mercoledi` 25 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa - Il Foglio Rassegna Stampa
17.10.2017 Austria: le prospettive dopo le elezioni
Cronaca di Letizia Tortello, commento di Paola Peduzzi

Testata:La Stampa - Il Foglio
Autore: Letizia Tortello - Paola Peduzzi
Titolo: «Il dilemma del presidente Verde. Austria ostaggio dei nazionalisti - Dopo il voto d’Austria»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/10/2017, a pag. 14, con il titolo "Il dilemma del presidente Verde. Austria ostaggio dei nazionalisti" la cronaca di Letizia Tortello; dal FOGLIO, a pag. 4, con il titolo "Dopo il voto d’Austria", il commento di Paola Peduzzi.

Il FATTO QUOTIDIANO titola, a pag. 14, "Kurz e la pazza idea di fare un governo 'intollerante' ". E' tipico di chi non ha argomenti tacciare di intolleranza le opinioni opposte prima ancora che vengano messe alla prova dei fatti. Si tratta, quindi, di un titolo fazioso, degno di una testata come il Fatto Quotidiano.

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Letizia Tortello: "Il dilemma del presidente Verde. Austria ostaggio dei nazionalisti"

Risultati immagini per letizia tortello la stampa
Letizia Tortello

Immagine correlata
Sebastian Kurz

Sui manifesti di Sebastian Kurz ieri, di prima mattina, il comitato elettorale aveva già appiccicato la scritta «Danke!», grazie. Agli austriaci. Che hanno colorato la Repubblica delle Alpi di una marea turchese. Il voto di domenica ha incoronato vincitore il ministro degli Esteri uscente, il 31enne leader dei popolari, con oltre il 31%. A lui, il presidente della Repubbica Alexander Van der Bellen affiderà l’incarico di formare un governo. Ma non prima di venerdì, perché vuole vedere i risultati definitivi, comunicati giovedì: socialdemocratici e destra nazionalista sono ancora testa a testa. Mancano le schede del voto per corrispondenza.

Quel che è certo è che il populista Heinz-Christian Strache, capo dell’Fpö, è il vero «Königsmacher», il king maker della partita. Ha eguagliato il risultato di Haider del 1999, e cresciuto di 5 punti. Tutti devono fare i conti con lui. Un politico ripulito in tempo, vicino in passato alle confraternite studentesche dell’estrema destra nazista, fotografato a fare allenamenti paramilitari nei boschi, che lui liquida come semplice «paintball», e saluti con il braccio alzato («Stavo solo ordinando tre birre», dice).

Quanto sarà disposto a tollerare Van der Bellen? A dicembre scorso aveva vinto le presidenziali contro il compagno di partito di Strache, Norbert Hofer, evitando che il Paese finisse nelle mani dei populisti xenofobi ed euroscettici. Oggi si trova uno scenario opposto. Anche il presidente della Commissione Ue Junker ha fatto sapere di auspicare un «governo pro-europeo». Ma Van der Bellen non può ignorare il successo dell’ Fpö. Toccherà a Kurz trovarsi la coalizione più solida. Tutti gli scenari sono aperti. Socialdemocratici e «blu» dell’Fpö sono disposti a parlare con tutti.

L’alleanza più probabile è quella tra le destre. Ma significherebbe consegnare il Paese a una politica muscolare su migranti e con la Ue, cosa che Van der Bellen vuole evitare. Strache, che potrebbe diventare vicecancelliere, ha promesso ai suoi elettori referendum sui temi caldi; uno di questi potrebbe essere l’euro. D’altra parte, però, un terzo degli austriaci ha votato per lui. Un doppio salto carpiato rispetto a meno di un anno fa, quando l’Austria scelse lui, un presidente della Repubblica verde e di sinistra. Per un destino schizofrenico, oggi, il partito dei Verdi pare non entrare nemmeno in parlamento (ieri sera era al 3,9, la soglia per il Nationalrat è del 4%). I socialdemocratici del cancelliere uscente Kern hanno tenuto grazie a Vienna «la rossa». E il suo sindaco già frena: no al governo con l’Fpö.

IL FOGLIO - Paola Peduzzi: "Dopo il voto d’Austria"

Immagine correlata
Paola Peduzzi

Milano. Un millennial conservatore, Sebastian Kurz, diventerà con tutta probabilità il cancelliere austriaco: il suo partito, l’Övp, ha vinto le elezioni di domenica, con quasi il 32 per cento dei voti e un incremento di consensi dell’8 per cento circa. Kurz, il trentunenne ragazzo magico della politica austriaca, sarà il più giovane leader del mondo – i giornali sono zeppi di commenti sulla giovane età, sull’università lasciata per entrare in politica, sull’ascesa straordinaria, sulla fidanzata che sembra una ragazzina – e dovrà cimentarsi, come prima incombenza, nella formazione del governo. In questo 2017 costellato di molti appuntamenti elettorali, in ogni urna abbiamo cercato di capire lo stato di salute dell’Europa, dopo il trauma della Brexit e quello dall’altra parte dell’Atlantico di Donald Trump.

