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Shoah: quanto hanno speculato i notai francesi sulle proprietà ebraiche arianizzate Intervista con Vincent le Coq e Anne Poiroux (Traduzione di Angelo Pezzana) Vincent Le Coaq insegna legge dal 2.000, dopo essere stato avvocato per dieci anni. Anne-Sophie Poiroux, dopo avere esercitato la professione di notaio, è oggi avvocato. “Nel 2015 abbiamo pubblicato il libro “ Notai sotto l’Occupazione(1940-1945): chi ha espropriato gli ebrei”. Fino a quel momento la collaborazione dei notai con il governo di Vichy e il loro ruolo nel derubare le proprietà degli ebrei non era conosciuto. Nel libro analizziamo il loro ruolo centrale nella arianizzazione nel settore dell’economia e la protezione che hanno ricevuto dal governo democratico dopo la liberazione della Francia nel 1944.
“ L’arianizzazione’ economica fu graduale, organizzata sia dai tedeschi che dai francesi. Il primo atto discriminatorio – lo ‘statuto degli ebrei’- fu una iniziativa decisa da Vichy, mentre l’arianizzazione partì inizialmente dalla Germania con dei decreti applicati solo nel nord della Francia sotto il regime tedesco. Dal 22 luglio 1941 si estese anche alla Francia del sud, non ancora occupata. “ Prima della guerra, dei trasferimenti di proprietà se ne occupavano notai e avvocati. Erano i notai però a collaborare strettamente con il governo di Vichy, che decise di affidare solo a loro tutte le pratiche di arianizzazione. “Conosciamo in modo approssimativo quante imprese ebraiche e proprietà immobiliari vennero arianizzate. A Parigi e località limitrofe vennero registrate 31.000 pratiche di vendita. 11.000 nelle restanti zone occupate e 7-8.000 al sud. Ma non tutte le vendite risultano registrate. Su un totale di 6,607 notai in Francia nel 1939, solo 10 erano ebrei,un indicatore di come la professione era sbarrata agli ebrei. “I notai non erano soltanto una lobby al servizio del monopolio di arianizzazione di Vichy, suggerivano anche i cambiamenti legali per rendere più veloci le procedure. Dal 1939 al 1942 il loro giro di affari aumentò da 712 milioni di franchi a più di 1 miliardo e 300 milioni. Il clienti ebrei, non fidandosi più delle banche, depositavano il denaro presso di loro. Non sappiamo quanto di quel denaro sia stato poi confiscato negli studi notarili. “Dopo il 1942 molti potenziali acquirenti cominciarono a prevedere che la Germania sarebbe stata sconfitta. Da quel momento divenne difficile la vendita delle proprietà arianizzate. I notai si lamentavano per la flessione dei loro redditi, tanto che il governo di Vichy gli consentì di alzare i loro tariffari, una misura illegale che però non produsse alcuna condanna. “Nel 1944 la Francia tornò a essere una repubblica democratica. Le tariffe che i notai praticavano alle vendite delle proprietà arianizzate degli ebrei vennero considerate legali. Nel 1945 il governo francese aumentò le tariffe dei notai del 30%, per compensarli della perdita della vendita consentita dalle leggi antisemite di Vichy delle proprietà ebraiche. “La repubblica espulse molti collaboratori in diverse professioni, ma il ministero della giustizia affidò all’ordine dei notai di decidere indipendentemente chi doveva essere indagato. L’ordine dei notai dichiarò che nessuno dei suoi membri aveva collaborato con il nemico. Ovviamente una falsità. “Gli archivi sulle relazioni fra il ‘Commissariato Generale di Vichy sugli Ebrei’ (CGQJ) e i notai erano accessibili ai ricercatori che appartenevano all’ordine dei notai. A chi voleva investigare gli elenchi delle proprie espropriazioni, il responsabile notarile opponeva il segreto professionale. Non solo per proteggere la professione, ma anche la reputazione delle famiglie. Una attitudine all’opposto dei loro comportamenti durante l’arianizzazione, dove nessun notaio si era mai richiamato al segreto professionale. Alla domanda di come il loro libro fosse stato accolto, Le Coq e Poiroux hanno risposto che, a parte una presentazione al Memoriale della Shoah di Parigi, in Francia era stato largamente ignorato. Ancora oggi, i notai pretendono di avere opposto una nascosta resistenza durante la guerra.
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