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Informazione Corretta Rassegna Stampa
04.09.2017 Presto ci saranno milioni di rifugiati iracheni
Analisi di Mordechai Kedar

Testata: Informazione Corretta
Data: 04 settembre 2017
Pagina: 1
Autore: Mordechai Kedar
Titolo: «Presto ci saranno milioni di rifugiati iracheni»

Presto ci saranno milioni di rifugiati iracheni
Analisi di Mordechai Kedar

(Traduzione dall’ebraico di Rochel Sylvetsky, versione italiana di Yehudit Weisz)

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/20956

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Nell’articolo della scorsa settimana, avevo scritto che il presidente siriano Bashar al Assad sta riguadagnando potere con l'aiuto di una coalizione sciita iraniana, composta da combattenti iraniani, Hezbollah, milizie irachene e afgane. Nel prossimo futuro, avevo previsto, è possibile che questa coalizione cercherà di liberare il Paese dai milioni di sunniti che compongono la maggioranza dei cittadini siriani, al fine di impedire ulteriori rivolte come quelle che la Siria ha vissuto tra il 1976 ed il 1982 e che sta ancora subendo da oltre sei anni e mezzo. In relazione all'articolo della scorsa settimana, sono stato contattato da Sheikh Walid el Azawi, un iracheno sunnita che vive in esilio in Europa ed è a capo di un partito chiamato “La Rivolta Patriottica 2.0”. Voleva raccontarmi la storia scioccante della situazione in Iraq, dove, afferma, è l'Iran che comanda da anni e le sue ideologie dettano la politica e gli interventi al governo iracheno. L'egemonia iraniana si mimetizza bene in Iraq, dove la maggioranza dei cittadini sono sciiti, e ora che lo Stato Islamico creato dall'ISIS si è disintegrato, i sunniti non hanno un'organizzazione armata per proteggersi dalla rabbia sciita iraniana e irachena. Il desiderio degli sciiti di liberare il Paese dalla sua minoranza sunnita nasce da uno spirito di vendetta, perché Saddam Hussein aveva governato l'Iraq e trattato gli sciiti con terribile crudeltà per tutti gli anni in cui era stato al potere, fino al 2003.

Dopo la sua sconfitta nella Prima Guerra del Golfo nel febbraio del 1991, aveva usato l'artiglieria per massacrare decine di migliaia di sciiti che tentavano di salvarsi nel cimitero della città di Najef, dove c’è la tomba di Hussein ibn Ali. C'è una faida ancora più vecchia tra gli iraniani e i sunniti iracheni, risalente alla guerra del 1980-1981, a cui li aveva costretti Saddam Hussein. Questa guerra è costata la vita a oltre un milione di persone, civili e soldati, da entrambe le parti. È importante ricordare che erano state usate da entrambe le parti le armi chimiche durante quella guerra maledetta, che si è conclusa con la sconfitta dell'Iran. Il desiderio degli sciiti iracheni e iraniani di vendicarsi contro quello che aveva fatto Saddam Hussein, è ora diretto contro il suo intero gruppo religioso, i sunniti, che sono senza protezione, disarmati contro un mondo sciita in forte espansione. Il potere collettivo delle forze sunnite - costituite da organizzazioni come ISIS, al Qaeda, i ribelli siriani e Paesi come l'Arabia Saudita, la Giordania, gli Emirati arabi e l'Egitto - si sta rapidamente indebolendo negli ultimi mesi di fronte alla crescente forza della coalizione sciita composta da Iran, Hezbollah, e dalle milizie irachene e afghane. Lo sceicco Walid el Azawi afferma che, a causa di questo enorme mutamento dei rapporti di forza, gli sciiti faranno tutto il possibile per espellere i sunniti dall'Iraq verso qualsiasi Paese, volente o nolente, disposto ad accettarli.

Se si verificherà questo scenario , circa dieci milioni di rifugiati iracheni si uniranno presto alle ondate dei 15-20 milioni di profughi già esistenti. Questa ondata di rifugiati potrebbe trasformare l’Europa, il Nord e il Sud America, l’Asia e l’ Africa in aree di disastro economico, e aggiungere altri vortici di instabilità sociali e politiche. Non dimentichiamoci di ringraziare l'Iran e tutti coloro che hanno rafforzato quel Paese negli ultimi anni.

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Qual é la soluzione?

Durante la mia conversazione con lo Sceicco, gli ho chiesto quale soluzione lui e il suo partito propongono per salvare i sunniti iracheni e convincerli a rimanere nella loro patria. La sua risposta è stata una sorpresa totale: “La Soluzione Emirato”. È convinto che questa sia l'unica vera soluzione per salvare i sunniti in Iraq dalla pulizia etnica. Il Paese deve essere diviso in Stati regionali, sul modello degli USA, o in cantoni come nel modello svizzero, ognuno dei quali godrebbe di un’autonomia interna. L'Iraq diventerebbe così una Confederazione con un governo centrale limitato, mentre gli Emirati gestiranno la vita di qualunque gruppo risieda nel loro territorio, astenendosi dall'interferire nelle politiche degli altri Emirati. Ogni Emirato sarebbe governato da uno sceicco locale che originariamente era a capo delle famiglie che vivono entro i propri confini, seguendo le tradizioni sociali della popolazione. Questo, afferma lo Sceicco, creerà armonia, stabilità e relazioni pacifiche con i vicini Emirati per il bene di tutti. La “Soluzione Emirato" garantirà anche l'autodeterminazione ai kurdi dell'Iraq Settentrionale, rendendo inutile la creazione di uno Stato curdo indipendente e impedendo il sicuro violento antagonismo di iraniani, turchi e arabi alla sua esistenza e le conseguenti ostilità.