Il voto austriaco non fa eccezione, e come primo elemento bisogna sottolineare che la capacità di formare governi stabili e credibili è tornata a essere un’arte essenziale. Gli olandesi, che hanno votato a marzo, faranno il governo la settimana prossima; i tedeschi, che hanno votato a settembre, hanno appena iniziato i colloqui: secondo le indiscrezioni, sono coinvolti più di cinquanta negoziatori, per provare a formare la coalizione Giamaica, con conservatori, liberali e verdi; Theresa May, premier britannico, a giugno si trovò costretta a fare un accordo con il partito nordirlandese Dup senza il quale non aveva più la maggioranza parlamentare: l’effetto di questo patto ha ripercussioni sul negoziato-madre che monopolizza l’Europa: quello della Brexit. Ora tocca anche all’Austria: stando ai numeri, con tutta probabilità il presidente, il verde Alexander Van der Bellen, che nell’autunno dello scorso anno regalò la prima buona notizia antipopulista del 2016 arginando l’avanza - ta del candidato antieuropeo populista, darà il mandato di formare il governo a Kurz. E con tutta probabilità il primo interlocutore del giovane conservatore sarà proprio il partito populista Fpö, che ha ottenuto un ottimo risultato al voto. Secondo gli ultimi conteggi elettorali – che comprendono i voti postali – l’Fpö di Heinz-Christian Strache sono arrivati terzi, sorpassati di un soffio dai socialdemocratici dell’Spö. Nel testa a testa tra i due partiti c’è un sunto della politica austriaca e un po’ di quella europea: la grande coalizione socialdemocratici-conservatori che ha guidato il paese nell’ultimo decennio ha ottenuto nel complesso più voti rispetto all’ultima tornata elettorale.

L’Övp è andato benissimo, ma l’Spö ha tenuto, sventando quella catastrofe elettorale che molti davano per certa. Però non si può interpretare il dato complessivo come una conferma di fiducia degli austriaci nei confronti della grande coalizione: la campagna elettorale è stata brutale tra i due partiti che già vivevano una coabitazione scomodissima e che per mesi hanno sottolineato le loro inconciliabilità. Semmai entrambi, anche i socialdemocratici proprio ieri, hanno aperto alla possibilità di governare con l’Fpö. I populisti dunque: l’elezione conferma la forza di questo partito, il risultato è leggermente più basso di quello ottenuto nel 1999 (allora c’era Jörg Haider che andò al governo con i conservatori e ci restò sette anni) ed è molto più basso di quello che l’aspirante presidente Norbert Hofer prese al primo turno delle presidenziali l’anno scorso (il 35 per cento).

I flussi elettorali mostrano però una tendenza: i conservatori hanno preso voti all’Fpö, l’Fpö ha preso voti ai socialdemocratici, che hanno preso voti dai Verdi, che sono gli sconfitti di questa tornata elettorale, e non superano la soglia di sbarramento. Ora il “Wunderwuzzi” Kurz deve prima di tutto badare che l’Spö non lo scavalchi nei negoziati con i populisti – anche se tecnicamente è il presidente che dà il mandato delle esplorazioni. Poi Kurz deve badare all’Fpö stesso che, all’inizio degli anni Duemila finì per subire il potere dei popolari più che influenzarlo, si divise al suo interno e per molto tempo restò non irrilevante, ma quasi. Ora invece, forte dell’ondata populista che all’Europa fa sempre un effetto paralizzante e approfittando della (presunta) inesperienza di Kurz, l’Fpö punta già a tre ministeri – l’Interno, la Giustizia e gli Esteri, con lo stesso Nobert Hofer – e a costringere l’Övp a una politica intransigente in Europa (il governo polacco ha festeggiato il “nuovo alleato austriaco” nella lotta a Berlino e alla politica di apertura all’immi - grazione, e tutto il gruppo Visegrad gongola). Kurz è già un falco sulla questione dei migranti, al punto che c’è chi dice che abbia già di fatto assimilato l’Fpö. Ma gli spazi all’estremo sono ampi, ci sono vari livelli di chiusura, e i commentatori inglesi fanno un paragone che potrebbe rivelarsi calzante: Kurz sta all’Fpö come David Cameron, ex premier inglese, stava ai conservatori euroscettici. Sotto pressione, si possono fare errori irrimediabili.

Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
La Stampa 011/65681
Il Foglio 06/589090
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti

 

 


direttore@lastampa.it
lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT