Riprendiamo dal SOLE24ORE DOMENICA di oggi, 15/10/2017, a pag.29, con il titolo "Il miracolo dei libri nel ghetto", la recensione di Giorgio Dell'Arti.
Giorgio Dell'Arti
La copertina (Newton Compton ed.)
Kaczerginski Shmerke. Kaczerginski, figlio di un facchino, cresciuto in una delle strade più povere di Vilnius, vide i genitori morire di inedia nel 1915. Durante il periodo in cui visse nel ghetto, rubò dei libri dal deposito in cui i nazisti tenevano i tesori razziati per impedire che venissero bruciati e spediti in Germania. Diventò così abile nel contrabbandare libri che continuò a farlo anche sotto il dominio sovietico. Tuttavia, prima di rischiare la vita per i libri, era stato un lettore, e poi uno scrittore, un editor e un editore.
Vilnius. Vilnius aveva 193mila abitanti. Di questi, il 28,5% erano ebrei. Per numero, quella di Vilnius era la quarta comunità ebraica della Polonia (dopo Varsavia, Lodz e Leopoli).
Tedeschi. I tedeschi attaccarono l'Unione Sovietica, il 22 giugno del 1941, e due giorni dopo erano a Vilnius.
Cronaca. «Nove del mattino: alcuni gruppi di ebrei vengono portati via. Sono tutti imbottiti; indossano diversi cappotti, trascinano delle valigie, trasportano le loro cose sulle carrozzine dei bambini. L'immagine è tremenda. I cani, come se presentissero qualcosa, abbaiano e ululano; si congedano pertanto dai loro vecchi padroni... Due del pomeriggio: la gente dice che entrare nel ghetto equivale a calarsi nelle tenebre. In migliaia sono in fila in attesa di essere rinchiusi in gabbia. Le persone vengono spinte, cadono a terra con i loro bagagli, e le urla arrivano fino al cielo. La funebre camminata è durata per ore» (la cronaca del giorno in cui gli ebrei di Vilnius furono radunati dai nazisti nel ghetto, redatta da Herman Kruk, direttore della Biblioteca Grosser. Il registro si interrompe nel momento in cui Kruk in persona viene condotto nel ghetto).
Biblioteca. L'esistenza di una biblioteca del ghetto fu in gran parte il risultato del caso; la biblioteca della Società per l'illuminismo ebraico (Hevrat Me tse Haskalah) si trovò per una coincidenza entro i confini di quello che i tedeschi definivano ghetto numero 1, al numero sei di via Strashun. La biblioteca della Società per l'illuminismo ebraico conteneva principalmente opere di narrativa e letteratura educativa, per lo più scritte in russo e in polacco. All'interno non vi erano né rarità, né tesori: era, infatti, una semplice biblioteca civica con una collezione di quarantacinquemila volumi. Kruk all'inizio pensò che il suo compito fosse salvare la collezione finché la guerra non fosse finita. Tuttavia, quando il 15 settembre 1941 la biblioteca iniziò a concedere in prestito dei volumi selezionati, gli abitanti del ghetto «si lanciarono sui libri come degli agnelli assetati [...] Nemmeno gli orribili eventi a cui avevano assistito riuscivano a fermarli. Non riuscivano ad abbandonare la parola stampata». Kruk definì il fenomeno come «il miracolo del libro nel ghetto».
Libri. La biblioteca del ghetto, al numero 6 di via Strashun, non solo era aperta, ma riceveva anche molte richieste. Il numero di lettori registrati addirittura crebbe nell'ottobre 1941, il mese più sanguinoso nel ghetto, tanto che passarono da 1.492 a 1.793. La biblioteca concesse in prestito 7.806 libri, con una media di 325 volumi al giorno. Nel frattempo, dietro il banco prestiti, lo staff catalogò 1.314 scritti.
Lettori. In un rapporto stilato nell'ottobre del 1942, dopo più di un anno di attività, Kruk presentò analisi e statistiche. La biblioteca contava duemilacinquecento lettori registrati, più del doppio del periodo prebellico, quando apparteneva alla Società per l'illuminismo. I lettori erano giovani: il 26,7% aveva meno di quindici anni, e il 36,7% un'età compresa tra i quindici e i trent'anni. I residenti del ghetto chiedevano in prestito per lo più romanzi: la narrativa costituiva il 78,3% dei prestiti, la letteratura per l'infanzia il 17,7%, e la saggistica solo il 4 per cento.
Opere. Per quanto riguardava la letteratura occidentale, le opere più ambite erano i polizieschi di Edgar Wallace, Via col vento di Margaret Mitchell e i romanzi tedeschi di Vicki Baum; Kruk, tuttavia, lamentava il fatto che nessuno chiedesse in prestito opere di Flaubert e Gorky, e che in pochissimi richiedessero i testi di Dostoevskij e di Romain Rolland.
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