».
L’affaire attraversa tre paesi, fa affiorare l’omertà di alcuni rappresentanti musulmani, scatena i fomentatori dell’odio in Rete. «Con lui o velata o violentata», racconta Henda Ayari che ha contattato il teologo mentre stava divorziando dal marito integralista e aveva deciso di non portare più il velo. Da buona musulmana praticante, cercava un consiglio spirituale. Nato a Ginevra cinquantacinque anni fa, nipote del fondatore dei Fratelli musulmani, Ramadan è molto popolare nel mondo musulmano, soprannominato da alcuni il “Profeta svizzero”. Il teologo propone di incontrare Ayari in un albergo parigino. «Ero succube, mi ha manipolata», ricorda lei. Nella stanza dell’hotel avviene l’assalto. «Si è buttato su di me come una bestia, ha tentato di strangolarmi, ha detto: “È ciò che ti meriti”». I fatti risalgono al 2012. L’anno scorso, la donna pubblica un libro nel quale racconta lo stupro senza citare il nome di Ramadan.
Solo dopo lo scandalo Weinstein, nel mezzo della campagna #BalanceTonPorc, Ayari decide di uscire allo scoperto. Qualche giorno dopo, un’altra donna si confida con i giornali francesi. Anche lei è stata adescata con il pretesto di un consulto religioso, invitata in un hotel, aggredita, violentata. Emergono altri fatti, alcuni prescritti come quelli di abusi su studentesse minorenni all’università di Ginevra tra gli anni Ottanta e Novanta. I racconti si assomigliano tutti. Un predicatore carismatico che si rivela un brutale predatore sessuale. Ramadan era già accusato in Francia da alcune intellettuali di essere duplice nella sua lettura dell’Islam: moderato nei dibattiti televisivi e più radicale negli incontri lontano dai riflettori. Come minimo oggi emerge un altro volto ancora, quello di un uomo sposato, padre di quattro figli, maestro di virtù, che fa l’esatto contrario di ciò che predica. Lo scandalo europeo su Ramadan è diverso da quello di Hollywood. Qui di mezzo non c’è lo spettacolo, ma la religione. E fa tutta la differenza, basta vedere le reazioni dei suoi sostenitori.
L’avvocato di Ayari ha sporto denuncia per minacce di morte alla sua assistita, accusata tra l’altro in Rete di essere “pagata dai sionisti” (sic). L’altra accusatrice ha chiesto di essere protetta, restando anonima. La giornalista della Tribune de Genève che ha raccolto le testimonianze delle ex studentesse molestate lavora sotto scorta da qualche giorno. E la magistratura francese ha aperto un fascicolo dopo le ennesime minacce di morte a Charlie Hebdo che pubblica questa settimana una copertina ironica sullo scandalo. Come spesso in Francia, l’affaire è diventa polemica culturale. Il giornale satirico ha accusato il direttore di Mediapart, Edwy Plenel, di aver taciuto le malefatte di Ramadan, con il quale aveva accettato di dialogare. «I fatti privati sono altra cosa rispetto alle idee», ha risposto Plenel. L’ultimo a parlare in difesa di Ramadan è però un insospettabile, il filosofo Edgar Morin, autore di due libri insieme all’intellettuale svizzero, per cui è in corso un «linciaggio mediatico».
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