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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
07.10.2017 Tramballi: A rieccolo! che fa? attacca Trump, ovviamente
gli dà dell' irresponsabile. Sul quotidiano della Confindustria!

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 07 ottobre 2017
Pagina: 8
Autore: Ugo Tramballi
Titolo: «Un premio di denuncia e due leader irrresponsabili»

Riprendiamo dal SOLE24ORE di oggi, 07/10/2017, a pag.8 con il titolo "Un premio di denuncia e due leader irrresponsabili" il commento di Ugo Tramballi.

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Ugo Tramballi           per lui pari sono

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a sinistra i complici, a destra il furbastro che Tramballi elogia

A rieccolo! Tramballi, che credevamo in pensione, è nuovamente fra noi.
Non poteva mancare l'attacco a Trump, accomunato a Kim Jong-un, Tramballi definisce entrambi "irresponsabili". A nostro modesto avviso "irresponsabile" è il direttore "responsabile" del quotidiano della Confindustria a pubblicare il pezzo di Tramballi.
Di sicuro sono in buona compagnia. Anche AVVENIRE  scrive oggi "
dedicato a Trump e Kim, ora devono fermarsi" nel commentare il Premio Nobel per la Pace assegnato a una "rete mondiale per il disarmo atomico". A chiacchiere si fa in fretta, ma è da miserabili accomunare il Presidente degli Stati Uniti al criminale dittatore della Corea del Nord. Per non dire dell' Iran, "è il presidente americano che accusa immotivatamenteTeheran"scriveTramballi, difensore d'ufficio di uno stato che finanzia il terrorismo internazionale.  

Esistono due grandi categorie di Nobel perla pace: quelli attribuiti per un successo acquisito e quelli di denuncia. II premio 2017 proclamato ieri a Oslo, è di quest'ultimo genere. Dopo alcune importanti riduzioni all'inizio degli anni Settanta del secolo scorso e molti accordi pieni di speranza alla fine degli Ottanta e nei Novanta, l'arma nucleare è tornata al centro dei conflitti internazionali e delle strategie difensive di grandi e piccole potenze. E non c'è nulla che si possa fare, perché i Paesi che già possiedono la bomba non hanno alcuna intenzione di rinunciarvi, e altri sognano di averla.
Momentaneamente privo d'illusioni, il mondo è tornato alla sua essenza hobbesiana chi possiede l'arma nucleare conta più di chi non ce l'ha.
Attribuendo il Nobel perla pace alla Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari (Ican) di Ginevra, una rete di organizzazioni non governative in cento Paesi, la commissione del parlamento di Oslo dunque sapeva di non poter scalfire il Leviatano. I premiati non hanno alcuna possibilità di risolvere le cose, hanno solo il merito di gridare nel grande vuoto internazionale. Il massimo che il Nobel potesse fare, dunque, era denunciare lo stato delle cose, ricordare al mondo l'enormità del pericolo.
Berit Reiss-Andersen, la portavoce norvegese, ieri ha sottolineato con precisione il quadro attuale che ha determinato l'attribuzione del Nobel (c'è quasi sempre una ragione politica dietro a un premio così politico come il Nobel per la pace): le minacce Nord coreane, il nucleare iraniano e gli Stati Uniti la cui presidenza è coinvolta in entrambe le questioni, negativamente e contro la sua stessa diplomazia Non stupisce che Kim Jong-un sia irresponsabile. Stupisce invece il discorso irresponsabile di Donald Trump all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, a settembre. Non è il regime iraniano che sta facendo saltare gli accordi internazionali sul suo nucleare militare, ma è il presidente americano che accusa immotivatamente Teheran: l'ennesima fake news, questa volta atomica.
Rex Tillerson, il segretario di Stato, aveva aperto formalmente un canale diplomatico con Pyongyang, ma Trump gli ha rimproverato di perdere solo tempo.
II segretario alla Difesa James Mattis, noto per non essere un amico dell'Iran, ha ribadito alla competente commissione senatoriale che Teheran sta rispettando i patti, ma il suo presidente lo ha smentito minacciando una"tempesta" imminente.
II vero proliferatore dunque è Donald Trump. E quando la minaccia è la presidenza degli Stati Uniti, non il solito "stato canaglia" né le ambizioni imperiali russe (in realtà lo sono, avendo Putin schierato in Europa nuove armi che contraddicono i trattati), il problema è più serio del solito. Le meditate follie di Kim e la questione iraniana sono i due aspetti più attuali ma in realtà minori del complesso nucleare mondiale. Sono ancora 19.500 circa le testate atomiche che in vari modi ci minacciano; Stati Uniti e Russia ne possiedono 1193%. Di questo immenso arsenale, sono 1.550 ciascuno le armi operative che Usa e Russia possiedono.Il resto sono ordigni obsoleti non più utilizzabili per un lancio ma comunque materiale radioattivo non sempre tenuto al sicuro dalla minaccia terroristica.
Il sistema legale che regge la proliferazione e la lotta alla proliferazione, è intrinsecamente ingiusto. Le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale - Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna, i cinque membri permanenti dell'irriformabile Consiglio di sicurezza dell'Onu - hanno il diritto di avere la bomba in cambio dell'impegno politico e morale di ridurre fino a eliminare i loro arsenali.
In questi decenni lo hanno fatto relativamente, ambiguamente o per niente. È fra le righe di questa iniquità che nel corso degli anni Paesi determinati e dalla geopolitica precaria (Israele, Pakistan, India e ora Corea del Nord) hanno costruito la loro bomba senza incorrere in sanzioni serie. «Con tutte queste bombe in giro per il mondo, è impensabile che prima o poi qualcuno non ne usi una», spiegava qualche mese fa in un convegno a Washington, un esperto del Bulletin of the Atomic Scientists. II commovente Nobel di Oslo non alleggerirà il peso della minaccia.

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