Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/09/2017, a pag.14, con il titolo " Una brigata di foreign fighter addestrata per colpire in Europa" l'analisi di Giordano Stabile.
Giordano Stabile
I guerriglieri curdi impegnati nella liberazione di Raqqa cercano sempre di catturare alcuni jihadisti. Vivi. Le pressioni in questo senso arrivano dagli apparati di sicurezza occidentali. La capitale siriana dello Stato islamico è stata per anni, fino a quando non è stata circondata tre mesi fa, la sede principale dell’Amniyat al-Kharji, i Servizi esterni del califfato, incaricati di organizzare attacchi in Europa. Se a Mosul le forze irachene hanno fatto terra bruciata e sterminato gli islamisti, a Raqqa qualche preda è finita nella rete. E almeno una si è rivelata preziosa. È un combattente britannico che ha delineato le ultime mosse dell’Isis. I Servizi esterni si sono concentrati sulla formazione di centinaia di jihadisti con passaporto europeo, inquadrati nella brigata Al-Kharsha. Almeno cinquanta hanno completato l’addestramento: inglesi, francesi, tedeschi, belgi e spagnoli. L’obiettivo è quello di creare delle cellule dormienti nel Vecchio Continente, di piccole dimensioni ma in grado di coagulare altri jihadisti locali e lanciare attacchi organizzati, spettacolari, per terrorizzare i cittadini e orientare l’opinione pubblica verso una «tregua» con il Califfato. Il combattente ha spiegato che l’addestramento verte sull’uso delle armi, la fabbricazione di esplosivi con ingredienti reperibili senza suscitare sospetti, e la preparazione psicologica: le nuove reclute «sono addestrate a sopravvivere alla prima fase dell’attacco», che deve essere prolungato, anche con prese di ostaggi, per moltiplicare l’effetto mediatico. Gli uomini della brigata Al-Kharsha sono selezionati ferocemente, «solo un volontario su quattro viene accettato». L’addestramento dura «sette mesi». Il Servizio esterno ha ancora un nucleo operativo nella zona di confine fra Siria e Iraq, lungo l’Eufrate, probabilmente nella città di Mayadin. L’attività della brigata Al-Kharsha continua. L’attacco a Barcellona e Cambrils, pur condotto da terroristi che non erano stati nel Califfato, sembra seguire le sue direttive, per quanto l’artificiere del gruppo non si è dimostrato all’altezza e per questo, fortunatamente, si è evitata una strage di maggiori dimensioni. Ma sono anche gli ultimi movimenti dello Stato islamico a preoccupare i servizi europei che devono tenere d’occhio, secondo Gilles de Kerchove, «50 mila islamisti radicali in Europa». Dopo la sanguinosa battaglia di Mosul, dove ha impegnato e perso 8 mila uomini, l’Isis ora cerca di salvare il grosso dei suoi combattenti. A Tall Afar, per esempio, ha lasciato in città solo poche centinaia di jihadisti e si è disimpegnato verso il confine con la Siria. Dalle sacche nella Siria occidentale e alla frontiera con il Libano si è ritirato, anche con un accordo per la restituzione dei corpi di soldati libanesi caduti, verso l’Iraq. Il califfo Abu Bakr al-Baghdadi vuole preservare un nucleo di fedelissimi. Fra loro ci sono ancora migliaia di combattenti europei. Degli almeno 5 mila foreign fighter del Vecchio continente un terzo è stato ucciso ma da 2 a 3 mila sono ancora nel califfato. È chiaro che l’Isis vuole usarli per un’ondata di attacchi in Europa, prima che tutti i suoi territori, una volta vasti come mezza Francia, siano perduti. Ma servono maggiori dettagli sui piani dei terroristi, e la caccia a possibili informatori continua fra le macerie di Raqqa.
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