Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 27/09/2017, a pag.3 l'editoriale "Solo Israele al fianco dei curdi "; dal CORRERE della SERA, a pag. 14, con il titolo "I curdi votano in massa per l’indipendenza. E Erdogan minaccia: 'Morirete di fame' ", la breve a firma M. Ser.
Ecco gli articoli:
IL FOGLIO: "Solo Israele al fianco dei curdi"
Il referendum che le autorità curde irachene hanno programmato per il 25 settembre ha suscitato ostilità e timore da parte di molti paesi della regione (e degli Stati Uniti). Soltanto un paese ha apertamente espresso il proprio sostegno al referendum e al diritto dei curdi di determinare la creazione di uno stato curdo: Israele. Per lo stato ebraico non si tratta soltanto di politica (indebolire l’Iran, la Turchia e le forze dell’islam nella regione), si tratta essenzialmente della sfida di creare un’autentica coesistenza in questa regione. E c’è in gioco una grande amicizia. Hanno combattuto molto assieme, israeliani e curdi, e sofferto assieme a causa del mondo araboislamico. La bandiera israeliana sventola spesso a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Il Mossad, il servizio segreto israeliano, ha addestrato i peshmerga curdi. E questi hanno aiutato gli ebrei iracheni quando Saddam Hussein li impiccava sulla pubblica piazza e li scacciò coi pogrom da Baghdad. Tutti a straparlare della “questione curda”, ma al momento della verità soltanto uno stato si è fatto avanti. Il piccolo stato ebraico. E’ a Israele che guardano i curdi. Anche per trarre una lezione. I leader curdi sono consapevoli che la strada verso l’autodeterminazione e la creazione di uno stato non arabo in quella regione è e sarà sempre una grande sfida. L’esempio più importante è proprio Israele. Settant’anni dopo la sua nascita nel 1948, ancora tutto il mondo a dargli addosso.
CORRIERE della SERA: "I curdi votano in massa per l’indipendenza. E Erdogan minaccia: 'Morirete di fame' "
Come era previsto ha vinto il Sì, con il 92 per cento dei voti. Ma il futuro del Kurdistan iracheno è ancora tutto da scrivere. Nelle ore successive alle votazioni di lunedì la tensione ai confini è rimasta altissima. In un discorso televisivo il presidente Barzani ha invitato il governo federale iracheno e i Paesi confinanti a rispettare la volontà di milioni di curdi. Per tutta risposta Bagdad ha dato tempo fino a venerdì alle autorità di Erbil affinché cedano la gestione dei loro aeroporti, prima di ricorrere ad un blocco degli scali. Ha rincarato la dose anche il presidente turco che nei giorni scorsi aveva già espresso la sua contrarietà al referendum e che ieri ha lanciato un durissimo messaggio a Erbil. «Morirete di fame. Barzani doveva rinunciare a questa avventura», ha tuonato Erdogan, avvertendo che Ankara prenderà tutte le misure «economiche e militari» per impedire l’indipendenza curda.
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