A titolo illustrativo, ricordiamo che la regione kurda dell'Iraq Settentrionale è circondata da Paesi che non condividono i loro sogni di indipendenza e che non esiste un corridoio di accesso al mare. Se i Paesi limitrofi alleati contro lo Stato kurdo, nel caso questo esistesse, impedissero ai beni e alle persone di raggiungerlo, i kurdi non avrebbero alcun modo di sopravvivere. Come esporterebbero il petrolio e altri prodotti ? Come riuscirebbero a importare dall’esterno ? Se i kurdi raggiungono finalmente l'indipendenza nell'ambito della soluzione dell’Emirato per l'Iraq, ponendo fine alla lotta che dura da anni, potrebbe essere la soluzione? Chiaramente tutto dipende dall’Iran, che non aderirà al progetto ora che si è impossessato dell'Iraq - a meno che non sia costretto a farlo. L'unico Paese al mondo, capace di forzare l'Iran, sono gli USA. Lo sceicco el Azawi è pronto ad andare negli Stati Uniti per incontrarsi con chi può decidere e spiegare la logica del suo piano di pace per l'Iraq e i benefici che la sua applicazione potrebbe portare al mondo e agli stessi iracheni. Gli americani, però, sono impegnati a occuparsi di quattro altri problemi: la Corea del Nord, i rapporti tra la destra e la sinistra all'interno dell'America, situazioni che portano il personale di Trump a dimettersi o ad essere licenziati e i disastri naturali come Harvey e le inondazioni a Houston di questa settimana. Chi potrebbe avere il tempo e la pazienza di fare qualcosa per l'Iraq, il Paese che l'esercito degli Stati Uniti ha lasciato sette anni fa, senza alcun desiderio di tornarci?

La Soluzione degli Emirati in altri Stati del Medio Oriente

L'Afghanistan è un altro Paese che infligge agli Stati Uniti problemi terribili, soprattutto ai media, alle forze di sicurezza, all'intelligence e all'esercito, perché i 17 anni di coinvolgimento, il sangue americano versato e le enormi quantità di denaro investiti in quel Paese, non hanno dato risultati apprezzabili e questo per un’unica ragione: gli americani hanno utilizzato tutto il loro potere per preservare un'entità afghana artificiale, decisa dagli inglesi e dai russi nel XIX secolo, nonostante che il territorio sia pieno di conflitti etnici che impediscono la creazione di una nazione omogenea e unita. L'unico risultato finora è stato sangue, fuoco e lacrime. Se gli americani e i loro alleati avessero distrutto l'entità illegittima chiamata Afghanistan e l’avessero trasformata in Stati autonomi o indipendenti basati su una qualunque famiglia regnante locale che li governasse con legittimità, appoggiata dai capi delle famiglie e delle tribù, forse l’Afganistan potrebbe essere una terra di pace e di convivenza tra i suoi gruppi religiosi, familiari ed etnici, ciascuno vivrebbe la propria vita, lasciando tutti gli altri in pace. È interessante notare che la stessa soluzione degli Emirati potrebbe essere assolutamente applicata alle sette città di Giudea e Samaria, oltre all'Emirato di Gaza istituito un decennio fa. Io non sono un fan di Hamas, ma Gaza è uno Stato da ogni punto di vista pratico, e Israele deve trovare un modo per dissuadere efficacemente e chiaramente il gruppo jihadista che ne ha preso possesso. Creare degli Emirati in Giudea e Samaria concederà alla gente stabilità, prosperità e tranquillità. E darà pace a Israele.

Questa stessa soluzione risolverà anche il problema della Giordania. Potrebbe essere divisa in un Emirato palestinese, forse più di uno, ed in un Emirato beduino. Il re sarà una figura simbolica come la Regina d'Inghilterra. Il Sudan è già diviso in due Stati, ma entrambe le parti dovrebbero essere suddivise in Emirati più piccoli e più omogenei per portare più stabilità a questo Paese, straziato dalla guerra. Anche lo Yemen, una società totalmente tribale, potrebbe beneficiare della soluzione degli Emirati, diventando certamente più gestibile e stabile, rispetto al governo centrale fallito che ha attualmente, che ha portato molte migliaia di persone a fame, malattie, sofferenze e morte. Il sogno di Sheikh el Awazi, che condivido appieno, potrebbe diventare per il mondo il principio fondamentale su cui basare la soluzione dei problemi in Medio Oriente. Se fosse stato applicato alla Siria già cinque anni fa, molti del suo mezzo milione di civili morti, sarebbero ancora vivi.

Mordechai Kedar è lettore di arabo e islam all' Università di Bar Ilan a Tel Aviv. Nella stessa università è direttore del Centro Sudi (in formazione) su Medio Oriente e Islam. E' studioso di ideologia, politica e movimenti islamici dei paesi arabi, Siria in particolare, e analista dei media arabi.
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