Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 11/09/2017, a pag.I, con il titolo "Trump sta sbagliando sull'islam" il commento tratto dal Wall Street Journal.
Ayaan Hirsi Ali Donald Trump
Donald Trump, da candidato, promise un nuovo approccio all’estremismo islamico” ha scritto Hirsi Ali, ricercatrice dell’Hoover Institution di Stanford, sul Wall Street Journal. “Ha rifiutato il lessico del politicamente corretto dell’Amministrazione Obama dichiarandoci coinvolti in un conflitto ideologico con l’islam radicale, che ha paragonato alle ideologie totalitarie che l’America ha sconfitto nel Ventesimo secolo. Trump ha anche promesso, come parte delle sue politiche sull’immigrazione, di mettere in atto un sistema di ‘scrutinio estremo’ per scovare il radicalismo islamico. Ha giurato di lavorare con i veri riformatori musulmani e ha concluso con la promessa che uno dei suoi primi atti da presidente sarebbe stato quello di ‘istituire una commissione sull’islam radicale’. Trump ha avuto più di sei mesi per mantenere queste promesse. Non si è spinto granché in là. Peggio: le azioni successive sono andate contro alle promesse della sua campagna elettorale. A parte un nuovo questionario per i richiedenti il visto, non è stata fatta alcuna chiarezza circa il promesso ‘scrutinio estremo’ degli immigrati e dei visitatori musulmani.
La promessa di lavorare con, e rafforzare, i riformatori musulmani autentici è finita nel nulla. Lo stato della commissione sull’islam radicale che aveva promesso rimane poco chiaro. Forse la cosa più scoraggiante è che la strategia dell’Amministra - zione sul medio oriente sembra prevedere un avvicinamento all’Arabia Saudita, per decenni la principale fonte di finanziamento dell’estremismo islamico nel mondo. (…) Trump sembra semplicemente aver perso interesse nei confronti dell’islam radicale: le speranze di una rinnovata politica al riguardo sono tutte perdute? Non necessariamente. Importanti membri del Congresso sanno che l’islamismo va affrontato con le idee, oltre che con le armi. E questa non dev’essere una questione partigiana. Persino l’ex rappresentante di Obama presso le comunità musulmane, Farah Pandith, che tra il 2009 e il 2014 ha visitato ottanta paesi, nel 2015 ha scritto: ‘In ogni posto che ho visitato, l’influenza wahabita era una presenza insidiosa. Il finanziamento veniva dai sauditi: pagavano per cose come i libri di testo, le moschee, le stazioni tv e l’addestramento degli imam’. Nel 2016, parlando al Consiglio per le relazioni estere, il senatore Chris Murphy (democratico del Connecticut) ha suonato l’allarme circa l’indottrinamento islamista in Pakistan, notando come migliaia di scuole finanziate dal denaro saudita ‘insegnino una versione dell’islam che porta alla militanza antioccidentale’. (…) Io propongo – conclude Ali – che la prossima questione intrapartitica sia un’au - dizione al Congresso sulle minacce dell’islam radicale. (…) Se l’ese - cutivo non intende mantenere le promesse della campagna elettorale, possono e devono farlo i legislatori”.
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