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Informazione Corretta Rassegna Stampa
23.10.2017 'La notte della rabbia', di Roberto Riccardi
Recensione di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 23 ottobre 2017
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «'La notte della rabbia', di Roberto Riccardi»

La notte della rabbia
Roberto Riccardi
Einaudi Stile Libero BIG
Euro 18,00

Risultati immagini per La notte della rabbia

“Dopo un’occhiata sommaria gli indicarono di proseguire a sinistra, quasi tutti finivano dalla parte opposta. Non lo sapeva ancora, lui andava a vivere e loro a morire”.

C’è la fedeltà all’arma, c’è il rispetto per la Memoria dei sopravvissuti alla Shoah, c’è la fiducia incrollabile per l’essere umano colto nelle mille sfaccettature di una vita che dona gioie ma anche dolori. C’è tutto questo e molto altro nell’ultimo romanzo di Roberto Riccardi che con “La notte della rabbia” pubblicato da Einaudi nella collana Stile Libero BIG raggiunge il punto più alto della sua carriera letteraria. Colonnello dell’arma e direttore responsabile della rivista “Il carabiniere” fino al 2014, Roberto Riccardi, che ha svolto mansioni operative in diverse regioni d’Italia oltre che nei Balcani, alterna nella sua produzione artistica romanzi noir a libri che affrontano con straordinaria capacità introspettiva il tema della Shoah. Fra questi “Sono stato un numero. Alberto Sed racconta” (Giuntina) vincitore del premio Acqui Storia nel 2009, “La farfalla impazzita” (Giuntina) in cui l’autore dà voce ai sopravvissuti alla Shoah e “La foto sulla spiaggia” (Giuntina) un romanzo commovente in cui ritorna il tema dello sterminio ebraico declinato nella storia intima di un amore adolescenziale. Dal 2012 al 2015 pubblica con la casa editrice e/o thriller che incatenano il lettore alla pagina portandolo a conoscere le gesta di infiltrati che combattono il narcotraffico (Undercover. Niente è come sembra), il conflitto avvenuto in Bosnia alla fine del ventesimo secolo (Venga pure la fine), i collaboratori di giustizia e gli intrighi della mafia e della ‘ndrangheta (La firma del puparo) attraverso le gesta del tenente dei carabinieri Rocco Liguori, una figura indimenticabile la cui evoluzione interiore Riccardi delinea con magistrale arte narrativa.

Dopo il saggio “Il prezzo della fedeltà” (Mondadori) dedicato al sacrificio del brigadiere Giuseppe Giangrande vittima dell’attentato a Palazzo Chigi il 28 aprile 2013 durante il servizio di sorveglianza in occasione dell’insediamento del governo Letta, Roberto Riccardi torna nelle librerie con un romanzo folgorante, “La notte della rabbia, un noir dai colori forti che regala al lettore una polifonia di voci e di emozioni struggenti. Siamo a Roma negli anni Settanta in quel decennio che nella memoria collettiva si ricorda come “gli anni di piombo”. E’ l’epoca degli attentati: la strage di Piazza Fontana, quella della stazione di Bologna, il rapimento del magistrato Sossi e di Moro da parte delle Brigate Rosse. In questo clima incandescente, sconvolto dal terrorismo, dove le persone stanno perdendo fiducia nelle istituzioni Riccardi ci porta nel covo delle Squadre d’Azione Proletaria, una delle sigle del terrorismo rosso (in parte inventata) per raccontare del rapimento del professor Marcelli, consulente del governo, “la mente illuminata a cui si doveva la proposta di riforma della legge penale” che prevedeva un inasprimento delle pene per i terroristi.

Dopo l’agguato che lascia sul terreno un carabiniere venuto dal Sud, Rosario Greco, il più giovane di tutto il reparto, addetto alla scorta del professore, viene chiamato il colonnello Leone Ascoli, capo del Nucleo Antieversione dei Carabinieri, a seguire quella delicata indagine coadiuvato dal giudice Tramontano, un magistrato rigoroso e onesto con l’unica debolezza per la buona cucina. Il colonnello Ascoli, una delle figure più riuscite del romanzo, è un uomo schivo che racchiude nel cuore un dolore irrisolto: deportato ad Auschwitz con la famiglia ha visto morire la mamma e le sorelle “spazzate dal vento come foglie d’autunno quando negli occhi, negli anni, avevano la primavera” e senza l’aiuto del Bepi, un detenuto politico appartenente alla Resistenza, anche lui sarebbe morto colpito dalla pallottola di uno degli aguzzini del campo, Helmut Brandauer, l’uomo dagli occhi di ghiaccio che dopo la guerra ha beffato gli Alleati facendo perdere le sue tracce. Sul braccio il numero di matricola A-5786 e nella mente i ricordi che riaffiorano del lager con le violenze subite e le crudeltà cui è stato costretto ad assistere non gli consentono di dimenticare l’orrore del campo di sterminio. Arruolarsi nell’Arma è stato un modo per tornare a dare un senso alla sua vita e dopo trent’anni di fedeltà ad un ideale di giustizia e molte operazioni condotte con successo Leone si appresta ad affrontare una nuova difficile sfida: liberare il professor Marcelli ostaggio dei terroristi per restituirlo all’affetto dei suoi cari.

