Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 24/10/2017, a pag. 3, l'editoriale "Corbyn non cena per Balfour".
Jeremy Corbyn a una manifestazione contro Israele con bandiere di Hezbollah
Il rifiuto di Jeremy Corbyn, leader del laburismo inglese, a partecipare alla cena di Londra per il centenario della dichiarazione Balfour è la conferma di ciò che molti hanno sempre sospettato e intuito (per l’occasione il premier israeliano Benjamin Netanyahu sarà nella capitale britannica per ringraziare l’Inghilterra di quel dono fatto nel 1917 al popolo ebraico). L’antipatia verso Israele di Corbyn e altri pezzi importanti della sinistra occidentale va ben oltre l’ostilità verso gli “insediamenti” israeliani, come ripetono i dirigenti della sinistra laburista. Corbyn e compagni vorrebbero che Israele non fosse mai nato. Il leader di Momentum viene spesso indicato sulla questione israeliana come il teppista, il piromane.
Ma il rifiuto di Corbyn di sostenere pubblicamente il diritto di Israele a esistere è in verità abbracciato da una parte consistente dell’élite britannica. Si tratta di funzionari governativi, parlamentari, registi, giornalisti, intellettuali, accademici, capi delle organizzazioni non governative, leader delle chiese. L’Inghilterra svetta in Europa per il boicottaggio accademico di Israele. I suoi attori sono spesso in prima fila nel firmare petizioni contro “il sionismo”. I suoi giornali ospitano le vignette più violente contro i dirigenti israeliani. Sarebbe bello se il rifiuto di Corbyn fosse il parto della mente di folle guevarista fuori tempo massimo. In realtà, il corbinismo intellettuale è dentro al mainstream britannico, è l’espressione delle “chattering classes”, le classi scriventi e parlanti del Regno Unito.
Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante