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Il Giornale - La Stampa Rassegna Stampa
20.09.2017 Trump all'Onu: le analisi
di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari

Testata:Il Giornale - La Stampa
Autore: Fiamma Nirenstein - Maurizio Molinari
Titolo: «Uno schiaffo a pigri e affaristi - La missione americana nel mondo»

Riprendiamo dal GIORNALE, di oggi 20/09/2017, a pag. 12, con il titolo "Uno schiaffo a pigri e affaristi", il commento di Fiamma Nirenstein; dalla STAMPA di oggi, a pag. 1, con il titolo "La missione americana nel mondo", l'editoriale di Maurizio Molinari.

Ecco gli articoli:

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Donald Trump all'Onu

IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein: "Uno schiaffo a pigri e affaristi"

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Fiamma Nirenstein

Donald Trump ha tenuto un discorso da statista, con uno sfondo dottrinale ambizioso, un discorso antiglobalista ma internazionalista, con al centro gli Usa in testa allo schieramento democratico, in lotta per un mondo diverso, pena la resa e il declino. L'introibo tutto nazionale, sulla pena e l'orgoglio dopo i cicloni, gli ha dato agio di partire dalla sua gente per allargarsi al politico e teorico in stile deciso, popolare, contro i politicanti impersonati in questo caso dall'Onu stessa, pigra, affarista, che ha mangiato più di nove miliardi di dollari del contribuente americano restituendo soltanto inefficienza, incapacità, esaltazione dei regimi autoritari, odio per gli Usa. Il messaggio è: se non cambiate, i nostri soldi li impegneremo meglio in un'impresa adatta ai valori americani. E li ripete: libertà, rispetto per i diritti umani, decenza, rispetto reciproco, sacrificio per le cause per cui gli americani, nella storia, hanno dimostrato di esser pronti a morire.... E disegna proprio quello che Obama ha sempre evitato, un mondo in cui il male esiste e si annida in Stati canaglia, terrorismo, comportamenti aggressivi, odio per i nostri valori, persecuzioni dei dissidenti. Trump all'improvviso sembra Bush dopo l'attacco alle Twin Towers, non ha paura di affermare che il nemico deve essere fermato con tutti i mezzi.

La Corea del Nord viene descritta per il mostro che effettivamente è per la sua disseminazione della paura e della morte fra i suoi cittadini. E va diritto nel teorico più classico: «Se gli uomini giusti non fronteggiano il malvagio, il male trionferà». Ha detto, che sollievo, che è imbarazzato dal pessimo accordo, che «invece di usare le sue risorse per migliore la vita degli iraniani, gli introiti del petrolio vanno agli hezbollah e ad altri gruppi terroristi che uccidono musulmani innocenti e attaccano i loro vicini arabi e Israeliani» oltre a «reggere la dittatura di Assad, infiammare la guerra in Yemen e minare la pace di tutto il Medio Oriente». Chi osa mai dire che l'Iran è il maggior finanziatore del terrorismo nel mondo e il persecutori dei suoi cittadini? E fra i paesi che devono cambiare per sopravvivere, Trump elenca anche Cuba e del Venezuela. Contro i fanatismi c'è l'America della Realtà, grande ispiratrice di giustizia: ripete Amerca first ma duro, minaccioso, promette che questa America si occuperà di tutti: non dovete essere democratici, no, ma rispettate la democrazia. L'Onu è tutta un brivido: guerra al terrore, niente globalismo, niente caos, ordine, nazione. Eh già, proprio loro. Ma a Trump si può credere? Beh, un bel discorso adatto alla temperie difficilissima in cui il mondo naviga, l'ha saputo preparare.

LA STAMPA - Maurizio Molinari: "La missione americana nel mondo"

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Gli Stati nazionali devono unirsi contro i regimi autoritari: il presidente americano Donald J. Trump sceglie la platea dell’Assemblea Generale dell’Onu per illustrare la sua visione della «missione americana nel mondo». Richiamandosi al predecessore Harry Truman, artefice del piano Marshall con l’Europa dopo la sconfitta del nazifascismo, Trump chiede alle «nazioni sovrane» di tornare protagoniste unendosi contro «leader e regimi» che le minacciano. Anzitutto la Corea del Nord che fa esplodere le armi atomiche ma anche l’Iran che aggredisce i Paesi vicini in Medio Oriente e il despota venezuelano Maduro che opprime il proprio popolo. Trump individua nella «difesa della propria sovranità» il volano capace di accomunare gli Stati, a prescindere dalla loro forma di governo, nel darsi una nuova, comune, strategia. Ed è un messaggio che punta a mettere sulla difensiva Mosca e Pechino perché «in Ucraina e nel Mar della Cina» sono loro a violare la sovranità altrui. E’ una sfida che declina nel XXI secolo i principi della realpolitik di Henry Kissinger condivisi dai generali che Trump ha voluto alla Casa Bianca. E definisce questa presidenza sulla politica estera così come, sul fronte interno, lo aveva fatto otto mesi fa il discorso di insediamento a Washington sull’«America First». Per Trump a risollevarsi non deve essere solo l’America, ma ogni nazione.

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