Turchia: si stringe l'alleanza Erdogan-Putin, la democrazia è morta e sepolta Cronaca di Marco Ansaldo
Testata: La Repubblica Data: 15 settembre 2017 Pagina: 14 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «'Fuori di testa', Erdogan contro la Nato»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/09/2017, a pag. 14, con il titolo " 'Fuori di testa', Erdogan contro la Nato", la cronaca di Marco Ansaldo.
Marco Ansaldo
La turchia di Ataturk e quella di Erdogan
Recep Tayyip Erdogan
«Alla Nato sono andati fuori di testa perché sui missili S-400 abbiamo fatto un accordo con la Russia. Ci stiamo occupando della nostra sicurezza e continueremo a farlo». Non si smentisce Recep Tayyip Erdogan, leader dai toni e modi per lo meno bruschi. Soprattutto, il suo approccio con l’Occidente resta problematico. Ora non solo con l’Europa, ma pure con l’Alleanza atlantica. Lo schiaffo assestato annunciando l’intesa con Mosca con l’acquisto dei nuovi vettori - oltretutto incompatibili con il sistema di difesa della Nato - sta causando forte disagio nell’Alleanza. A fare per primi le loro rimostranze sono stati gli americani, i quali non hanno mancato di ricordare ai colleghi turchi l’impegno alla fiducia comune fra i membri del Patto. In un primo momento il leader di Ankara ha rincarato la dose: «L’America e Israele sono sempre stati riluttanti nel dare ad altri i loro droni. E quando lo hanno fatto ci hanno messo in una posizione difficile. Ora questo Paese è arrivato a un punto che può produrre da solo i propri droni. E questo a loro non va a genio». Poi ha fatto dire al portavoce Ibrahim Kalin che «l’accordo con la Russia ha provocato disagio in alcuni, ma Ankara è un alleato dipendente dalla Nato». Aggiungendo una frase che pare l’epitome della Turchia di oggi: «Le nostre buone relazioni con la Russia non sono un’alternativa ai nostri legami con l’Occidente, ma sono piuttosto complementari». Ecco, nella complementarietà, nel doppio binario, nel guardare contemporaneamente a Est e a Ovest sta la posizione attuale di Ankara. Occorre chiedere ai membri Nato se questo paradigma incontri la loro soddisfazione. Già a luglio Erdogan aveva annunciato la firma del contratto, benché tutto sembrasse saltato per problemi di finanziamento. Ora l’annuncio. E così è scattata la reazione degli Alleati, con gli Stati Uniti a fare la voce grossa, e Ankara a spiegare la rinnovata strategia. Quanto possa durare l’ambiguità è materia che riguarda la gamma intera delle relazioni fra l’Occidente e la Turchia, arricchitesi adesso di un nuovo capitolo. Il governo turco ha infatti manifestato il suo disappunto con la Germania per il possibile inserimento della Turchia in una lista di Paesi dove viaggiare è a rischio. Tra questi ci sono Corea del Nord, Russia, Pakistan e Cina. Le prime pagine dei quotidiani tedeschi ne parlavano abbondantemente ieri. E Ankara su questo fronte è parecchio a disagio. Le conseguenze di un passo del genere si riverserebbero sul turismo ma pure sui ricongiungimenti familiari. Il turismo in Turchia quest’anno ha boccheggiato, non fosse per l’arrivo dei russi sulle coste dell’Egeo grazie ai buoni rapporti instaurati da Erdogan con Putin. Ma a trovarsi in difficoltà potrebbero essere anche i rapporti commerciali (sono ben 7 mila le imprese tedesche che operano in Turchia), e le famiglie che si ricongiungono, fatto che riguarda migliaia di persone. Nei giorni scorsi un duro scambio di accuse aveva già scosso l’aria fra Ankara e Berlino. E al ministro degli Esteri tedesco Siegmar Gabriel che invitava i concittadini a fare attenzione nel viaggiare in Turchia arrivava spedita la risposta turca che avvertiva i propri concittadini in Germania «a essere prudenti, a rimanere fuori da manifestazioni e marce di stampo politico, a evitare discussioni sulle elezioni tedesche, e non recarsi a comizi elettorali organizzati da organizzazioni vicine a chi sostiene i terroristi». Ora Berlino fa intravedere di voler procedere sulla questione, furibonda per l’atteggiamento di Erdogan sulla decina di cittadini tedeschi (giornalisti e viaggiatori) tuttora agli arresti, ma considerati dalla Turchia legati a gruppi terroristi.
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