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La Stampa Rassegna Stampa
04.11.2017 Trump in Giappone: la nuova strategia contro il terrore
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Stampa
Data: 04 novembre 2017
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Trump vola in Asia per aumentare la pressione contro la Corea del Nord»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/11/2017 a pag.13 con il titolo "Trump vola in Asia per aumentare la pressione contro la Corea del Nord" l'analisi di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli                 Donald Trump

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Aumentare la pressione sulla Corea del Nord; riaffermare la leadership americana nella regione asiatica, ridefinita e allargata come Indo-Pacific; rilanciare i commerci su una base più equa. Sono i tre obiettivi del presidente Trump nel lungo viaggio cominciato ieri, secondo il suo consigliere per la sicurezza nazionale McMaster. Il capo della Casa Bianca fa sosta alle Hawaii, prima di andare in Giappone, Corea del Sud, Cina, Vietnam per il vertice Apec, e Filippine per il vertice Asean. I temi generali del viaggio sono tre. Il primo è la Corea del Nord, che potrebbe sfidare Trump con un test missilistico durante la sua visita. Su questo punto il presidente chiederà a tutti di aumentare la pressione, per risolvere la crisi nucleare, e sta meditando di inserire Pyongyang nella lista dei Paesi sponsor del terrorismo internazionale. Il secondo è la riaffermazione della leadership americana nella regione, dopo che lo slogan «America First» e l’abbandono dell’accordo commerciale Tpp avevano fatto temere agli alleati la fine del «pivot» verso l’Asia voluto dal predecessore Obama, e una ritirata verso l’isolazionismo. Trump ridefinirà l’area come Indo-Pacific, per allargare le sue dimensioni e favorire il contenimento della Cina. Il termine è stato suggerito alla Casa Bianca da Tokyo, e punta a creare un’alleanza fra le grandi democrazie marittime di Usa, Giappone, India e Australia, come cintura per frenare l’espansionismo di Pechino. Il terzo punto è quello degli scambi equi. Il capo della Casa Bianca sostiene che gli Usa sono stati imbrogliati finora dai partner, e perciò ha denunciato l’accordo Tpp, che secondo lui avrebbe penalizzato l’America e incrementato il suo deficit commerciale. Trump preferisce intese bilaterali, dove il peso di Washington prevale, ma non tutti sono disposti ad accontentarlo. Il premier giapponese Abe è il suo alleato più stretto, ma avendo appena vinto le elezioni è anche più forte. Sui commerci avrebbe preferito conservare il Tpp, mentre sulla Corea appoggia la linea dura e il riarmo degli alleati. La tappa a Seul sarà complicata, perché il nuovo presidente Moon Jae-in non vuole rinegoziare l’accordo sugli scambi, ma soprattutto spinge per una soluzione diplomatica della crisi con Pyongyang. Il suo Paese sarebbe devastato dalla reazione di Kim Jong- un ad un eventuale attacco, e non vuole andare oltre la difesa missilistica Thaad che gli Usa hanno già assicurato. Per capire il livello della tensione, Trump eviterà persino l’abituale visita alla zona demilitarizzata al confine col Nord. A Pechino il presidente troverà il collega Xi molto rafforzato dal successo nel 19esimo congresso, e quindi meno incline a cedere. Lo stesso capo della Casa Bianca, parlando ieri alla Fox, ha detto che non lo presserà troppo sulla questione degli scambi equi, perché «abbiamo un problema più grande chiamato Corea». Quindi Trump dovrebbe rinunciare alla dura retorica usata in campagna elettorale, contro la manipolazione della moneta cinese e le pratiche commerciali ingiuste della Repubblica popolare, per ottenere invece aiuto contro Kim. Tra le altre cose, si aspetta che Pechino interrompa tutti gli acquisti di carbone dal vicino, chiuda i suoi conti bancari, e rimandi a casa i lavoratori nordcoreani, oltre ad applicare le sanzioni Onu e le limitazioni alla vendita del petrolio. In questo quadro, il sostegno per la democrazia e il rispetto dei diritti umani non saranno in agenda. In Vietnam, Trump vuole un bilaterale con Putin, nella speranza che l’inchiesta del procuratore Mueller sulla collusione elettorale con Mosca non lo distragga troppo. Poi punta ad includere Hanoi nella cintura di contenimento della Cina, come le Filippine, dove cercherà di ristabilire l’alleanza con l’imbarazzante Duterte.

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