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La Repubblica Rassegna Stampa
06.11.2017 Pentagono: ' Per fermare la Corea del Nord è necessario un intervento militare a terra'
Commento di Alberto Flores d'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 06 novembre 2017
Pagina: 14
Autore: Alberto Flores d'Arcais
Titolo: «'Per disinnescare Kim serve un’invasione'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/11/2017, a pag.14, con il titolo 'Per disinnescare Kim serve un’invasione', il commento di Alberto Flores D'Arcais.

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Alberto Flores D'Arcais

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Una sfilata militare in Corea del Nord

C’è un solo modo per distruggere «con certezza» l’arsenale atomico della Corea del Nord: un’invasione militare via terra. Il Pentagono, come noto, ha pronti diversi scenari che prevedono un conflitto armato contro la dittatura satrapo-comunista di Kim Jong-un, piani tenuti rigidamente ‘top secret’. Adesso con una lettera inviata a due deputati (democratici) del Congresso, l’ammiraglio Michael J. Dumont (vicedirettore dello Stato maggiore Usa) rivela quello che gli alti vertici militari sanno da tempo e che la Casa Bianca di Trump (con i tweet infuocati del presidente contro Pyongyang) ha finto finora di ignorare. Dumont risponde a una precisa domanda arrivata al Pentagono (sempre sotto forma di lettera) - lo scambio di missive tra Difesa e Congresso è stato reso pubblico dal Washington Post spiegando come gli Stati Uniti stiano studiando «ogni aspetto» di una ipotetica azione militare per neutralizzare il programma nucleare nord-coreano. E che l’unica conclusione su cui tutti sembrano essere d’accordo è questa: «Il solo modo per localizzare e distruggere con completa certezza tutti i componenti del programma nucleare nordcoreano è attraverso un’invasione via terra». Secondo il Pentagono esiste la possibilità che alcune aree densamente popolate della Corea del Sud possano diventare obiettivo di un attacco di artiglieria e con razzi e missili balistici da parte dell’esercito di Kim Jong-un.

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Considerato che la capitale del Sud, Seul, si trova a poche decine di chilometri dalla zona demilitarizzata sul 38° parallelo, i militari americani hanno preso in seria considerazione l’ipotesi di uno scontro armato lungo i confini, con il reale pericolo che si trasformi in conflitto nucleare (con costi terribile di vite umane, soldati e civili). Contro una possibile risposta militare alle provocazioni della Corea del Nord, si sono schierati una quindicina di parlamentari americani (sono solo democratici, più un isolato repubblicano), tutti veterani militari che hanno definito «inquietante» l’ipotesi di un conflitto armato che potrebbe provocare già nelle prime 48 ore migliaia di vittime (compresi soldati americani di stanza in Corea del Sud). Per Dumont i rischi legati alla guerra includerebbero un potenziale contrattacco nucleare da parte della Corea del Nord durante il tentativo degli Stati Uniti di smantellare le sue «strutture sotterranee». Inoltre Pyongyang potrebbe usare anche armi chimiche o biologiche in risposta a un’invasione. Per questo, calcolare «anche le più semplici» statistiche su eventuali vittime sarebbe estremamente difficile. Stando alle rivelazioni del Washington Post, gli alti vertici militari Usa sono piuttosto compatti nell’appoggiare la linea ‘diplomatica’ del segretario di Stato Rex Tillerson: nuove sanzioni economiche, pressioni su Cina e Russia, possibilità di arrivare anche a colloqui diretti tra gli Usa e il regime nord-coreano.

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