domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
10.10.2017 In Liguria la base dei terroristi di Marsiglia
Cronache di Grazia Longo, Marco Menduni

Testata: La Stampa
Data: 10 ottobre 2017
Pagina: 13
Autore: Grazia Longo - Marco Menduni
Titolo: «Terrorismo a Marsiglia, altri due fermi a Chiasso - Complici e supporto per gli spostamenti. La Liguria usata come base logistica»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/10/2017, a pag. 13, con il titolo "Terrorismo a Marsiglia, altri due fermi a Chiasso", la cronaca di Grazia Longo; con il titolo "Complici e supporto per gli spostamenti. La Liguria usata come base logistica", la cronaca di Marco Menduni.

Ecco gli articoli:

Grazia Longo: "Terrorismo a Marsiglia, altri due fermi a Chiasso"

Immagine correlata
Grazia Longo

Foreign fighter ma anche potenziale complice del fratello Ahmed Hanachi, che a Marsiglia ha accoltellato a morte due giovani cugine di 17 e 21 anni. Il primo ottobre, giorno dell’attentato, anche Anis Hanachi, 25 anni, si trovava in Francia.
Lo ammette l’antiterrorismo di Parigi nell’«Esecuzione dell’ordine europeo di indagini» inviato all’antiterrorismo e all’intelligence italiani prima di emettere il mandato di arresto internazionale, che sabato scorso ha portato la polizia a fermare Anis a Ferrara. «Abbiamo elementi per ritenere la presenza di Anis Hanachi sul territorio francese dal 30 settembre al 3 ottobre, giorno in cui si è poi trasferito in Italia» scrivono i colleghi d’Oltralpe. I due fratelli tunisini hanno dunque pianificato insieme l’attentato? Anis ha accompagnato il fratello alla stazione di Saint-Charles, a Marsiglia, dove due ragazze sono state uccise dopo il proclama «Allah u Akbar»?
E l’altra notte, intanto, con un blitz antiterrorismo nel centro asilanti di Chiasso, sono stati arrestate due persone, passate anche da Como, che sarebbero collegate con il tunisino Ahmed Hannachi. Secondo la Fedpol i due «rappresentano un rischio potenziale per la sicurezza interna in Svizzera, in collegamento con attività terroristiche all’estero».

Immagine correlata
Ahmed Hanachi


Il sospetto su Anis Hanachi è forte, tanto più che «ha indottrinato il fratello e ne ha provocato la radicalizzazione» come spiega Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Prima del 4 ottobre, l’unico passaggio in Italia di Anis risale al 2014 quando, dopo essere sbarcato da un barcone della speranza, venne rimandato in Tunisia perché irregolare. «Si era spacciato per libanese - precisa Lamberto Giannini, direttore del servizio centrale antiterrorismo -. Abbiamo ora appreso che ha combattuto in territorio siro-iracheno come foreign fighter, e che è pericoloso». Il giovane era monitorato da intelligence e antiterrorismo francesi e l’ordine di arresto internazionale è scattato quando ha postato su Facebook un messaggio che lasciava presagire un possibile attentato: «Ormai sono disposto a tutto in nome di Allah». I due fratelli non sono gli unici radicalizzati della famiglia. Un altro fratello, Anwar, e una sorella, Emna, ritenuti estremisti religiosi, sono stati arrestati a Biserta, Tunisia.

Ora l’attenzione di investigatori e servizi segreti è concentrata sul quinto fratello, Anuar, ancora in libertà. L’unica certezza è che, almeno per il momento, non si trovi in Italia. «L’indagine, comunque è appena avviata» sottolinea Francesco Caporale, procuratore aggiunto antiterrorismo di Roma. E non si trascura neppure la pista di Aprilia, in provincia di Latina, dove, come ricorda Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, «Ahmed ha vissuto 8 anni perché sposato con un’italiana, di cui abbiamo sentito i genitori e diversi amici».
Ma anche Anuar, l’ultimo dei fratelli Hanachi ancora libero, è transitato in Italia. Appena pochi mesi fa è stato arrestato a Taranto per spaccio. Anis, difeso dall’avvocato Laura Lemni, ha accettato di essere trasferito in Francia.

