Giordano Stabile
Fra Turchia e Stati Uniti scoppia «la guerra dei visti» ma il malessere è molto più profondo e porta le relazioni fra i due Paesi al livello più basso dal tentato golpe del luglio 2016. Il caso che ha scatenato l’ultima crisi è l’arresto di un impiegato del consolato americano a Istanbul, di nazionalità turca. Metin Topuz è accusato di spionaggio e «tentativo di rovesciare il governo». In sostanza di far parte della rete di Fetullah Gulen, il religioso che ha ispirato le politiche di Erdogan durante la sua ascesa al potere e ora considerato la mente del fallito colpo di Stato.
Erdogan
Gulen vive dal 1999 in Pennsylvania e da un anno le autorità turche premono sugli Stati Uniti per ottenerne l’estradizione. Washington ha sempre replicato che non ci sono prove sufficienti ma ora si ritrova sotto attacco frontale, con l’accusa implicita di coprire i complici del predicatore. La reazione è stata immediata. Domenica sera l’ambasciata Usa ha annunciato la sospensione del rilascio dei visti di ingresso negli Stati Uniti per motivi di studio e lavoro, in quanto l’arresto di Topuz la costringeva a rivalutare «l’impegno del governo turco nel garantire la sicurezza» del personale e quindi a «limitare il numero di visitatori».
Ieri Ankara ha replicato con le stesse misure. Ma è la Turchia a soffrire di più. Il cambio della lira turca con il dollaro è sceso del tre per cento, a 3,71 lire per un biglietto verde, mentre la Borsa di Istanbul perdeva il 4,7%. La stretta sui visti rende più difficili gli affari, ma sono le prospettive dell’alleanza fra Turchia e l’Occidente a innervosire gli investitori. Le trattative per l’ingresso nell’Ue sono arenate e Erdogan ha detto prima dell’ultimo vertice ad Astana con Russia e Iran, che Ankara «non è più interessata» a far parte dell’Unione.
L’altro rapporto che si sta incrinando è quello con la Nato. La Turchia, secondo esercito dell’Alleanza, si è avvicinata alla Russia. L’acquisto del sistema anti-aereo russo S-400 ha suggellato la ritrovata amicizia fra Erdogan e Putin, dopo che nel novembre del 2015 erano stati a un passo dal farsi la guerra in Siria. Il livello delle tensioni fra Usa e Turchia è rivelato anche da episodi come questo: l’agenzia di Stato Anadolu ha pubblicato un’infografica sull’S-400, in grado di abbattere qualsiasi aereo. Peccato che a illustrare i possibili bersagli fossero soltanto caccia e bombardieri americani.
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante