Giordano Stabile
Abu Bakr al Baghdadi
Abu Bakr al Baghdadi torna a far sentire la sua voce, «autentica» secondo gli analisti americani, in un audio di 46 minuti e cita tre fatti di attualità che fanno pensare che sia stato registrato di recente, anche se manca un riferimento preciso che dia la certezza che sia ancora in vita.
Il leader dell’Isis era rimasto in silenzio per quasi un anno: nel novembre 2016, subito dopo l’inizio della battaglia di Mosul, aveva chiamato tutti gli islamisti alle armi contro gli infedeli «da affogare in un mare di sangue». Poi il silenzio, mantenuto anche quando, lo scorso giugno, il ministero della Difesa russa ha sostenuto di averlo ucciso in un raid nei sobborghi meridionali di Raqqa, compiuto il 28 maggio.
Il nuovo audio è infarcito di dissertazioni religiose e sembra puntare soprattutto a delegittimare i regnanti sauditi e dei Paesi del Golfo, definiti «apostati di Al Jazeera», e quindi non degni di essere «custodi» delle città sante di Medina e della Mecca. Il califfo incita i «veri credenti» ad abbattere i Saud così come «ogni tiranno», che si trovi «dentro o al di fuori» dei territori dello Stato islamico, in modo che il «sangue dei martiri» in Siria e Iraq non sia stato «versato invano». Il califfo sembra consapevole della sconfitta ma incoraggia i suoi perché «morte e dolore non ci piegano» e i mujaheddin possono vincere in pochi contro molti «perché hanno la fede dalla loro parte». E aggiunge: «Gli americani, i russi e gli europei sono terrorizzati dagli attacchi dei mujaheddin». Parlando di Mosul, e questo secondo gli esperti, sarebbe il riferimento temporale più solido, dice: «I nostri uomini di Mosul si sono rifiutati di consegnare la terra dove vigeva la sharia se non pagando un terribile tributo di sangue e l’hanno ceduta dopo circa un anno di combattimenti».
A questo punto il discorso prende una piega geopolitica e ci sono i riferimenti all’attualità che dovrebbero confermare la sua autenticità. Al Baghdadi spiega che l’America è in crisi, «indebitata», e non più in grado di «guidare da sola il mondo». In questo vuoto si è inserita la Russia, ora nemico numero uno dell’Isis, che è intervenuta in Siria e mira a modellare il Medio Oriente secondo il suo «dossier», come è successo «ultimamente nella riunione di Astana», cioè ai colloqui sulla Siria tenuti a più riprese quest’anno in Kazakhstan, primo riferimento a fatti recenti.
Ma la debolezza dell’America è tale, secondo il califfo, che «i russi intervengono anche in altre zone come l’Ucraina e la Crimea», e anche «la Corea del Nord minaccia con forza il Giappone», un altro riferimento alle crisi in corso. Il terzo elemento è la previsione che presto sarà «inevitabile» una guerra fra la Turchia e i curdi, proprio mentre la tensione è ai massimi fra Ankara ed Erbil per via del referendum sull’indipendenza.
Manca però un riferimento proprio al referendum del 25 settembre e quindi anche la certezza che l’audio sia stato registrato davvero in una data successiva al raid russo del 28 maggio. Quel che resta della leadership e del «ministero dell’informazione» dell’Isis potrebbe aver montato ad arte spezzoni registrati in un periodo antecedente.
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