Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 05/10/2017, a pag.13 con il titolo "Turchia-Iran, gli ex nemici uniti contro l’indipendenza del Kurdistan" la cronaca di Giordano Stabile.
Per approfondire, rimandiamo all'analisi di Mordechai Kedar, ieri pubblicata su IC: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=67815
Giordano Stabile
Il timore comune per un Kurdistan indipendente è più forte delle divisioni sulla Siria. E rende possibile la nascita di un asse Turchia-Iran, finora impensabile. A tre anni dalla sua ultima visita a Teheran le priorità del presidente turco Erdogan sono cambiate. Allora si trattava di un’apertura di credito nei confronti del nuovo presidente iraniano Rohani. Oggi fra i due c’è una visione comune che vuole prima di tutto impedire la nascita di un nuovo Stato nel cuore del Medio Oriente.
Sia Ankara che Teheran sanno che un Kurdistan iracheno con piena sovranità sarebbe un magnete irresistibile per i loro Kurdistan interni: in Turchia vivono almeno 15 milioni di curdi, 5 in Iran. Erdogan e Rohani hanno subito ribadito che non permetteranno «cambiamenti nei confini della regione». E adotteranno «misure più forti» in stretta intesa con Baghdad. Sia la Turchia che l’Iran hanno consentito l’ingresso di truppe irachene sul loro territorio per permettergli di prendere possesso dei posti di frontiera in Kurdistan che i soldati di Baghdad non possono raggiungere attraverso il territorio curdo, se non con una guerra. Se il piano riesce lo strangolamento del Kurdistan sarà totale, visto che i collegamenti con l’estero per via aerea sono già bloccati.
L’azione coordinata ha conseguenze più ampie. Erdogan ha ribadito due giorni fa come la Turchia non è più «interessata» a entrare nell’Ue e mira a ridefinire gli equilibri nella regione in autonomia. Ha rispolverato i toni anti-israeliani, musica per le orecchie iraniane. L’indipendenza del Kurdistan, così, diventa una decisione presa dai leader curdi «a tavolino con il Mossad».
Il riavvicinamento fra la potenza sunnita (non araba) e quella sciita va oltre. Il leader turco è stato preceduto dal suo capo di Stato maggiore, che ha ricambiato la visita in agosto ad Ankara dell’omologo iraniano. Truppe iraniane hanno partecipato a esercitazioni in Turchia. E presto i due Paesi avranno lo stesso sistema di difesa anti-aerea: S-400 e S-300 russi.
Resta lo scoglio siriano. Ma anche qui parecchio è cambiato. Assad è vicino alla vittoria. Erdogan «non gli stringerà mai la mano» ma neanche pensa più ad abbatterlo. L’accordo mediato dalla Russia sulla provincia di Idlib, dove presto arriveranno truppe turche, ha permesso al raiss turco di avere l’agognata «sfera di influenza» e mettere gli stivali su territori rivendicati fin dal 1923.
Poi c’è l’aspetto economico. Ankara importa gas e petrolio e vuole allargare il mercato per i suoi prodotti, per avere un’alternativa alle esportazioni verso l’Ue. I due presidenti hanno posto come obiettivo «uno scambio da 30 miliardi di dollari». Oggi sono un terzo di quella cifra. E infine la storia: dopo il 1639 l’Impero ottomano e quello persiano si sono spartiti il Medio Oriente per un paio di secoli, senza farsi guerre. Il neo-ottomanesimo passa anche dall’accordo col rivale sciita.
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