Arabia Saudita: dal giugno 2018 le donne finalmente potranno guidare Cronaca di Giordano Stabile
Testata: La Stampa Data: 27 settembre 2017 Pagina: 1 Autore: Giordano Stabile Titolo: «Arabia Saudita, svolta storica, le donne potranno guidare»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/09/2017, a pag.1 con il titolo "Arabia Saudita, svolta storica, le donne potranno guidare" la cronaca di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
Mohammed bin Salman
Il principe Mohammed bin Salman sfida i religiosi e rimuove uno dei divieti più odiosi e anacronistici: anche in Arabia Saudita le donne potranno guidare. È una rivoluzione storica, simbolica, ma con ricadute che investono la vita sociale, il costume, e persino l’economia. È il segno che l’erede al trono dei Saud è deciso ad andare avanti a tutti i costi con le riforme e a diventare un partner dell’Occidente in sintonia con i tempi, allineato nei valori fondamentali, come quello della parità fra donne e uomini.
Il divieto è stato abolito con un decreto reale, non avrà effetto immediato ma ha scatenato una gioia incontenibile: a Riad decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade, donne e uomini assieme, a cantare, ballare mentre i clacson delle auto suonavano all’impazzata, come se improvvisamente si fosse spezzata una cappa che da un secolo soffoca le relazione fra i sessi nel Regno. L’annuncio è stato fatto in contemporanea da Riad e Washington, a sottolineare come la decisione sia legata anche ai rapporti con il principale alleato, gli Stati Uniti d’America. Il legame è stato rafforzato sul piano strategico dalla visita di Donald Trump a maggio ma le contraddizioni, e gli imbarazzi, sono rimasti sul piano dei diritti umani. In Arabia Saudita è religione di Stato il wahhabismo, una corrente ultraconservatrice dell’Islam, e il peso della casta religiosa, gli ulema, spesso ferocemente anti-occidentali, è altissimo.
Questo peso sembra ora eccessivo al principe Mohammed bin Salman, 33 anni, espressione della nuova generazione che sta per prendere il potere. La scelta di Re Salman di nominarlo suo erede, al posto del cinquantenne cugino Mohammed bin Nayef, è alla base dell’accelerazione. Con il 65 per cento della popolazione che ha meno di trent’anni e spesso ha viaggiato e studiato all’estero, con la crisi scatenata dal dimezzamento del prezzo del petrolio che erode consensi, la casa dei Saud deve rinnovarsi o rischia di essere travolta.
Mohammed bin Salman ha lanciato un programma di riforme per modernizzare l’economia e uno dei punti cardine è aumentare la partecipazione femminile al lavoro. Oggi il tasso di occupazione per le donne è solo del 22 per cento. L’impossibilità di guidare, e di uscire di casa senza accanto un parente di sesso maschile, limita moltissimo la partecipazione delle donne alla vita pubblica e al lavoro, ed è incompatibile con ogni tentativo di modernizzazione.
La decisione segna una vittoria del principe sugli ulema più conservatori, che hanno imposto l’applicazione rigida della sharia e dei precetti coranici. Nelle scorse settimane alcuni dei religiosi islamisti più in vista sono stati arrestati e Mohammed Bin Salman ha dato un segnale netto: le riforme non si fermano. Gli ulema hanno finora bloccato quasi tutti i tentativi di migliorare la condizione femminile e hanno difeso il divieto alla guida con argomenti a volte ridicoli. Uno è arrivato a dire che la guida «danneggia le ovaie» mentre la tesi più comune è che lasciare le donne libere di muoversi in città «distruggerebbe le basi della famiglia e della moralità».
Associazioni per la difesa dei diritti umani e attiviste hanno combattuto per anni contro il divieto. Giovani donne si sono messe alla guida, a volte in gruppo, pur con indosso il velo, il niqab, e il tradizionale abito nero, l’abaya, ma sono state fermate e arrestate decine di volte. Alla fine hanno vinto. A partire da giugno 2018 anche le saudite potranno finalmente guidare. La battaglia per la democrazia e i diritti umani nel Regno dei Saud è però ancora lunga.
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