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Chiedo scusa a Ugo Volli, che leggo sempre volentieri, ma mi sembra che nell'impostare la sua analogia fra la Catalogna e la West Bank abbia taciuto un non trascurabile dettaglio: alle elezioni politiche spagnole i catalani votano, i palestinesi a quelle israeliane no. Questo non è un assist a favore di uno stato palestinese, nel senso che si attribuisce normalmente alla parola "stato": ci vuole poco a capire che in questo momento non è una via praticabile, e inoltre io credo che per il futuro prevedibile, fra il Giordano e il mare, potranno esserci un solo esercito, un solo controllo sulle frontiere, e una sola politica estera. Ma in qualche modo il problema della forma giuridica di questa entità, e della sua definizione territoriale, andrà affrontato e risolto, se non si vuole che Israele presti continuamente il fianco alle accuse di apartheid e via retoricando. Con stima. Sandro Zanchi - Siena Risponde Ugo Volli: Caro lettore, lei ha certamente ragione: la condizione dei catalani e dei sudditi dell'Autorità Palestinese non è la stessa. In israele votano i cittadini arabi che hanno scelto di restare sul territorio israeliano dopo la guerra del 1948 e i loro discendenti. Coloro che abitavano in Giudea e Samaria ottennero nel 48 la cittadinanza giordana e per lo più continuano ad averla. I fuggitivi dai territori compresi in Israele hanno ora il passaporto dell'Autorità Palestionese. E' una situazione molto complessa, frammentata ulteriormente dalla diverse condizioni dei paesi di emigrazione. Infatti io non intendevo paragonare gli statuti giuridici ma le prese di posizioni politiche. Quale possa essere la forma politica di un'entità che viva fianco a fianco con Israele non è chiaro, anche perché le organizzazioni palestiniste, non solo Hamas ma anche Fatah, rifiutano di prendere in considerazione una soluzione del genere. Ugo Volli |
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