Se la dinamica del rapimento di Marcelli ci fa rivivere l’agguato a Moro, la figura di Leone Ascoli, magistralmente ritratta da Riccardi, richiama alla mente il temperamento determinato del generale Carlo Alberto dalla Chiesa e, al tempo stesso, nel racconto degli orrori del lager ritornano le vicende vissute da Alberto Sed, ebreo romano sopravvissuto ad Auschwitz. L’autore rivela un’abilità fuori dal comune nel tenere le fila di una trama serrata, conservando sempre alta la tensione del lettore che resta inchiodato alla pagina grazie a una prosa piena di ritmo e di suspense. La vicenda si sposta, a capitoli alterni, dal covo dei terroristi - dove incontriamo giovani pieni di rabbia, imbevuti di ideologie deliranti e altri che invece non sono convinti che togliere la vita a un essere umano contribuisca a migliorare il mondo - agli uffici dove lavorano gli investigatori dell’arma che si dedicano con pazienza a lunghi appostamenti incuranti della sete o della fatica, che perdono la vista in archivio per individuare un nome o un indirizzo utili per le indagini. Riccardi rivela un talento narrativo indiscusso nel dare risalto e spessore psicologico a tutti i personaggi cogliendo di ciascuno le emozioni più profonde e descrivendo con rara sensibilità le relazioni personali e familiari, senza distinzione fra personaggi principali o secondari. Ecco allora il brigadiere Panetta alle prese con una testimone dell’agguato, la scrittrice Lucia Rivelli, dare fondo a tutta la sua pazienza “…Ma dico io, con tutti gli incarichi possibili, proprio questo mi doveva capitare? Una scrittrice con la spocchia della filosofa?”, oppure l’appuntato Berardi, autista fidato del colonnello che a casa deve fare i conti con un figlio in crisi adolescenziale, oppure il maresciallo Florio che troppo orgoglioso per chiedere una raccomandazione non è riuscito a superare il concorso per ufficiale, o ancora il capitano Fontana che non si rassegna a una giovane vita spezzata, quella del giovane Greco, perché “gli anni rubati erano gioielli sottratti alla cassaforte del tempo”, oppure Nadia che si rende conto di aver commesso un errore scegliendo la lotta armata e ora non ha più alcun obiettivo nella vita e “…..sognava solo di tornare da suo padre, nella casa dove per anni si era adattato a vivere, risparmiando all’osso pur di farla studiare. Ci sarebbe andata di corsa a dirgli che non aveva mai smesso di amarlo. Ma ormai era tardi!”

Riccardi ci conduce nelle stanze del potere per raccontare gli intrighi della politica, le ambizioni e il cinismo di alte figure del governo che ambiscono al fallimento delle indagini per mire di carriera, la mediocrità di un generale dell’arma pronto ad utilizzare informazioni riservate per scalare i vertici del potere e diventare prefetto di Roma. Un mondo corrotto, sin troppo simile a quello attuale. Nel romanzo non manca la contrapposizione fra i servizi segreti dei paesi occidentali e quelli del blocco orientale e qui fa la comparsa l’ex SS Helmut Brandauer, agente della Stasi, il temibile servizio di sicurezza della DDR, che da qualche tempo risiede in una lussuosa villa romana. Per una incredibile casualità del destino che non sveliamo al lettore, Leone Ascoli, l’ebreo scampato al campo di sterminio, e Helmut Brandauer, l’aguzzino dagli occhi di ghiaccio si confronteranno in un duello senza esclusione di colpi, giocando a carte scoperte per l’ultima volta.

Prevarrà la vendetta del deportato o il dovere dell’ ufficiale dell’Arma? Sarà liberato il professor Claudio Marcelli o cadrà sotto il fuoco dei terroristi delle Sap? Lasciamo intatto il piacere della lettura e non riveliamo altri particolari di una trama serrata e avvincente che cattura il lettore incatenandolo alla pagina sino ad un epilogo calato nella realtà, non consolatorio ma che apre uno squarcio di speranza nel potere salvifico della Memoria per ogni uomo che sappia fare tesoro degli errori del passato. Riccardi non commenta, non giudica le azioni dei suoi personaggi ma prende per mano il lettore offrendogli in ogni snodo del racconto molti spunti di riflessione. Con una cifra linguistica semplice ma diretta e con grande equilibrio e maturità letteraria l’autore orchestra il filo della narrazione consegnandoci un romanzo di valore su tutto ciò per cui vale la pena vivere.

“I carabinieri possiedono regole, barriere forgiate col metallo della disciplina che li aiutano a compiere il loro dovere senza sbandare. Non bastano a imbrigliare i sentimenti, attraverso quegli steccati l’umanità passa tutta intera”

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Giorgia Greco


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