Trump incontra Netanyahu: priorità fermare la minaccia iraniana Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Stampa Data: 19 settembre 2017 Pagina: 15 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Trump debutta all’Onu: 'Paghiamo troppo ora basta burocrazia'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/09/2017, a pag.15, con il titolo "Trump debutta all’Onu: 'Paghiamo troppo ora basta burocrazia' ", la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Donald Trump incontra Benjamin Netanyahu
Sostenere che sia sbocciato un amore sarebbe esagerato, ma la disponibilità con cui Trump ha trattato l’Onu nel giorno del suo esordio al Palazzo di Vetro ha sorpreso. Le differenze restano, ma il ministro degli Esteri italiano Alfano ha sintetizzato così il giudizio diffuso: «Se uno confronta le dichiarazioni iniziali della sua amministrazione con quelle di oggi, è chiaro che è avvenuta un’evoluzione. Questa è stata una buona giornata, l’Assemblea Generale è cominciata bene». Trump è arrivato al Palazzo di Vetro alle 9,45 del mattino, per partecipare a una riunione organizzata dagli Usa sulla riforma dell’Onu. Lo scopo dichiarato era sostenere il piano del nuovo segretario generale Guterres, e già questo era un segnale importante. In vista dell’appuntamento Washington aveva fatto circolare una dichiarazione in dieci punti, che 120 Paesi avevano sottoscritto: «Primo, noi affermiamo la fiducia nelle iniziative di riforma del segretario generale, e lo incoraggiamo a guidarle». I punti chiave erano il quinto, che chiedeva più trasparenza; il sesto, che sollecitava la «riduzione delle duplicazioni dei mandati e la ridondanza degli organismi»; l’ottavo, che suggeriva di rivedere le procedure di bilancio; il nono, che impone di «fare cambi concreti al sistema Onu per allinearlo meglio al suo lavoro di risposta umanitaria, sviluppo, e sostegno delle iniziative di pace»; il decimo, che riaffermava la «primaria responsabilità degli Stati» per il loro destino. Presentando questa agenda con un discorso di 4 minuti, Trump non ha lesinato le critiche: «In passato l’Onu non è stato all’altezza delle sue potenzialità, a causa della burocrazia e gli errori di gestione». Poi ha aggiunto: «Dobbiamo assicurare che nessun Paese sostenga un fardello sproporzionato, militare e finanziario», riferendosi ai contributi Usa. Quindi ha lasciato l’aula con una battuta che riprendeva il suo slogan elettorale: «Dobbiamo fare le Nazioni Unite grandi. Non di nuovo. Il potenziale è enorme, penso che ce la faremo».
Durante la campagna elettorale Trump aveva definito l’Onu come «un club che vuole divertirsi», e quindi il mutamento è evidente. La ragione sta nel fatto che il suo scetticismo non era ideologico, come quello dei neocon durante l’amministrazione Bush, ma operativo e finanziario. Se le Nazioni Unite diventassero più efficienti e meno costose, lui sarebbe pronto a usarle. Lo aveva detto agli stessi ambasciatori del Consiglio di Sicurezza, quando li aveva invitati alla Casa Bianca: «Il vostro compito è così importante - salvare vite umane - che i costi sono noccioline. Però bisogna ottenere risultati».
Trump vuole ridurre i contributi americani, 28,5% per il bilancio da 7,3 miliardi delle operazioni di pace, e 22% per i 5,4 miliardi del bilancio regolare, ma sa che sono cifre ridicole rispetto ai quasi 700 miliardi spesi ogni anno dal Pentagono. L’ambasciatrice Nikki Haley, che punta al posto di segretario di Stato per poi candidarsi alla Casa Bianca nel 2020, lo ha convinto che agli Usa non conviene radere al suolo il Palazzo di Vetro. Sulla Corea del Nord, ad esempio, ha approvato sanzioni molto dure. Se basteranno è un altro discorso, ma lo strumento onusiano può servire ancora a Washington. Le differenze restano. Ad esempio sul clima, dove ieri gli Usa hanno ribadito l’intenzione di lasciare l’accordo di Parigi, a meno che non si consenta loro di ritoccarlo per continuare a usare il carbone. Oppure sull’Iran, dove alla riunione di domani Tillerson potrebbe iniziare l’uscita dall’intesa nucleare. Incontrando ieri Trump, il premier israeliano Netanyahu ha detto che «affronteremo insieme il terribile accordo con Teheran, e come frenare la sua aggressione nella regione, specialmente in Siria». Queste differenze, però, non bastano ancora a giustificare la distruzione dell’Onu.
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