Il clerico-comunismo rampante e i suoi pericoli
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
Cari amici,
nei giorni scorsi chi come me va alla ricerca dei “segnali deboli” (e magari neanche tanto deboli) nella vita politica europea e italiana, oltre che in quella mediorientale, se n’è trovato davanti due simmetrici apparentemente assai anomali. Il primo, già stato segnalato ai lettori da IC qualche giorno fa (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=67830 ), vale la pena di essere discusso ancora, anche perché non è stato molto considerato dai media, se si fa eccezione di un commento alquanto desolato del “Secolo d’Italia” (http://www.secoloditalia.it/2017/10/il-manifesto-regala-il-libro-di-bergoglio-e-lui-la-nuova-icona-della-sinistra/ ).
Si tratta delle pubblicazione di un libro che raccoglie alcuni discorsi di Papa Bergoglio da parte di quel giornale che, quasi unico in Europa Occidentale, continua a qualificarsi come “quotidiano comunista”, “Il Manifesto”, che è anche il giornale che aveva dedicato all’elezione di Papa Ratzinger un titolo molto sarcastico, al limite del vilipendio: “Il pastore tedesco”.
Ora invece, la vecchia gloria del giornale, Luciana Castellina, presenta l’operazione con queste parole entusiatiche: «Se il manifesto veicola i discorsi di papa Francesco, non è per ospitalità, o per strumentale ammiccamento. È perché questo suo messaggio lo sentiamo nostro. Utile anche ai nostri lettori. Molti generosamente impegnati nella solidarietà, e però spesso, per disillusione, ormai scettici verso la politica». Un accordo del genere però si fa da due parti, e dunque anche Bergoglio, se ha deciso di tradire il suo vate Scalfari, ha voluto significare di sentirsi a suo agio fra i comunisti almeno quanto lo sia fra i radical-chic di “Repubblica”.
Non è mio compito o mia intenzione, dato che appartengo a un’altra tradizione religiosa, entrare nei discorsi di fede del papa, che suscitano parecchio dissenso nel mondo cattolico. Ma civettare con i comunisti come ha fatto in parecchie occasioni, e interferire pesantemente nella politica italiana chiedendo l’approvazione di una legge (quella sullo ius soli) che non ha nessun rapporto diretto con i diritti e le libertà della Chiesa, è un segnale politico, non religioso, che vale la pena di notare.
Abbiamo un Papa che si sente in sufficiente sintonia coi comunisti per affidar loro i suoi scritti. Si tratta di una rivoluzione non solo rispetto a una tradizione secolare di anticomunismo, ma anche rispetto all’insegnamento e all’azione di Giovanni Paolo II, che è morto appena dodici anni fa. L’altro segnale è simmetrico. “L’Avvenire”, giornale dei vescovi italiani, ha aperto una collaborazione fissa con il vignettista Sergio Staino, ex direttore dell’Unità, dismesso dal suo partito con la redazione qualche mese fa, probabilmente perché irrecuperabile al riformismo renziano. Staino aveva cominciato a collaborare con l’Avvenire quest’estate, con questa vignetta che potrebbe seriamente competere per il campionato mondiale della demagogia e dei luoghi comuni ( https://www.avvenire.it/attualita/pagine/la-vignetta-di-staino ), accompagnato da un commento in cui Staino diceva di “ammirare e condividere” le battaglie di “Avvenire” per l’”accoglienza”.
Ora avrà uno spazio ogni domenica per illustrare la sua convinzione che Gesù sia stato “il primo dei socialisti” perché “il primo a combattere per i poveri” e che di conseguenza “il giornalismo cristiano abbia uno sguardo aperto sulla realtà” ( http://formiche.net/2017/10/02/sergio-staino-dallunita-ad-avvenire/ ).
Insomma non è irragionevole pensare, come commentava IC qualche giorno fa, che si vada “verso la fusione tra quotidiano comunista e giornali cattolici“. Potrebbe essere un problema dei comunisti e dei cattolici, che sempre e dappertutto si sono trovati in opposizione, salvo che nella teologia della liberazione sudamericana, che ha portato all’assurdo di sacerdoti capi guerriglieri col fucile in mano e molti morti sulla coscienza, come in Colombia (leggete questo incredibile reportage per capire la deformazione guerrigliera del cattolicesimo di sinistra in sudamerica: http://www.lastampa.it/2017/09/06/esteri/colombia-tra-i-sacerdoti-col-fucile-che-credevano-nella-rivoluzione-UQ7O2uNQFh2qOwEZm8f1hL/pagina.html ).
E non è un caso che Bergoglio venga da quelle parti e abbia una formazione politica peronista. Ma purtroppo questa pressione riguarda l’Italia, le nostre leggi e perfino la definizione della nostra nazione. C’è in questo momento una pressione incredibile della Chiesa in favore di una politica disastrosa e suicida come lo ius soli. Non sono solo comunisti, che è loro diritto, ma vogliono attivamente cambiare la cultura e la demografia del nostro paese e dell’Europa. Renzi, che aveva abbandonato in pratica l’idea di suicidarsi politicamente approvando sotto elezioni lo ius soli, ora sembra determinato a riprovarci. E anche i centristi dentro la maggioranza ci riprovano. Evidentemente nessuno ha preso atto di un rifiuto che non è solo italiano ma europeo. Anche in questo caso, ognuno è libero di fare harakiri, se gli pare. Ma ci sono i danni collaterali.
Disponendo di questa piccola tribuna, vorrei dire a chi mi legge: alle prossime elezioni non voterò per qualunque partito abbia votato o favorito il passaggio dello ius soli. Anche a costo di far vincere forze che mi piacciono molto meno di Renzi. Il mio voto naturalmente non conta niente, è uno fra milioni. Ma non credo proprio di essere il solo a pensarla così.
Il Pd dovrà scegliere fra i grotteschi digiunatori a staffetta e le lodi dell’Avvenire e i propri elettori moderati, fra il clerico-comunismo e la giusta islamofobia (cioè sacrosanto timore dell’invasione islamica) di buona parte dei cittadini italiani. Speriamo che perdano gli Staino, i Bergoglio, le Boldrini, l’Avvenire, il Manifesto e tutti i clerico-comunisti.
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