Riprendiamo da NAZIONE/CARLINO/GIORNO di oggi, 24/10/2017, a pag. 15, con il titolo "Israele, storica svolta nei kibbutz: 'I robot raccoglieranno la frutta' ", il commento di Lorenzo Bianchi.
NEI kibbutz il lavoro e la vita collettiva erano un pilastro dell'etica comune che bandiva la proprietà privata. L'altro architrave, all'occorrenza, era la difesa armata. Erano le cellule del futuro stato di Israele che ora tradiscono tutti i segni del tempo trascorso al punto che il kibbutz Merom Ha-Golan, sta sperimentando un robot capace di raccogliere 10 mila frutti all'ora, mele o arance, dieci volte il bottino di una squadra di persone. Dovrebbe costare 235mila euro.
UN TEMPO essere un membro delle fattorie collettive, concepite nelle società ebraiche di tendenza socialista dell'Europa Orientale, era un nastrino sul petto. «Oggi i giovani non vogliono più lavorare nei campi», ha confidato un membro della comunità di Merom Ha-Golan al quotidiano economico Mammon. Triste parabola delle fattorie collettive nelle quali è passata tutta l'élite della società israeliana, primo fra tutti il premio Nobel per la pace e già presidente Shimon Peres scomparso alla fine dell'anno scorso. Da giovane aveva vissuto a lungo nel kibbutz Geva e aveva fondato la comunità di Alumot. Subito dopo fu chiamato alla guida dei giovani laburisti e poi fu arruolato nelle unità speciali paramilitari dell'Haganah.
NEI KIBBUTZ delle origini era abolito il denaro. Ognuno veniva pagato con i frutti del lavoro nei campi a seconda delle necessità. I bambini erano sempre nelle scuole. Nei tempi eroici non dormivano con i genitori e vivevano con loro solo durante le vacanze. Tutte le decisioni importanti venivano prese dall'assemblea dei membri, i kibbutzim. Il primo insediamento fu Degania, fondata nel 1909 sul lago di Tiberiade. Nei decenni tutto è cambiato. Il declino è cominciato con la nascita dello stato ebraico. La crisi di vocazioni e la concorrenza dei privati ha costretto le 'fattorie' a ricorrere a manodopera salariata (prima palestinese poi asiatica) e ad occuparsi perfino della lavorazione di materie plastiche e di elettronica. Nel 2010 i kibbutz hanno coperto il 9 per cento della produzione industriale e il 40 per cento di quella agricola.
IN QUESTO contesto la startup FFRobotics di Avi Kahani ha messo a punto il robot che raccoglie i frutti sugli alberi. E' un trattore molto simile a un polipo dal quale partono quattro braccia bioniche dotate di telecamere che stabiliscono, grazie a un algoritmo, se il frutto è maturo e se deve essere colto. Una macchina analoga è stato sperimentata anche negli Stati Uniti per tre anni dalla Abundant Robotics e dovrebbe entrare in produzione nell'autunno del 2018. Avi Kahani sta già guidando la sua creatura fra i filari di Merom Ha-Golan ed è convinto che permetterà anche di ridurre al minimo gli scarti di frutti. L'epopea delle origini è svanita.
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