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Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


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La Repubblica Rassegna Stampa
23.10.2017 Mohammed Bin Salman: qualcosa sta cambiando in Arabia Saudita?
Analisi di Francesca Caferri

Testata: La Repubblica
Data: 23 ottobre 2017
Pagina: 15
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Effetto 'Mbs', il principe saudita che vuole guidare il Medio Oriente»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 23/10/2017, a pag.15, con il titolo "Effetto 'Mbs', il principe saudita che vuole guidare il Medio Oriente" l'analisi di Francesca Caferri.

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Francesca Caferri

Chi sbarca a Riad in questi giorni è autorizzato a pensare che l’Arabia Saudita abbia un nuovo re: nelle strade il volto dell’erede al trono Mohammed Bin Salman è ovunque. Sui palazzi delle strade principali, nelle vetrine dei negozi: il 23 settembre, giorno della festa nazionale, occupava buona parte dei 99 piani della Kingdom tower, l’edificio più alto della capitale. Accanto al principe spesso compare il padre, il re Salman: ma sempre più di frequente l’immagine dell’anziano monarca lascia spazio a quello del figlio. I manifesti raccontano quello che qui tutti sanno già: a 32 anni, Mohammed Bin Salman è pronto a diventare il primo re che non è figlio dell’uomo che nel 1932 creò l’Arabia Saudita, Abdel Aziz Al Saud. Nonché il primo negli ultimi vent’anni a salire al trono ben prima degli 80 anni.

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Mohammed Bin Salman

LA NUOVA ARABIA Passato dall’anonimato alla ribalta tre anni fa, quando il padre è salito al trono, MBS, come tutti lo chiamano, è per molti versi ancora un mistero. Della sua vita privata si sa pochissimo: ha una moglie che non è mai apparsa in pubblico, due o tre figli e la fama di amante del lusso sfrenato. Si circonda di una cerchia ristretta di amici e confidenti, fra cui il fratello minore Khalid, oggi ambasciatore a Washington, l’emiro di Dubai sceicco Mohammed Al Rashid Bin Maktoum e una serie di consulenti americani. Il lato pubblico del personaggio invece è noto: chi ancora non lo conoscesse avrà la possibilità di farlo da domani quando a Riad arriveranno i nomi più importanti dell’economia e della finanza internazionale, i gestori dei principali fondi di investimento e personaggi come la presidente del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, il ministro dell’Economia italiano Pier Carlo Padoan, Tony Blair, Nicolas Sarkozy e Thomas Barrack, uno dei più fidati consiglieri di Donald Trump. Scopo dell’incontro, voluto dal principe, è presentare la “nuova” Arabia Saudita, il Paese moderno, dinamico, aperto all’innovazione che MBS ha delineato in “Vision 2030”, il piano di riforme economiche che punta a rivoluzionare la nazione più conservatrice del mondo. Privatizzazioni, energie pulite, opportunità per i giovani e per le donne, a cui il re ha da poco concesso il diritto di guida dopo 30 anni di battaglie.

LA RAPIDA ASCESA Il successo di “Vision 2030” è vitale per l’ascesa dell’erede che, con tutta probabilità, sarà già re al momento del previsto viaggio negli Stati Uniti, a inizio 2018: alla Casa Bianca Mohammed Bin Salman si presenterà come il volto nuovo del Medio Oriente, un leader giovane e ambizioso, arbitro dei destini della Siria, disposto a tendere la mano agli sciiti iracheni di Moqtada al Sadr ma a nessun compromesso con l’arcinemico Iran e con i suoi presunti alleati in Yemen e Qatar. Sui piani di MSB, tuttavia, c’è una nuvola gigantesca: il crollo del prezzo del petrolio, dimezzato negli ultimi due anni, rischia di mettere in ginocchio l’economia saudita, che da esso dipende per oltre l’80% e di minare alle basi un regno che non è neanche iniziato. Per questo MBS ha bisogno di diversificare l’economia saudita: e di avere dalla sua la finanza internazionale.

ARRESTI E APERTURE Non è un caso che nelle retate di arresti degli ultimi mesi ci siano i più noti critici delle riforme. «Re Salman vuole essere certo che quando lascerà il trono non ci saranno problemi. Ma sa che molte persone nella famiglia reale non sono d’accordo con il suo piano», spiega Hadi Fatallah, analista del Carnegie Endowement Center. Questo spiega perché qui in Arabia Saudita la tensione sia altissima: liberali e conservatori che avevano eletto Twitter a tribuna di discussione sono stati arrestati o costretti a tacere. Le donne che per anni si sono battute per il diritto di guida hanno celebrato la vittoria in semi-silenzio: nei giorni precedenti all’annuncio erano state avvertite di non parlare con la stampa. E nuove ondate di arresti sono attese in ogni minuto. Così nella strade della capitale si respira un’atmosfera irreale: tutti aspettano qualcosa, molti pensano che sarà positiva, altrettanti hanno paura. Da fuori intanto il mondo guarda a Riad e a MBS. Buio o radioso che sia, il futuro del Medio Oriente oggi passa (anche) dalle sue mani.

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