IC7 - Il commento di Daniele Scalise
Dal 22 al 28 ottobre 2017
Italiani brava gente?
Antisemitismo in Italia
Amo il mio paese e la mia gente. Non amo però le retoriche nazionali, utili spesso e solo a nascondere bugie e a mascherare impudicizie. Il mito di ‘italiani brava gente’ non ha nulla a che fare con l’amore per la propria terra, con l’orgoglio di vivere in un paese democratico pur se pieno di difetti ma è semmai una sorta di autocompiaciuta menzogna che viene spesso e volentieri applicata con troppa disinvoltura. ‘Le leggi razziali del fascismo? Sì, certo, sono state un orrore ma noi italiani non siamo mai stati razzisti. Sai mio nonno (o mio zio, o mio padre a seconda delle versioni e dell’età del dichiarante, n.d.a.) durante la guerra ha salvato decine di ebrei…’ e via scemenze del genere.
Un altro esempio di disegni antisemiti
Gli italiani-brava-gente al momento delle leggi razziali si sono dimostrati diligenti esecutori che, salvo poche e ammirevoli eccezioni, non hanno fatto un gesto per contrastare ma semmai assecondato quella schifezza. Italiani-brava-gente che continuano a tollerare le urla belluine negli stadi, gli slogan antisemiti e le aggressioni verbali rubricandole come ragazzate, roba da tifoseria in fondo innocua. Riprovevoli, certo, ma pure sempre ragazzate. Poi scoppia il caso della Lazio e quella sceneggiata (come l’ha chiamata quel signore di cui non riesco nemmeno a dire il nome) che pretendeva di riparare con un gesto goffo l’immagine della sua squadra di calcio. A Venezia dicono: pezo el tacón del buso, peggio la pezza del buco.
Sono tornato a pensare più volte a quello che recentemente ha scritto Ugo Volli (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=280&id=68016) sulla vicenda – passata sotto silenzio imbarazzato - del gruppo degli otto stati europei che, in testa il Belgio e l’Italia in coda, pretende da Israele il risarcimento per le strutture beduine dichiarate illegittime (e legittimamente smantellate). Strutture a cui gli otto paesi europei avevano offerto un generoso contributo inviando materiali e chissà quant’altro. Pochi giorni prima l’ex premier Renzi si era sbracciato in dichiarazioni di amicizia nei confronti di Israele, sperando di far impallidire il ricordo di ciò che era successo quando un nostro rappresentante aveva permesso che quella cosa inutile che si chiama Unesco dichiarasse la pressoché estraneità dell’ebraismo a Gerusalemme.
Il nostro Paesello aveva insomma contribuito a quella infamità astenendosi, gesto a mio parere ben più sordido di un voto apertamente ostile perché oscenamente vile. I nostri governanti si giustificarono allora dicendo che si era trattato di un meccanismo automatico. Stigmatizzarono. Aggiunsero che non si sarebbe più ripetuto e in effetti il governo Gentiloni e il suo ministro degli Esteri Alfano hanno disposto che il rappresentante del nostro Paese votasse contro la nuova risoluzione dell’Unesco che però ha di nuovo ribadito (questa volta però senza la nostra complicità) quella posizione risibile. Grazie al cielo Israele e gli Stati Uniti siano usciti da quell’organizzazione sbattendo la porta. Attorno a certi tavoli si mangia solo cibo avvelenato, meglio starne lontani.
Ora la vicenda della richiesta di rimborso degli otto paesi europei, Italia compresa. Di chi è la responsabilità? Si è trattato anche questa volta di un automatismo burocratico? Alla prima occasione mi riprometto di chiedere a qualche rappresentante del governo italiano quale sia davvero la politica italiana nei confronti di Israele: amicizia concreta o un continuo ed opaco oscillare? Avevano promesso che dopo la miserevole vicenda dell’astensione italiana all’Unesco ci sarebbero stati più attenti. Anche noi la prossima volta, al momento di andare a voltare, staremo più attenti.
Daniele Scalise
Scrittore, giornalista a Prima Cominicazione, sta per uscire il nuovo libro, sul caso Mortara, forse già a gennaio, presso Longanesi