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Il Foglio Rassegna Stampa
06.11.2017 Chi dimentica i crimini del comunismo
Analisi tratta dalla National Review

Testata: Il Foglio
Data: 06 novembre 2017
Pagina: 2
Autore: la redazione del Foglio
Titolo: «100 anni dopo, il comunismo è cool»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 06/11/2017, a pag. II, con il titolo "100 anni dopo, il comunismo è cool", l'analisi tratta dalla National Review.

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In un manifesto cinese, da sinistra: Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao

Ovunque si guardi oggi, sembra che le minacce del comunismo rimangano vive e vegete. Non solo perché ci sono ancora dei paesi che tentano di perfezionare l’esperimento (la Corea del Nord più asceticamente, Cuba e la Cina con una crescente lassità). Lo scorso anno, la società di ricerca Survation ha condotto un sondaggio per accertare gli atteggiamenti dei giovani britannici nella fascia di età 16-24 anni. I più vecchi di questo gruppo sono nati nell’anno in cui l’Unione Sovietica è crollata, il più giovane circa un decennio dopo la caduta del Muro di Berlino.

Gli intervistati sono stati invitati a esaminare un elenco di nomi e dire quali sono quelli più associati a ‘crimini contro l’umanità’. Adolf Hitler è finito primo, con l’87 per cento dei giovani che lo vedevano in luce negativa. Molto più in basso (sotto Saddam Hussein) è arrivato Joseph Stalin, che il 61 per cento dei giovani ha associato a tali crimini, mentre il 28 per cento di tutti gli intervistati ha ammesso di non aver mai sentito parlare di lui. Il 39 per cento dei giovani ha associato George W. Bush ai crimini contro l’umanità, e il 34 per cento ci ha associato Tony Blair. Percentuali più alte di quelle di Mao Tse-tung (20 per cento) o di Pol Pot (19 per cento). Se questi numeri bassi avessero riguardato figure storiche legate all’Olocausto o al fascismo, avrebbero causato un brontolio. Ci sarebbero state richieste per la creazione di musei e monumenti alle vittime del nazismo e del fascismo. La cifra di sei milioni di ebrei assassinati nell’Olocausto si è giustamente imposta nella nostra coscienza collettiva. Si consideri il recente film ‘Denial’ sul tentativo di David Irving di citare in giudizio la storica americana Deborah Lipstadt per averlo identificato con precisione come negazionista dell’Olocausto”. Non c’è la stessa memoria per i 20 milioni di morti nell’Urss o i 65 milioni di morti causati dagli sforzi per instillare il comunismo in Cina.

“Intellettuali importanti nel corso degli anni hanno considerato gli ‘eccessi’ dei sognatori marxisti come un male necessario. Consideriamo Slavoj Zizek. Questo è un uomo che ha lodato i Khmer Rossi ‘per aver tentato una totale rottura con il passato’ e li ha criticati per essere ‘non abbastanza radicali’ e per non aver ‘in - ventato una nuova forma di collettività’. Mentre i concetti di confini e identità nazionale, erroneamente ritenuti parte di una visione del mondo ‘fascista’, rimangono talmente contaminati da essere inutilizzabili da un pubblico di persone al di sotto dei trent’anni, i concetti di solidarietà e uguaglianza della visione del mondo marxista-comunista hanno ancora un alone. Quello che i loro esponenti intendono in pratica non viene mai chiesto. E’ in questo ambiente marxista che figure come Bernie Sanders e Elizabeth Warren ora si rivolgono al loro crescente pubblico di giovani”.

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