Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 10/10/2017, a pag. 22, con il titolo "La piccola Charlotte nel grande dramma dei treni piombati" la recensione di Anna Foa.
Anna Foa
Un romanzo di uno scrittore uruguaiano, Rupert Long che racconta le vicende dell'Europa sotto il tallone nazista e della guerra, dal 1939 al 1945, ripercorrendo alcune storie vere, ricostruite attraverso lunghe ricerche sia nei documenti che nelle testimonianze orali. La bambina che guardava i treni partire (Newton Compton, pagine 412, euro 10) è la storia di Charlotte, la bambina ebrea belga di origine polacca che guardava passare i treni della morte, quella dei suoi famigliarî, quella di Domingo López Delgado, arruolatosi nella Legione Straniera per combattere i nazisti, e dei suoi amici che combatterono con lui, quella del loro mitico comandante, il georgiano colonnello Dimitri Amilackvari, quella di Klaus Barbie, il boia nazista di Lione, e altre, alcune documentate, altre solo plausibili. Tutto intorno la guerra la Polonia invasa e i suoi ebrei sterminati. La Francia divisa e intenta, con maggiore o minore accanimento, alla caccia all'ebreo e a combattere i partigiani. Il Belgio invaso, il Nordafrica terreno di uno scontro decisivo per le sorti della guerra fra le truppe inglesi e della Francia libera di De Gaulle e i nazisti con gli italiani loro alleati.
La copertina (Newton Compton ed.)
Accanto ai francesi della Legione, un battaglione ebraico della Palestina che combatte in Africa i nazisti. E poi, l'impossibile tentativo di trovare rifugio in Svizzera, gli esuli dalla guerra di Spagna E ancora, il boia di Lione intento a catturare Jean Moulin, il capo della Resistenza francese, e a deportare i quarantaquattro bambini ebrei dell'orfanotrofio di Izieu. E ancora il generale De Gaulle, e affittacamere, prostitute, soldati. E un romanzo bello, avvincente, che ti afferra. E scritto come un romanzo d'avventura ma, anche prescindendo dalle parti più strettamente documentate, non c'è nulla che strida o che vada contro la realtà storica. la parte forse più bella, e quella forse meno conosciuta almeno qui in Italia, è dedicata alla guerra in Africa, ai combattimenti del 1942 a Bir Acheim, nel deserto del Sahara, in Libia, dove le forze della Francia libera, guidate dal generale Koenig, riescono a impedire l'avanzata dei tedeschi e degli italiani guidati da Rommel e a porre le basi per la successiva sconfitta dell'Asse a El Alamein. Ed è bene ricordarlo in un Paese che ha combattuto in quelle battaglie dalla parte sbagliata e in cui c'è ancora chi ama commemorare il "valore" degli italiani a El Alamein. Molto belle anche le parti dedicate alla Francia, la Parigi occupata e a caccia di ebrei, e la Francia di Vichy più grigia ma potenzialmente altrettanto pericolosa per gli ebrei e per chiunque non si adattasse al dominio nazista.
Il filo attraverso cui questa storia si dipana è quello della famiglia Wins: Charlotte, suo fratello Raymond e i genitori, Léon e Blima, in fuga dal Belgio attraverso la Francia, e dei loro parenti, morti in Polonia. E soprattutto Charlotte, la bambina luminosa e responsabile, che deve lasciare a casa la sua bambola amata, che per prima scopre l'esistenza dei treni piombati, attraverso le cui emozioni e il cui sguardo questo mondo prende forma e colore. Sono sopravvissuti e poi dopo qualche anno emigrati in Uruguay, dove l'autore è venuto a conoscenza della loro storia traendone spunto per il libro. Rupert Long è un ingegnere e un politico, autore di numerose opere di saggistica. Questo è il suo primo romanzo, pubblicato nel 2016 in spagnolo e qui egregiamente tradotto da Amaranta Sbardella. E ci auguriamo che continui su questa strada.
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