Marco Menduni: "Complici e supporto per gli spostamenti. La Liguria usata come base logistica"

Immagine correlata

Anis Hannachi, il fratello di Ahmed, l’attentatore di Marsiglia, arriva in Liguria il 27 ottobre scorso. Non è solo: con lui, con tutta probabilità, c’è anche Ahmed, che può muoversi liberamente tra la Francia e il nostro Paese grazie ai documenti italiani in tasca.

Il 4 novembre Anis è di nuovo a Ventimiglia, da dove poi raggiungerà prima Rimini e poi Ferrara, dove verrà arrestato. Ma è in quella settimana a cavallo del confine che si articola il mistero dei due fratelli Hanachi. In Liguria hanno avuto una base logistica, qualcuno che li ha aiutati? Già ad agosto era emerso come la Liguria sia una delle regioni a maggior rischio per la presenza di gruppi fondamentalisti. Due cellule in particolare, divise tra Genova e il Ponente della regione: 11 persone, marocchini e tunisini, connazionali questi ultimi degli Hannachi. Il ministero dell’Interno e il pool antiterrorismo della Procura non hanno dubbi: sono elementi pericolosi. Già allora lo si era ipotizzato: potrebbero far da sponda ad altre cellule pronte ad entrare in azione in Francia e in Spagna.

Una settimana di misteri. Per gli inquirenti francesi Anis riesce a entrare in Francia. Ma com’è possibile che una persona già segnalata negli archivi dell’antiterrorismo francese come fondamentalista, come foreign fighter che ha combattuto per l’Isis in Siria, possa varcare una delle frontiere più blindate d’Europa? «È praticamente impossibile - spiega un inquirente - transitare verso la Costa Azzurra, a causa dell’emergenza migranti i francesi hanno realizzato una blindatura totale che dura ormai da mesi». Allora è possibile ipotizzare solo che Anis si sia affidato alle mani di chi sa com’è possibile arrivare comunque in Francia, evitando tutte le vie precluse agli immigrati che, disperati, affollano i centri di accoglienza o si accampano sulle rive del fiume Roja. Per i francesi Anis è a Tolone, dove qualcuno gli offre un alloggio, il 30 sera. Da lì scambia dei messaggi con il fratello. Dopo l’attentato aspetta un paio di giorni e di nuovo si materializza nella zona di Ventimiglia la sera del 3. Il giorno dopo è ancora in Liguria, riesce a raggiungere Sanremo o Genova e da lì prende un treno per Rimini. Commette un’ingenuità, la sola: compra una scheda telefonica con uno dei suoi tanti alias, nomi fittizi, ma è stato lo stesso individuato.

È possibile, senza appoggi, muoversi liberamente? Evidentemente no. Ricordiamo: Genova è una città che sta vivendo una situazione di particolare allarme, indicata come possibile obiettivo dell’Isis dalle informative degli 007 stranieri. I controlli sono moltiplicati, addirittura i carabinieri hanno ispezionato tutto il sottosuolo attraversato da canali sotterranei. Una città dove solo il 16 settembre scorso un tunisino arrivato in porto è stato immediatamente espulso per i suoi contatti con la Jihad, dove 5 persone che frequentavano la moschea di Sampierdarena sono indagati per terrorismo internazionale. Una città nella quale, sempre all’inizio di settembre, è arrivata la prima pesante condanna, con l’accusa di essere fiancheggiatori dell’Isis, per un algerino e due egiziani, uno dei quali abitava da tempo a Finale Ligure, vicino a Savona.
Una regione, la Liguria, sotto la lente d’ingrandimento dell’antiterrorismo. Eppure Anis, con i suoi appoggi, è riuscito a transitare e a fuggire.

 

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT