Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 13/10/2017, a pag. 23, con il titolo "I peshmerga schierati sul confine", la cronaca di Luca Geronico.
Luca Geronico
Pershmerga kurdi
“Non intendiamo utilizzare il nostro esercito per combattere il nostro popolo o per fare la guerra contro i nostri cittadini curdi o altri», ha voluto rassicurare il premier iracheno Haider al Abadi. Smentite, così, le voci di una prossima operazione militare contro le milizie peshmerga nella regione del Kurdistan e in aree contese, come Kirkuk. Una minaccia percepita come reale e imminente se ieri gli stessi peshmerga hanno interrotto per alcune ore le strade che collegano Erbil con Mosul. Nelle stesse ore, incontrando i leader tribali nella provincia occidentale dell'Ambar, il premier Abadi affermava che è suo dovere «preservare l'unità del nostro Paese, attuare la Costituzione e proteggere i cittadini e le forze nazionali». Una frenata, rispetto alle voci di un attacco imminente, ma il premier iracheno ha precisato che Baghdad intende inviare nella stessa Kirkuk propri rappresentanti per individuare jihadisti del Daesh che si nasconderebbero nella città controllata dalle milizie curde. «Chiediamo - ha detto Abadi - la collaborazione delle autorità curde per individuare queste persone, che hanno commesso crimini e vanno punite secondo la legge irachena».
Dichiarazioni che non nascondono la crescente tensione a quasi tre settimane dal referendum indipendentista svoltosi nel Kurdistan iracheno e nelle aree contese. Voci di un imminente attacco delle forze governative irachene e delle loro alleate milizie della Mobilitazione popolare (Hashid Shaabi) in Kurdistan e nelle regioni contesesi erano diffuse mercoledì sera. Il governo della Regione autonoma aveva replicato dichiarando di ritenere Abadi «responsabile per ogni disputa o violenza che potrebbe scoppiare nelle aree contese». Kirkuk, abitata da una popolazione curda, araba e turcomanna e sede dei secondi più importanti giacimenti petroliferi di tutto l'Iraq, non fa parte della regione del Kurdistan, ma è occupata dal 2014 dalle milizie peshmerga. Schermaglie diplomatiche, con il governo regionale di Erbil che annuncia di aver colloqui in corso con turchi e iraniani per allentare la tensione, come anche di voler discutere con Baghdad la questione degli aeroporti, dei posti di frontiera e delle banche dopo le restrizioni imposte da Baghdad. Come precondizione al dialogo il governo iracheno chiede un impegno per preservare l'unità dell'Iraq e di accettare l'autorità del governo federale sull'esportazione di petrolio, sicurezza e protezione dei confini.
Confini, tuttavia, su cui iniziano a muoversi pure le truppe: «Le due principali strade che uniscono Erbil e Dohuk con Mosul sono state riaperte al pubblico e la situazione è tornata alla normalità in poche ore», ha dichiarato a sera un ufficiale dei peshmerga. «La chiusura - ha aggiunto - era stata decisa per timore di un possibile attacco di forze irachene contro le aree contese». Si mostrano i muscoli, ma nonostante le tensioni crescenti, sarebbe avviata una trattativa tra il governo centrale iracheno ed Erbil sulle aree contese, compresa quella di Kirkuk. Il portavoce delle operazioni militari irachene, generale Yahya Rasul, ha fatto sapere che «le forze dei peshmerga sono occupate a scavare trincee, costruire tunnel, bloccare strade, ma c'è un dialogo in corso tra il governo federale e la regione del Kurdistan sulle aree contese».
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