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La Stampa Rassegna Stampa
06.11.2017 Ecco che cosa succedeva a Mosca mentre gli 'Stati democratici' elogiavano Stalin
Cronaca di Giuseppe Agliastro

Testata: La Stampa
Data: 06 novembre 2017
Pagina: 15
Autore: Giuseppe Agliastro
Titolo: «Mosca, il palazzo della morte diventa boutique»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/11/2017, a pag.15, con il titolo "Mosca, il palazzo della morte diventa boutique" la cronaca di Giuseppe Agliatro.

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Giuseppe Agliastro

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La Lubjanka, poi il Rasstrelnij Dom, il palazzo delle fucilazioni

Chi varcava il portone di quella palazzina tra il Cremlino e la Lubjanka solitamente non tornava indietro: veniva condannato a morte e ucciso immediatamente, oppure spedito nei gulag, cosa che spesso equivaleva comunque a una condanna a morte. Eppure il Palazzo delle Fucilazioni potrebbe presto trasformarsi in un centro commerciale. E non in un museo, come invece chiedono da tempo gli attivisti della società civile. Il rischio è forte: perdere per sempre la memoria collettiva di ciò che questo famigerato edificio rappresenta per la storia non solo della Russia, ma di tutta l’umanità.

Tra il 1934 e il 1955 questo edificio del centro di Mosca è stato il cuore pulsante del sistema repressivo stalinista. È qui che aveva sede il Collegio militare della Corte suprema dell’Urss. Ed è qui che decine di migliaia di persone sono state giudicate colpevoli dopo un processo sommario senza avvocati né testimoni che durava di solito una decina di minuti. Negli scantinati invece avvenivano probabilmente le fucilazioni di chi era bollato come «nemico del popolo sovietico». Sovente appena un’ora dopo il verdetto, ovviamente inappellabile all’epoca del Grande Terrore.
Adesso però fervono i lavori in questa struttura: l’attività è frenetica, è tutto un viavai di operai. Tra il disinteresse e il menefreghismo delle autorità, il nuovo proprietario dell’immobile, Vladimir Davidi, va avanti nel suo progetto di fare del Palazzo delle Fucilazioni - Rasstrelnij Dom in russo - un centro commerciale con negozi e ristoranti. Neanche i sotterranei dove secondo gli storici sono state trucidate migliaia di persone verranno risparmiati: ospiteranno un’enoteca. Ormai sembra tutto pronto, il Comune di Mosca - che nel 2014 aveva promesso di acquistare la palazzina per aprirvi una filiale del Museo del Gulag - ha approvato qualche mese fa il progetto di restauro.

Il direttore del Museo del Gulag, Roman Romanov, però non molla. Ha scritto a Davidi - importante imprenditore del settore dei profumi - spiegandogli il valore storico dell’immobile adesso di sua proprietà. Gli ha raccontato come in quell’edificio siano state condannate quasi 50.000 persone e in migliaia vi abbiano trovato la morte. E gli ha elencato alcuni dei personaggi più celebri passati dal «Palazzo della morte» dopo essere finiti tra le grinfie della polizia politica: gli scrittori Babel e Pilnyak, il regista Mejerchold, rivoluzionari caduti in disgrazia come Zinovev e Bucharin. Tutti uccisi perché considerati traditori.

Davidi ha ammesso che non conosceva la storia dell’edificio. Ma - secondo Novaya Gazeta - si rifiuta di incontrare Romanov, che vorrebbe discutere con lui l’acquisto del palazzo avvalendosi delle donazioni di alcuni facoltosi impresari. Il Rasstrelnij Dom era «il nodo principale del sistema repressivo: le liste delle persone da fucilare si stilavano dentro quelle mura, e sempre lì i parenti dei condannati cercavano di avere qualche informazione sulla sorte dei loro cari», dice Romanov spiegando perché secondo lui quella struttura non può che ospitare un museo dei crimini sovietici.

Le autorità russe però non amano ricordare le pagine buie della storia sovietica. Preferiscono idealizzare il passato per rafforzare lo spirito nazionalista, come testimonia la recente inaugurazione a Mosca di una statua a Mikhail Kalashnikov, l’inventore del micidiale fucile che porta il suo nome.

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